Il commissario Montalbano (1999 – 2021)

Si è conclusa la settimana scorsa la serie prodotta dalla Rai, tratta dai romanzi di Andrea Camilleri. Ho amato moltissimo questa fiction, sia per motivi personali, sia perché è una delle poche serie televisive italiane, a mio avviso, fatte veramente bene. Ambientazione, recitazione, sceneggiatura e regia impeccabili, e storie relativamente credibili. Interpretata da attori tutti di qualità, a cominciare dai personaggi fissi, che sono cresciuti e invecchiati con la serie, fino agli interpreti occasionali, che di puntata in puntata hanno dato vita ai variegati personaggi delle storie di Camilleri: sempre la faccia giusta, le movenze, i tratti caratteristici, mai nessuno sopra le righe o fuori parte.

In una puntata sono riusciti persino a far recitare Belen, con risultati più che discreti, e in uno dei primi episodi, forse qualcuno la ricorda, pure Alessia Merz diede il meglio di sé nel ruolo del cadavere, rinvenuto completamente nudo e prono, steso sul tavolo.

Scherzi a parte, durante questi ventidue anni, tanti grandi attori si sono avvicendati in piccoli e grandi camei, da Alessandro Haber a Fabrizio Bentivoglio, da Sergio Fantoni a Leopoldo Trieste, e poi Stefano Dionisi, Giulio Brogi, Teresa Mannino, Barbara Bobuľová e tanti altri. Ma anche i caratteristi meno noti si sono sempre difesi egregiamente.

Perfetta anche l’ambientazione, curata nei particolari, che ci ha fatto conoscere di volta in volta angoli suggestivi di quella meravigliosa isola che è la Sicilia, ce ne ha fatto sentire il calore, tra i riflessi di luce sull’azzurro del mare e il bianco accecante delle case accarezzate dal sole di mezzogiorno, e ce ne ha fatto percepire l’anima, tra il profumo dei suoi agrumeti e l’afa polverosa dei viottoli di campagna.

Ma ci ha mostrato anche aspetti intimi e segreti di quel mondo sconosciuto ai più, fatto di case dall’esterno spesso fatiscente, che nascondono all’interno arredi signorili e architetture pregiate, antiche vestigia di un passato nobiliare, ormai decaduto. E ogni tanto, come perle incastonate in un paesaggio di rara bellezza, palazzi raffinati ed eleganti, come non ci si aspetterebbe mai di vedere in piccoli borghi di campagna.

In questi ventidue anni le storie hanno parlato di omicidi, certo, ma anche di temi difficili come la violenza sulle donne, la prostituzione e il traffico di minori; ci hanno raccontato vicende di amore, rabbia, gelosia, ma anche storie di abbandono, solitudine e demenza senile. Più di recente hanno trattato anche argomenti di attualità come l’immigrazione e le violenze della polizia, sempre nello stile inconfondibile di Camilleri, in bilico tra ironia e malinconia, con l’inquietudine di chi è costretto a vedere ogni giorno il lato peggiore dell’umanità e la leggerezza di chi riesce comunque a coglierne gli aspetti più grotteschi e, a volte, persino divertenti.

La settimana scorsa, dunque, l’ultimo episodio, quasi sicuramente quello finale (salvo ripensamenti), che ha chiuso definitivamente la serie. Personalmente sono felice che Camilleri sia passato a miglior vita e non abbia dovuto vederlo, perché l’epilogo è stato davvero inglorioso. A parte le polemiche assurde sulla fine della storia d’amore tra Montalbano e Livia, la fidanzata storica, la puntata è stata caratterizzata da una delle peggiori prove di recitazione mai viste in una fiction Rai (il che è tutto dire!).

Premesso che per me Montalbano ha fatto benissimo a mollare Livia, una rompiscatole, anzi, scassa cabasisi, come dice lui, di prim’ordine, con cui è riuscito a stare per tutti questi anni solo perché lei abitava in Liguria e lui in Sicilia, la cosa che più mi ha colpito è stata l’assoluta mancanza di passione in quello che avrebbe dovuto essere il Montalbano innamorato. Fossi negli amici siciliani, da sempre famosi per la loro passionalità, mi lamenterei di essere rappresentato da quella specie di pesce lesso imbalsamato che sembrava un sedicenne alla prima esperienza.

Dov’è finita l’anima focosa per cui i siciliani sono invidiati e ricercati dalle donne di tutto il mondo? Che fine hanno fatto il Peppino Califano di Sedotta e abbandonata o il Percolla di Don Giovanni in Sicilia?

Montalbano, ma che fai, babbi?!

Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

19 pensieri riguardo “Il commissario Montalbano (1999 – 2021)”

      1. A volte mi è capitato di recuperare altre fiction su raiplay o su altre piattaforme, ma questa non l’ho mai cercata. Piuttosto mi prenderò i libri, in futuro…

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  1. Buongiorno….
    Hai ragione da vendereeee!!!! Sembrava davvero un pesce lesso, non un uomo preso da passione 😂…. vedremo il futuro cosa ci riserverà. La serie è stata davvero un cult, per me. Mi ha fatto innamorare ancora di più della Sicilia, che già era nel mio cuore. Ho visitato angoli davvero bellissimi!

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    1. Mi ha meravigliato perché Zingaretti di solito è bravo, anche al di fuori di Montalbano. La Sicilia è splendida, se penso che tanti vanno in vacanza all’estero quando noi abbiamo dei posti meravigliosi in Italia….

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    1. Forse la prima attrice che l’ha interpretata, l’ultima era insopportabile. Io non ho notato un peggioramento nella serie in generale, ma Montalbano innamorato è stato penoso.

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  2. Ho visto solo qualche episodio… gradevoli, ma nulla di più, per me. Dopo un po’ diventavano ripetitivi, con quei personaggi stereotipati che facevano e dicevano sempre le stesse cose. Devo aggiungere che nemmeno leggo Camilleri… sono proprio eretica! 🙂

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    1. E’ uno scrittore molto particolare, che tra l’altro non è di facile lettura perché usa molti termini dialettali. Mio padre era siciliano, perciò per me è un discorso affettivo….

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