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Forrest Gump (1994)

Questo capolavoro, entrato a buon diritto nel cuore di tutti noi, è rimasto impresso nella memoria di chi l’ha visto come pochi altri film hanno saputo fare, per la genuinità e l’innocenza del suo protagonista, per le sue frasi così semplicemente filosofiche, e per le emozioni che la sua storia suscita nello spettatore.

In realtà Forrest Gump è molto meno semplice di quanto possa apparire, anzi è un film complesso e di difficile definizione. C’è una storia drammatica di fondo, un ragazzo molto sfortunato, con deficit cognitivo e mentale non da poco, ma con la fortuna di avere una madre intelligente e coraggiosa, che riesce a renderlo indipendente.

Ma è anche una commedia, leggera come una piuma, con momenti di ilarità quasi involontaria, non per questo meno divertente. E’ una riflessione sulla vita e sul suo significato, sulle mille possibilità che ognuno di noi ha, a prescindere dalle proprie capacità innate, di trasformare la propria esistenza in qualcosa di incredibile.

E’ una meravigliosa fiaba, che vuole a tutti i costi essere credibile, e per questo inserisce il suo protagonista a contatto con tutti i principali eventi della storia americana di circa 30 anni: Vietnam, droga, segregazione razziale, John Lennon, Kennedy, Nixon e il Watergate, fino all’AIDS che gli porterà via l’unica donna che abbia mai amato.

Il tutto raccontato, attraverso un lungo flashback, narrato proprio dal protagonista, mentre sta andando a conoscere il figlio avuto da quella donna che ha fatto parte della sua vita da sempre, tanto più intelligente ma tanto meno fortunata di lui. E chi guarda il film assiste al miracolo di vederlo trasformarsi da figlio in padre, in maniera tenera e dolcissima, sempre in equilibrio tra il sorriso e il dramma, tra gioia e malinconia, esattamente com’è la vita di ognuno di noi.

Moltissime le scene clou del film, più volte citate in altre pellicole successive o riprese (ahimè) in filmati pubblicitari, e tantissime le frasi diventate famose anche fuori contesto. Tutto questo accompagnato da una colonna sonora mitica che comprende Aretha Franklin, i Beach Boys, Bob Dylan, Jimi Hendrix, Simon & Garfunkel e i Doors, solo per citarne alcuni, e valorizzato da effetti speciali all’avanguardia che hanno permesso a Tom Hanks di stringere la mano a Kennedy e di giocare a ping-pong ad una velocità supersonica.

Molto si è discusso sul significato della piuma che apre e chiude il film, di questo oggetto così leggero e potente allo stesso tempo: forse una metafora del destino e di come sia in grado di cambiare le nostre vite, forse l’immagine del caso che ci trasporta come piume nel vento senza che ci si possa opporre, forse l’inconsistenza della mente di Forrest, o forse addirittura l’insostenibile leggerezza dell’essere. Hanks da parte sua ha dato questa interpretazione: “Il nostro destino è definito solo dal modo in cui trattiamo gli elementi casuali della nostra vita…questa cosa può atterrare ovunque, anche ai tuoi piedi, facendoti fermare e magari riflettere”.

Il destino come arriva, arriva, ma siamo solo noi, con le nostre azioni, parole e pensieri che possiamo cambiarne il corso, come succede ad una piuma quando improvvisamente soffia di nuovo il vento. Forrest è un ragazzo che, man mano che cresce, viene cambiato dagli eventi della vita e riesce sempre a trovare il buono in tutto ciò che gli capita.

Il film si conclude con la chiusura di un cerchio. È difficile, a volte, dire addio al passato. Ma dovremmo andare avanti per vedere il futuro che ci è stato riservato. Questo è il messaggio, semplice e innocente, che alla fine ci lascia Forrest Gump perché “Mamma diceva sempre: devi gettare il passato dietro di te, prima di andare avanti”.

Tantissime le curiosità legate a questa pellicola che ha ottenuto 13 candidature agli Oscar nel 1995, vincendone 6, miglior film, regia, attore, sceneggiatura non originale, montaggio ed effetti speciali, oltre a 3 Golden Globe, con un incasso di 678 milioni di dollari a fronte di 55 milioni spesi.

Bill Murray, John Travolta e Chevy Chase rifiutarono il ruolo di Forrest Gump. Travolta ha più tardi ammesso che il suo rifiuto è stato un tremendo errore. Il figlio di Forrest Gump è interpretato da Haley Joel Osment, bambino prodigio al suo esordio al cinema. Successivamente diventerà una star grazie a Il sesto senso e parteciperà poi a una serie di film di successo come A.I. – Intelligenza artificiale e Un sogno per domani. L’attrice Sally Field, che interpreta la mamma di Forrest, in realtà ha solo 10 anni meno di Hanks.

Tom Hanks ha accettato la parte dopo aver letto il copione, tutto d’un fiato, in un’ora e mezza, chiedendo come unica condizione che il film venisse realizzato in maniera storicamente accurata. Non ha ricevuto alcun cachet per questo film, perché ha deciso di farsi pagare con una percentuale degli incassi e dei profitti. Si dice che dall’uscita del film ad oggi, l’attore ne abbia ricavato all’incirca 40 milioni di dollari.

Quando Forrest fa il discorso al Lincoln Memorial di Washington, quasi nessuno sente quello che dice, perché viene censurato dall’esercito che gli stacca il microfono. Hanks ha raccontato che, in quei momenti in cui non si sente niente, Forrest dice: “A volte, quando le persone vanno in Vietnam, tornano dalle loro mamme senza gambe. A volte non tornano proprio. È una brutta cosa. È tutto quello che ho da dire”. La frase non era nel copione, perché era già previsto che non si sarebbe sentita, ma evidentemente Tom Hanks ha improvvisato nei panni di Forrest un pensiero perfettamente coerente con il personaggio. Ancora una volta, una semplicità estrema e commuovente per esprimere una verità profonda.

Semplicemente una pellicola di una bellezza smisurata, non ci sono abbastanza aggettivi per descriverla, perfetta sotto ogni aspetto: regia superba, attenta a tutti i dettagli, sceneggiatura accurata, interpretazione intensa di tutti gli attori, ma Hanks talmente naturale da sembrare vero, montaggio fluido che lascia scorrere il film per oltre due ore senza che ci se ne accorga, dialoghi commuoventi e ironici insieme, ambientazioni perfettamente ricostruite e location di guerra straordinarie, colonna sonora entrata per sempre nei nostri cuori.

In conclusione cosa si può dire? Lasciatemi trascrivere la lettera che Forrest scrive a Jenny, che è anche il monologo finale del film. So che è triste, ma è davvero troppo bella per ignorarla.

Sei morta un sabato mattina.
E ti ho fatto mettere qui, sotto il nostro albero.
E ho preso la casa di tuo padre e l’ho fatta abbattere.

Mamma diceva sempre che morire fa parte della vita.
Magari non fosse così.
Il piccolo Forrest se la cava benissimo, sì.

Com’è intelligente, Jenny! Saresti fiera di lui. Io lo sono. Sai, ti ha scritto una lettera.
Dice che non posso leggerla. Non devo farlo, perciò la lascio qui per te. Jenny…

Non lo so se mamma aveva ragione, o se se ce l’ha il tenente Dan.
Non lo so se abbiamo ognuno il suo destino o se siamo tutti trasportati in giro per caso come da una brezza. Ma io… io credo… può darsi le due cose.
Forse le due cose càpitano nello stesso momento. Mi manchi tanto, Jenny!

Se hai bisogno di qualcosa non sarò molto lontano.

Complimenti a Austin Dove, Claudio Capriolo, Silvia, Paol1, Tra Italia e Finlandia e Kikkakkonekka, che hanno indovinato.

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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

21 pensieri riguardo “Forrest Gump (1994)”

  1. Il buon Tom è entrato nella leggenda con questo film. Pensa che avevo anche la videocassetta originale con tanto di seconda cassetta per gli effetti speciali regalatami da una ragazza… L’ho prestato a un amico anni dopo e non me l’ha più ridata! :/

    Piace a 2 people

      1. No, vabbeh, non che me ne farei granché, visto che non ho più un videoregistratore da anni e anni. E poi quel ragazzo non l’aveva mai visto, quindi era doveroso “prestarglielo”! 🙂

        Piace a 2 people

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