Questa pellicola aveva tutte le carte per essere un successo, a cominciare dalla storia, intrigante e tutto sommato abbastanza originale, fino al cast, che vanta la presenza di due grandi interpreti come Meryl Streep e Liam Neeson, e un ottimo comprimario come Alfred Molina. Invece non solo non ha sbancato il botteghino, ma è passato quasi in sordina, ed economicamente è stato un fallimento, incassando meno della metà dei soldi spesi dalla produzione. È uno di quegli insuccessi che sinceramente non mi spiego, se non forse con una certa piattezza della regia, che non ha saputo sfruttare la storia e valorizzare gli attori.

A me nel complesso è piaciuto, sarà perché amo le storie con risvolti psicologici, quelle che ti fanno riflettere e possono dare vita a una discussione. E anche se la suspense non è proprio la caratteristica principale di questo raffinato dramma psicologico, con tinte gialle, le emozioni ci sono e anche gli spunti di riflessione.

In una piccola cittadina di provincia dove tutti sanno tutto di tutti, o almeno credono di saperlo, viene trovata morta una giovane ragazza del luogo, e tutti gli indizi sembrano accusare il suo ragazzo, Jacob, un giovane di buona famiglia, figlio di una dottoressa e di un artigiano, conosciuti e fino ad allora apprezzati membri della piccola comunità. Di fronte alle accuse e alle apparenze di colpevolezza del ragazzo, i genitori reagiscono in maniera differente, pur cercando di restare uniti, anche per amore dell’altra figlia, che si trova suo malgrado a dover affrontare la difficile situazione.

Mentre la madre è assolutamente sicura dell’innocenza del figlio, almeno all’inizio, il padre nutre qualche dubbio e si preoccupa di nascondere quelli che ritiene indizi di colpevolezza, convincendosi che forse il figlio è effettivamente responsabile, ma va comunque difeso. Mentre il padre sostiene che “per la ragazza comunque non si può più fare nulla, bisogna aiutare Jacob”, la madre vorrebbe sapere cos’è successo veramente e si chiede “la verità dunque non ha nessuna importanza?”. E in effetti la verità è così poco importante che si rivela dopo poco più di mezz’ora di film, ed è proprio il ragazzo a fugare ogni dubbio su come si siano svolte le cose. Ma la verità, nella sua apparente semplicità, complicherà ulteriormente il dramma di questa famiglia e metterà ogni singolo membro di fronte alla propria coscienza. La morale del film affiora sul finale, nel racconto della figlia minore, spettatrice e protagonista al tempo stesso di tutta la vicenda: “La tua vita può cambiare in un attimo, e non sai mai quando quell’attimo arriverà”.

La particolarità di questa pellicola sta proprio nella sua doppia natura: parte come un giallo d’impostazione classica, con sfumature di mistero, in cui sembra importante capire cosa sia successo e chi sia il colpevole, ma via via che la storia si dipana, si trasforma in un dramma familiare, in cui il centro della narrazione diventa la disgregazione del nucleo familiare e le interazioni tra i singoli membri alle prese con un evento tragico. In sostanza non è tanto importante scoprire chi è stato o perché, quanto vedere come i vari personaggi reagiscono alla tragedia e alle conseguenze che essa avrà sulle loro vite.

È impossibile vedere questo film senza porsi delle domande, senza sentirsi coinvolti dalla storia e chiedersi cosa faremmo al posto dei protagonisti. La caratterizzazione psicologica dei personaggi è molto approfondita così come le interazioni all’interno del gruppo familiare, e anche il contesto sociale e lavorativo in cui si inserisce la famiglia travolta dallo scandalo. Gli interpreti danno il meglio di sé, soprattutto la Streep, che disegna una figura di madre forte e coraggiosa, con una fede incrollabile nel figlio e nella necessità di dire la verità a qualunque costo. Più ambiguo Liam Neeson, forse non del tutto a proprio agio nel ruolo del padre, e tuttavia convincente. Il figlio Jacob ha il volto di Edward Furlong, che forse non brilla per simpatia, ma riesce a rendere sufficientemente enigmatica e confusa la figura del presunto colpevole. Alfred Molina, nei panni dell’avvocato cinico e presuntuoso assunto dalla famiglia, ha il compito di mettere allo scoperto la debolezza del sistema giudiziario americano, nel quale la verità non ha nessuna importanza, perché alla fine il processo si riduce ad un duello tra abili avvocati armati di dialettica, e a rimetterci spesso è la giustizia.

Il regista, quel Barbet Schroeder candidato all’Oscar per Il mistero Von Bulow e che ha saputo sorprenderci con una thriller avvincente come Formula per un delitto, qui sembra fuori fase, e finisce per firmare un film che sembra fatto per la televisione, senza particolari guizzi e un appiattimento progressivo della tensione. Rimane comunque un buon film, a mio avviso, avvincente non tanto per la risoluzione del mistero, quanto per la riflessione che impone alla coscienza dello spettatore; un film da vedere con i propri cari e magari da usare come spunto per un confronto sul significato profondo dei legami familiari e sul ruolo della famiglia nella società.
Complimenti a Jo di Film Serial, Matilde di Cucinando poesie, GianniD, Alessandro Gianesini alias Lo Scribacchino del web, Farida de la borsetta delle donne e Sam Simon di vengonofuoridallefottutepareti.com che hanno indovinato.
Mai sentito nominare
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Non avevo dubbi.
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Nontirare non ha dubbi devo uscire con lei
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Caspita deve essere veramente un film molto interessante! Lo devo vedere!
cito: “amo le storie con risvolti psicologici” concordo pienamente con te. Anche se devo ammettere che alla fine di ogni film cerco sempre un risvolto psicologico, un insegnamento, un messaggio e… se non lo trovo, mi sento svuotata, derubata del mio tempo!
Per fortuna non capita quasi mai, perché per quanto la storia possa essere banale, credo che ogni attimo di vita, per quanto possa sembrare insignificante, ha da insegnarci qualcosa, arricchendoci!
Complimenti per i tuoi sempre interessanti articoli e a chi ha indovinato 😉 baci
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Grazie per i tuoi apprezzamenti. Sono convinta che se riuscirai a vederlo, ti piacerà. Buona domenica!
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Concordo in tutto con la tua recensione ed anche a me è piaciuto e senza dubbio la regia qui non è stata delle migliori!! Bravissima come sempre
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Grazie, Matilde.
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❤️🌺
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ma ti sembra un film da recensire oggi? 🤣🤣🤣
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Non ero in vena di sdolcinatezze e odio la festa di San Valentino preconfezionata
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allora forse il mio speciale si salva xD
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No, vabbè, scherzavo.
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Forse visto ora, chissà. L’audience cambia e il 1996 era davvero un secolo fa.
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Tutto è possibile, sicuramente un’occasione sprecata. Forse rifatto da un altro regista…
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