La composizione, la tipografia e i colori
La composizione di una locandina, cioè la distribuzione dei vari elementi (titoli, immagini, crediti) condiziona il peso visivo del manifesto e il suo equilibrio. Nel campo cinematografico esistono diverse combinazioni standard che rendono l’insieme il più armonioso possibile, e in questo senso i manifesti di una volta e quelli più moderni sono sostanzialmente simili.
La composizione più comune e ordinata è il Grid Layout, ovvero la griglia: divide il manifesto in rettangoli tutti uguali e simmetrici. Di solito sono quattro, ma in casi particolari possono essere di più, come si vede in alto a destra. La locandina de Il grande Lebowski fa risaltare l’immagine dei due protagonisti al centro, mentre mette in alto il titolo, e in basso gli interpreti e i crediti. E’ una composizione molto usata quando i protagonisti sono due nomi entrambi di richiamo. Nella locandina di destra, invece, l’attenzione è attirata al centro dal titolo, mentre i due protagonisti compaiono nelle immagini subito sotto il titolo. Le altre foto sono utilizzate per “raccontare” il film. Di grande efficacia visiva il proiettile che attraversa il fondo della locandina, mostrando i crediti sulla propria scia.
A sinistra vediamo una locandina composta secondo la regola dei terzi: il manifesto è diviso in tre parti uguali da due linee orizzontali e due verticali, in modo da avere 9 rettangoli uguali. Il riquadro centrale prende il nome di zona aurea, attorno alla quale vanno sistemati i vari elementi su cui si vuole focalizzare lo sguardo: in questo caso sono i tre protagonisti e il titolo. A destra, invece, la locandina di Interstellar usa la composizione a linea d’orizzonte: molto simile alla griglia classica, ma anziché essere simmetrica, come quella de Il grande Lebowski, la linea orizzontale è spostata in basso rispetto al centro della locandina. Di solito concentra nella parte sopra l’orizzonte una bella immagine o un paesaggio, e colloca in basso, sotto l’orizzonte, il titolo e tutto il resto. In questo caso, al centro esatto delle due linee c’è il protagonista.
Nelle locandine in alto si vedono due esempi di Circolar Layout, lo schema che attira l’attenzione nel suo centro utilizzando un disegno circolare o anche ovale: in questo modo lo sguardo si focalizza sull’immagine centrale, per poi passare all’esterno, dove si trovano il titolo e i protagonisti. Di solito si tratta di film polizieschi, thriller o storie di spionaggio. Anche alcune locandine dei film di James Bond usano questo schema, come se fosse il mirino di una pistola.
Qui sopra, invece, vediamo un esempio di Z Layout, a sinistra, e uno di Perspective Point Layout, a destra. Il primo tipo di schema include tutti gli elementi fondamentali: nella parte superiore la tagline e il titolo, in quella inferiore gli interpreti e i crediti. Gli elementi sono messi in modo da guidare l’occhio da sinistra a destra, in alto, per poi scendere lungo la diagonale seguendo l’immagine e, arrivati in basso, di nuovo si va da sinistra a destra. Lo sguardo segue quindi una Z immaginaria, che parte in alto e si conclude in basso: qui sono collocati gli elementi più importanti, che essendo gli ultimi letti, verranno ricordati maggiormente. Nella locandina a destra, invece, si crea una prospettiva per mettere in risalto un elemento specifico, in questo caso il titolo in basso. Ma in altri casi l’elemento da evidenziare può essere collocato anche nel punto focale in alto, dove si incontrano tutte le linee. Questo tipo di manifesto è spesso utilizzato per i film in 3D.
Tipografia
Gli elementi testuali della locandina sono tre, anche se non tutti sono sempre presenti: il titolo, la tagline e i crediti. Il titolo raramente manca, ed è fondamentale per far comprendere a grandi linee l’argomento del film. Spesso, attraverso la scelta del carattere tipografico, si rivela anche il genere. La tagline, che può mancare o anche essere più di una, è una breve frase che riassume il tema e la trama del film. I crediti sono solitamente stampati con caratteri sottili e fitti, nella parte inferiore del manifesto, e rappresentano l’elenco del cast tecnico, della produzione e di eventuali sponsor. Personalmente credo che non li legga mai nessuno, ma forse qualcuno interessato c’è.
Qui sopra due esempi di composizioni abbastanze comuni. A sinistra la locandina del film Tra le nuvole mette in evidenza in alto il titolo e il nome del protagonista, mentre in basso colloca la tagline e i crediti insieme. A destra, invece, si sottolinea la tagline, isolandola dal resto, e si evidenziano titolo e protagonista con caratteri più grandi. I crediti sono sempre in basso.
Qui vediamo invece due locandine in cui compare solo il titolo del film, per il quale si sono utilizzati caratteri tipografici particolari. Grazie alla computer grafica, infatti, i font possono imitare qualunque materiale con l’applicazione di texture ad effetto metallo, pietra, legno o addirittura fuoco. La fotomanipolazione, poi, ha permesso anche l’uso di effetti speciali come luci e bagliori. Oggi la sfida del design è di riuscire a progettare un titolo che renda più facile al pubblico capire di cosa tratta il film, incuriosendolo, senza però compromettere l’aspetto più creativo del manifesto.
A proposito di tipografia, una tendenza abbastanza diffusa ultimamente, inserisce immagini del film all’interno del titolo, utilizzato come contenitore e contornato da uno sfondo monocromatico. L’effetto è gradevole e riesce ad essere abbastanza originale, grazie anche a una quantità enorme di variabili, che consentono di ottenere risultati molto diversi tra loro.
Un’altra soluzione sempre più adottata è quella di scrivere sul volto del protagonista la tagline o il titolo del film. La regola di solito è lasciare scoperti gli occhi e la bocca, salvo casi particolari dove coprirli può avere un significato specifico: nel caso della locandina di Raw, ad esempio, il titolo evidenzia la bocca per ovvi motivi (per chi non lo sapesse, il film parla di cannibalismo).
Colori
Il colore è un elemento importantissimo nella comunicazione visiva, fondamentale nella definizione delle emozioni, e risulta molto coinvolgente anche sul piano cognitivo. I colori di una locandina vengono scelti di solito in base a una palette associata al genere cinematografico a cui il film appartiene.
I colori più chiari, desaturati e le tinte pastello sono associati al genere drammatico sentimentale: storie d’amore e d’amicizia o drammi familiari, ma sempre contraddistinti da difficoltà e problemi da superare.
I colori più forti, invece, caratterizzano di solito la commedia brillante.
Il rosa e l’azzurro sottolineano le differenze di genere e, come si vede qui sopra a sinistra, il fuxia caratterizza le femminucce da molto prima dell’uscita di Barbie.
Sopra, due tipiche locandine natalizie, dove trionfano il rosso e il verde, colori da sempre legati al Natale. Abbiamo già visto la volta scorsa che il rosso, da solo, collega il film a una componente passionale o sensuale, il blu è usato per lo più per i film d’azione, thriller e storie di supereroi. Il bianco è spesso usato come sfondo neutro. Manca all’appello il giallo.
Il colore giallo nelle locandine cinematografiche solitamente indica che il film è indipendente, originale, alternativo, molto spesso una commedia, e potete scommetterci che è stato premiato in qualche festival internazionale del cinema. Questo a volte riserva piacevoli sorprese, ma non è sempre sinonimo di qualità, purtroppo. In ogni caso lo spettatore è avvisato.
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La prossima volta vedremo alcune locandine molto alternative, disegnate appositamente per film famosi, da artisti decisamente originali.
Indice della rubrica Locandine
FONTI: Alessandra Rostagnotto, Dal manifesto pubblicitario al poster da collezione
Buongiorno 1
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Buongiorno a te
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Hai fatto un’analisi artistica e tecnica degna di una designer. Brava. La locandina di Vertigo l’ho sempre adorata.
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Grazie per i complimenti. La locandina di Vertigo è molto particolare e pochi sono riusciti a imitarla.
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Complimen5i per questo pist sei stata davvero brava tecnicamente parlando, ti assumo 🥀👏🏻 Buona serata carissima Raffa
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Grazie, Giusy, i tuoi complimenti hanno valore doppio! Buonanotte carissima ✨
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articolo molto interessante^^
sempre bello leggere la teoria del cinema 🙂
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Grazie!
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