Il suo nome completo era Ava Lavinia Gardner. Bruna, occhi verdi, portamento regale, voce profonda e sensualità magnetica, è considerata una delle attrici più belle della storia del cinema. Erede più trasgressiva di Rita Hayworth nell’immaginario del pubblico, ha incarnato donne sensuali, selvagge e sessualmente disinibite, come la sua bellezza aggressiva ed esotica sembrava pretendere. Fu diretta da grandi registi come Joseph L. Mankiewicz, George Cukor, John Huston e Nicholas Ray, in alcuni dei loro film più riusciti, ma raramente le fu chiesto di recitare o di affinare il suo istintivo talento, quanto piuttosto di interpretare sé stessa.

Nata a Grabtown in North Carolina, il 24 dicembre 1922, in una famiglia poverissima, di origine scozzese-irlandese; più giovane di sette fratelli, fu costretta per necessità, sin da adolescente, a lavorare per il sostentamento della famiglia. Si preparava a diventare segretaria quando, a 18 anni, una sua fotografia, scattata dal cognato e sistemata nella vetrina del suo studio di fotografo a New York, fu notata da un agente.

Scritturata dalla Metro Goldwyn Mayer soltanto per la sua bellezza (al provino iniziale non la fecero neppure parlare, ma soltanto muovere le mani per riempire un vaso di fiori), raggiunge il successo pieno e la celebrità dopo una lunga gavetta fatta di comparsate senza accredito e incomprensioni con i vertici della major, soprattutto per l’incapacità di esprimersi in perfetta lingua inglese. Fu costretta a ripetuti tentativi, nel tempo andati a buon fine, di correggere l’inflessione dialettale tipica della Carolina del Nord.

Più che per le piccole parti nei 17 trascurabili film che interpretò fra il 1942 e il 1945, si fece notare per il turbolento matrimonio con l’attore Mickey Rooney, durato appena un anno. La grande occasione le venne offerta da Robert Siodmak, che nel film I gangsters, del 1946, le affidò la parte di donna perversa e infantile, avida e conturbante. Con lievi variazioni e sfumature, la Gardner sarà chiamata a replicare il personaggio per tutta la sua carriera.

Fu la statua divina che prende vita ne Il bacio di Venere, del 1948, poi l’appassionata salvatrice dell’Olandese volante nel melodramma Pandora del 1951, il perduto amore dello scrittore avventuriero ne Le nevi del Kilimangiaro, del 1952, poi la ballerina irlandese innamorata di Clark Gable in Mogambo, del 1953, ruolo che le valse una nomination all’Oscar. Qualche allusione alla sua vita privata il pubblico la colse nella danzatrice gitana, trasformata in star di Hollywood e rovinata dalle sue frustrazioni sessuali, nel melodramma La contessa scalza, del 1954.

Successivamente, nel 1956, offrì una prova convincente per maturità e finezza in Sangue misto, di Cukor. Poco aggiunsero alla sua fama l’insaziabile lady Ashley de Il sole sorgerà ancora, del 1957, la sopravvissuta alla catastrofe nucleare de L’ultima spiaggia, del 1959, e l’aristocratica di 55 giorni a Pechino, del 1963, mentre la disperata e radiosa ninfomane de La notte dell’iguana di Huston costituì una delle sue prove migliori.

Nel frattempo, la sua vita tempestosa, i clamorosi matrimoni, con Artie Shaw nel 1945 e Frank Sinatra nel 1951, e gli altrettanto clamorosi divorzi, le notti brave, le passioni furibonde per playboy e attori, fra cui il nostro Walter Chiari, la mondanità, gli scontri con i paparazzi, il trasferimento in Spagna e le sue crisi personali dovute a una cronica insicurezza sul proprio talento, affascinavano il pubblico più dei suoi film.

Apparve ancora in due film di Huston, La Bibbia, del 1966, e ne L’uomo dai sette capestri, del 1972, sfiorita ma sempre bellissima. Infine ebbe una piccola parte ne Il giardino della felicità, del 1976, di Cukor. Dopo trascurabili ruoli di contorno al cinema, le sue ultime apparizioni da attrice sono per la televisione: è Agrippina nel kolossal a puntate A.D. – Anno Domini del 1985.

Distrutta dall’alcol e dagli uomini, ha passato gli ultimi anni della sua vita facendo la spola tra Spagna e Inghilterra. A causa di un enfisema polmonare è costretta alla bombola d’ossigeno per una media giornaliera di 10 ore su 24. Muore a Londra, all’età di 68 anni, di polmonite cronica, nell’indifferenza generale. Al suo funerale non fu presente nessuno del cinema che conta e nessuno dei suoi ex mariti, anche se Frank Sinatra l’aiutò molto a livello economico durante la lunga malattia.

A Smithfield, nella Carolina del Nord, è stato istituito un museo dedicato alla sua memoria, l’Ava Gardner Museum.
Non ha avuto figli, ma quando rimase incinta di Sinatra, fu costretta ad abortire perché l’attore era ancora sposato con la sua prima moglie.

«Se dovessi rivivere la mia vita, la vivrei allo stesso modo. Forse qualche cambiamento qua o là, ma niente di speciale. La verità è che mi sono goduta la vita, mi sono divertita un mondo»
FONTI: cinekolossal – Enciclopedia del cinema, Treccani
Conoscevo la sua storia. Come attrice in effetti non ricordo i suoi film
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Piaceva molto alla mia nonna. Mi ha sempre incantato la sua bellezza ma molto rattristato la fine della sua vita, che non conoscevo.
Nessuno meriterebbe una morte nella generale indifferenza
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E’ vero, anche perché non credo che abbia fatto del male a nessuno.
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Infatti. Capisco i matrimoni burrascosi, l’inclinazione ai playboys e all’alcool non fossero magari lodabili, soprattutto in relazione ai tempi della sua giovinezza, ma almeno per rispetto della persona in primis, e di un legame/affetto che comunque c’è stato… secondo me avrebbe meritato un declino e un commiato umanamente più decoroso
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Credo anch’io che di fronte alla morte certe divisioni andrebbero comunque dimenticate.
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Infatti.
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Una bellissima donna ed era anche brava, peccato per la sua insicurezza che gli ha rovinato la vita.
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Forse anche non è stata compresa.
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Non sono un cinefilo, e non sapevo nemmeno nulla (o poco) sulla sua vita privata. Terribile morire dimenticata dopo una vita così “vissuta”.
Posso comunque dire una cosa: era straordinariamente bella.
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Era splendida, e forse è stata la sua condanna, un po’ come Marilyn. Gli uomini la desideravano, ma forse nessuno l’ha amata davvero.
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Come spesso accade.
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non so
la prima parte della sua vita mi ricorda il personaggio antagonista di Uno straniero allo specchio (scritto da uno sceneggiatore premio oscar)
conosci? se vuoi ti linko la mia recensione del libro
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Sì, grazie. Non lo conosco.
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ecco qui:
https://ilblogditony.blogfree.net/?t=6286176
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Grazie, letto e commentato.
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Trovato somiglianze?
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Sì, indubbiamente, ma penso che il tipo che ha scritto il libro si sia ispirato a tante storie che a Hollywood sono di casa.
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beh, dopotutto lui stesso è di casa^^
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Appunto 🙂
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Bella e brava e che peccato che sia stata così snobbata dal mondo del cinema a talmpunto che è trapassato nella più completa e totale indifferenza!!! Bell’articolo, brava come sempre del resto 😉
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Grazie, racconto queste storie per mettere in luce il lato umano di queste star che a volte invidiamo, e che invece spesso sono state infelici e sole.
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Mi fa piacere passare anche da te, purtroppo non riesco sempre… ma scrivi comunque dei bei post.
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Grazie
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che donna, eh…
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Una volta erano così
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anche adesso! 😀
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