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Affari sporchi (1990)

Il titolo originale del film, Internal Affairs, rivela subito l’argomento della pellicola. Siamo di fronte agli Affari Interni, quella famigerata sezione della polizia che indaga sull’operato dei propri colleghi, in particolare su eventuali casi di corruzione o sull’uso di violenza non giustificata. Di solito se ne sente parlare nelle serie crime, in genere dopo una sparatoria che ha coinvolto un poliziotto, e il suo intervento non è mai visto di buon occhio, soprattutto quando indaga sui nostri eroi preferiti, che sono sempre immancabilmente innocenti.

Ogni volta che si sentono nominare gli Affari Interni, viene il mal di pancia a tutti. Questa sezione della polizia esisterà di certo anche nella realtà, ma non è dato sapere se funzioni, soprattutto negli States, considerando i recenti fatti di cronaca. Tornando al film, la vicenda vede come protagonista Raymond Avilla, un giovane ispettore del dipartimento Affari Interni, onesto e irreprensibile, al punto che sta indagando su un caso di corruzione che coinvolge un suo ex compagno d’accademia, alle dipendenze del sergente Dennis Peck.

Quando l’indagato viene ucciso, per impedirgli di parlare, i sospetti si indirizzano su Peck, personaggio ambiguo e violento, con cui il giovane ispettore si scontra apertamente. Il conflitto tra i due assumerà toni sempre più aspri, fino allo scontro finale. La lotta tra buoni e cattivi dunque si gioca qui all’interno della polizia di Los Angeles, mentre la criminalità comune resta sullo sfondo. Ma diciamo subito che il cattivo di turno, un Richard Gere al suo top, non ha nulla da invidiare ai criminali della strada: è brutale, corrotto, marcio fino al midollo, violento con uomini e donne allo stesso modo, cinicamente infedele e del tutto privo di un qualunque senso morale.

Dall’altra parte Andy Garcia, agli antipodi come dirittura morale e tratti caratteriali, integerrimo poliziotto e marito fedele, ma non privo di difetti. È la gelosia il suo punto debole, e l’avversario saprà approfittarne nel modo più subdolo. Una gelosia infondata e insensata, che rasenta la follia, e che si impadronirà di lui completamente, rendendolo facilmente manipolabile, quasi un novello Otello nelle mani di Jago. Il corrotto Peck trasformerà Avilla da marito dolce e innamorato a coniuge aggressivo e violento, portando il suo matrimonio sull’orlo della rottura definitiva.

In mezzo, tra i due contendenti, una moglie dolce e forse un po’ ingenua, che, a differenza di Desdemona, saprà gridare la propria innocenza prima che sia troppo tardi. Il ruolo femminile è affidato a Nancy Travis, di certo non una stella di prima grandezza, ma perfetta nella parte, perché conferisce alla figura della giovane signora Avilla un misto di fragilità e forza, sensualità prorompente e onestà al di sopra di ogni sospetto, tra sottomissione al marito e intimo desiderio d’indipendenza, che ne fa un personaggio centrale della storia, senza tuttavia mettere in ombra i due protagonisti maschili. Un’attrice più di spicco o una bellezza più vistosa, ne avrebbero alterato il ruolo nella vicenda.

Nel complesso il film è un ottimo poliziesco, con un ritmo coinvolgente che lo rende ancora attuale, e con atmosfere torbide degne di un noir d’altri tempi. La sceneggiatura tratteggia molto bene i caratteri dei personaggi con dialoghi serrati e l’uso di un linguaggio mai casuale, con insistenti riferimenti alla sfera sessuale che contribuiscono a rendere l’atmosfera ancora più torbida. La regia di Figgis alterna sapientemente immagini banalmente quotidiane a sprazzi di una violenza quasi insostenibile, con una tensione drammatica che non subisce flessioni, mescolando amore, sesso e depravazione senza soluzione di continuità e con sequenze di azione allo stato puro, altamente adrenaliniche. Un film violento e spregiudicato, come i suoi protagonisti, in cui tutto è davvero sporco, morboso e disperato.

Una curiosità: nello stesso anno, Richard Gere fu scelto per Pretty woman, mentre Andy Garcia fu chiamato a interpretare il violento Vincent Mancini ne Il padrino – Parte III. Ancora una volta a vincere è la magia del cinema.

Complimenti a Jo di Film Serial, Matilde di Cucinando poesie, Tra Italia e Finlandia, Alessandro Gianesini ovvero Lo Scribacchino del web, Liza di Chez moi, Elena di Non Solo Campagna, Walter di Le Storie di Walter (non si ricorda ma lo so che lo sa) e Farida di la borsetta delle donne che hanno indovinato.

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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

16 pensieri riguardo “Affari sporchi (1990)”

  1. da smpre nei polizieschi americani cìè statz questa lotta fratricida tra gli affari interni e il corpo di polizia, dove spesso anche i componenti degli afafri interni non sono angeli! a me il film era piaciuto molto sopratutto per l’interpretazione dei due protagonisti, a mio avviso è ancora molto attuale non ha perso nulla del suo ritmo! bravissima Raffa a recupearlo! buona giornata

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