Robert William Hoskins nasce a Bury St Edmunds, nel regno Unito, il 26 ottobre 1942: sua madre, una gitana, abitava a Londra, ma per via dei bombardamenti che colpirono la città fu costretta a evacuare nel Suffolk, dove partorì.
Da giovane, dopo l’istruzione obbligatoria, fece un po’ di tutto, dall’aiuto pompiere al mangiatore di fuoco in un circo, dallo spazzacamino al raccoglitore di frutta in un kibbutz, fino al marinaio su un mercantile norvegese, vivendo in pratica di espedienti. Poi la passione per la recitazione esplose in lui, spingendolo a frequentare la Central School of Speech and Drama di Londra che, alla fine del traguardo scolastico, lo fece entrare di diritto nelle compagnie del Royal National Theatre e dell’Old Vic Theatre di Londra, portando sulle scene Shakespeare, Čechov e Shaw.

Entrato nel cinema fin dai primi anni ‘70, il primo ruolo di una certa importanza lo riveste nel film indipendente Il pornografo, nel 1974, ma si è rivelato al pubblico inglese nel ruolo del piccolo gangster di Quel lungo venerdì santo, del 1979. In questa interpretazione emerge quella che sarà una tipica caratteristica della sua recitazione: traspare sempre un senso di violenza repressa che sembra portare il personaggio sul punto di esplodere. A partire da questo momento, i registi se lo contendono.

Gli anni ‘80 sono un periodo d’oro per Hoskins che si trova nel cast di Cotton Club, nel 1984, Brazil, l’anno seguente, e Sweet Liberty, nel 1986. Ma gran parte del suo successo la dovrà alla pellicola Mona Lisa, del 1986, in cui interpreterà un candido ex galeotto, autista di una prostituta di lusso. Il ruolo gli farà vincere la Palma d’Oro al Festival di Cannes, il BAFTA e il Golden Globe, oltre a una meritata nomination all’Oscar, sempre nella stessa categoria: miglior attore protagonista.

Preoccupato di cadere nello stereotipo del piccolo malavitoso di umili origini, ha cercato ruoli in grado di esaltare la sua versatilità: dall’emigrante irlandese di La segreta passione di Judith Hearne, del 1987, al prete cattolico di Una preghiera per morire, dello stesso anno, fino al poliziotto con il cuore di un avvocato nero in Un fantasma per amico, nel 1990. Avrebbe dovuto interpretare Al Capone ne Gli intoccabili, ma De Niro accettò il ruolo con entusiasmo e Hoskins si consolò, nel 1988, con il film che lo ha celebrato definitivamente, Chi ha incastrato Roger Rabbit?, dove interpreta un detective implicato in un mistero molto più grande e oscuro di quanto immaginasse. Un cult-capolavoro che gli portò la nomination ai Golden Globe.

Successivamente si è fatto notare in alcuni ruoli secondari come in Sirene, nel 1990, accanto a Cher, e in alcune grandi produzioni hollywoodiane come Hook ‒ Capitan Uncino di Spielberg, nel 1991, e Super Mario bros. nel 1993, interpretando un ruolo che sembrava disegnato su di lui. È tornato poi a imporsi all’attenzione del pubblico e della critica con il magistrale ritratto del grassoccio e timido serial killer de Il viaggio di Felicia, di Atom Egoyan, del 1999.

Nel 2001 interpreta Il nemico alle porte, di Jean-Jacques Annaud e l’anno successivo è nel cast della commedia Un amore a cinque stelle. Nel 2003 viene in Italia per recitare nella fiction Il papa buono di Ricky Tognazzi, in cui interpreta Papa Roncalli. Negli ultimi anni ha partecipato a produzioni più o meno fortunate tra cui La fiera della vanità, nel 2004, Danny the dog e The Mask 2, nel 2005, Doomsday, nel 2008, A Christmas Carol, di Zemeckis, nel 2009, fino a We want sex, del 2010.

Con la stessa disinvoltura è capace di calarsi nei panni di Dotto, uno dei sette nani della fiaba dark Biancaneve e il cacciatore, nel 2012, la sua ultima apparizione sul grande schermo. Nell’agosto 2012 arriva l’annuncio del ritiro dalle scene: affetto dal morbo di Parkinson, Hoskins va in pensione con una brillante carriera alle spalle. Si spegnerà il 29 aprile 2014, a 71 anni, a causa di una polmonite.
Due mogli e quattro figli: aveva sposato la prima moglie Jane Livesey, nel 1967, da cui ha avuto Alex e Sarah; divorziato nel 1978, si era risposato con Linda Banwell nel 1982, che gli ha dato altri due figli, Rosa e Jack, e gli è rimasta accanto fino alla fine.

«Ciò che facciamo non definisce chi siamo. Quello che davvero ci definisce è come ci rialziamo dopo un fallimento»
FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – mymovies – cinematografo.it