Locandine

Lo stile minimal

Abbiamo già visto come grafici e illustratori si sono sbizzarriti a creare locandine alternative a quelle ufficiali, spesso raggiungendo risultati di un livello artistico superiore, che sono diventati oggetti da collezionismo. All’interno di questa nuova corrente artistica, alcuni illustratori si sono distinti per uno stile particolarmente originale ed essenziale, che riesce a convogliare in pochi tratti simbolici l’anima di un film, creando locandine iconiche. Si tratta per lo più di film cult, comunque molto conosciuti, per cui è possibile collegare immediatamente l’immagine alla trama.

Locandine di Saul Bass

Questi artisti applicano praticamente il metodo di Saul Bass, che consisteva nel “simboleggiare e riassumere” il contenuto della pellicola, ma la situazione è diversa: Bass doveva creare locandine promozionali, che attirassero il pubblico nei cinema, incuriosendolo con le sue simbologie verso film di cui non sapeva nulla, mentre questi artisti, che lavorano per lo più per passione e non su commissione dei produttori, si propongono di illustrare film che il pubblico già conosce bene, richiamandone il contenuto con le loro immagini.

Qui sopra vedete un chiaro esempio di poster minimalisti. L’autore è Hunter Langston, un artista di Detroit conosciuto per il suo stile asciutto e pulito, ma capace di trasmettere idee e messaggi in modo brillante. A sinistra la locandina per I soliti sospetti, a destra quella per Le iene. In entrambi i casi è chiaro che il suo lavoro riesce intelligentemente a evocare i film in questione, ma solo per un pubblico che li conosce già. Nel primo poster, addirittura, richiama il leggendario finale che chi ha visto il film sicuramente ricorda.

Altri due significativi lavori di Hunter Langston. A sinistra è evidente il richiamo a Saul Bass, ma anche il tocco di originalità grafica nell’uso degli occhiali al posto della lettera B. A destra, invece, mi sembra geniale la sintesi del film nelle due figure stilizzate: tra l’altro Langston fa riferimento al fatto che alle cameriere di colore non era consentito l’uso del bagno riservato ai padroni di casa, come si vede nel film.

Nel 2016 il designer Peter Majarich ha accettato la sfida di ricreare un poster al giorno, per un intero anno, scegliendo tra film cult e classici del passato. Qui sopra due esempi tra i più brillanti, che credo non abbiano bisogno di una spiegazione: Apocalypse Now e Psyco.

Sempre di Majarich altre due locandine reinventate in maniera originale: a sinistra Limitless e a destra il poster per Lo spaccone. Semplici ma molto evocativi. Se desiderate vedere tutte le 366 locandine, le trovate a questo link.

Altre due locandine reiventate con uno stile sintetico ma efficace. A sinistra l’artista egiziano Ibraheem Youssef immagina il poster del film Bastardi senza gloria mettendo in risalto un preciso momento della pellicola, quello in cui uno dei personaggi tradisce la propria nazionalità dal modo in cui rappresenta i numeri con le mani: mentre gli europei, tedeschi compresi, segnano il tre con le prime tre dita della mano, gli americani mostrano le tre dita centrali, nascondendo pollice e mignolo. Solo chi conosce il film può capire e apprezzare questo riferimento. A destra, l’illustratore Chris Thornley sintetizza il titolo di un noto film di James Bond nel simbolo dell’infinito, che nello stesso tempo rappresenta i due zero di 007. Un’idea semplice, ma brillante.

Alcune locandine create dall’illustratore britannico Bo Kev che ricostruisce, con un’elegante capacità di sintesi, pellicole del presente e del passato. A sinistra il poster per il film Spencer, sull’infelice Lady Diana, e a destra tutta la violenza del film di Haneke condensata in un’immagine. Anche in questo caso, solo chi ha visto il film può comprendere il significato dell’uovo e del guanto bianco.

Sempre Bo Kev sintetizza il capolavoro di Lumet, La parola ai giurati, nel pugnale che è al centro della discussione della giuria, mentre per Blade Runner usa il sogno dell’unicorno e la pioggia che ricorda l’iconico finale. Entrambe sono idee semplici, a prima vista quasi banali, ma realizzate con eleganza.

Altre due soluzioni geniali dello stesso artista: per Seven sceglie di evidenziare lo scatolone che ha un ruolo centrale nel tragico finale, mentre per The Help richiama alla memoria un momento molto divertente del film, che ovviamente può conoscere solo chi l’ha visto. Se volete godervi una carrellata dei lavori di questo originale illustratore, li trovate a questo link.

Due locandine molto incisive, di artisti diversi. A sinistra il poster di Hannibal rivisitato da Hanzel Haro, che sceglie di solito film molto potenti con storie interessanti, e li condensa in un’immagine altrettanto forte. In questo caso coglie il momento più importante, la scena che chi ha visto il film difficilmente dimentica. A destra, invece, un lavoro di Adam Rabalais, illustratore che ama rappresentare le trame dei film sotto una luce completamente diversa. In questo caso utilizza il richiamo alla canzone Singin’ in the rain, che nel film ha un significato ben preciso, rappresentando l’iconica immagine di Gene Kelly sostituita da Malcolm McDowell, e ponendo in evidenza l’occhio al posto del lampione. Una felice fusione tra due cult.

Dopo questi artisti che sembrano felicemente ispirati a Saul Bass, vediamo insieme due illustratori astratti, che hanno riassunto i titoli di alcuni cult in modo estremamente schematico, utilizzando cerchi e linee.

L’autore delle locandine nell’immagine in alto è Nick Barclay, un designer inglese che vive in Australia, e che ha fatto del minimalismo e dell’originalità il suo stile personale. «Mi è venuta l’idea vedendo come in 2001: Odissea nello spazio un cerchio possa essere il personaggio principale in un film. Così volevo vedere quanti film famosi potevo ridurre a cerchi e renderli comunque riconoscibili».
Da sinistra in alto: Le iene, Il Signore degli anelli, Harry Potter, 2001 Odissea nello spazio, Pulp fiction, Trainspotting, Dracula, Matrix, Monster & Co, Forrest Gump, Il cacciatore, La carica dei 101, Leon, Total Recall.

Qui sotto, invece, potete scorrere una carrellata di locandine realizzate da un graphic designer polacco, Michal Krasnopolski, classe 1980, partendo dallo schema geometrico iniziale.

L’artista spiega così la sua simpatica trovata: «Ho avuto l’idea di creare una serie modernista e minimalista per cinefili, basandomi su un reticolo molto semplice: un cerchio e due diagonali inscritte in un quadrato». Dal cerchio diviso a metà, che rappresenta la stazione galattica presente nella saga di Guerre Stellari, alle due spade incrociate del Ritorno dello Jedi, dalla linea rossa diagonale su sfondo azzurro, che rappresenta Superman che sfreccia nel cielo, fino alle linee che simboleggiano il sonar di Caccia a Ottobre Rosso, dalla rappresentazione elementare della trilogia de Il Signore degli anelli e Singin’ in the rain, fino alla carrozzina rossa di Rosemary’s baby, l’iconica pinna de Lo squalo e l’elmetto di Full Metal Jacket: un trionfo di sintesi e fantasia frutto di vera passione per il cinema.

∞●∞●∞

Per ora la rubrica Locandine si congeda per la pausa estiva, ma forse tornerà a settembre, solo se troverò materiale interessante.

Indice della rubrica Locandine

FONTI: hunterlangston.com – visme.co – amovieposteraday.tumblr.com ilpost.it focus.it


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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

18 pensieri riguardo “Locandine”

    1. E i presbiteri americani alzeranno così la destra trinitaria nel benedire? L’indice, il medio e l’anulare, in effetti, rappresentano meglio la Trinità, espressa invece dalla chiesa cattolica ed ortodossa con il pollice, l’indice e il medio, che, però, nel gesto benedicente sono più emotivamente evocanti del tre americano. Domanda stupidamente lepida 😉

      Piace a 2 people

    2. Sì, non so perché ma contano sulle dita in modo diverso. Ad esempio partono dal mignolo per simboleggiare l’uno, il due sull’anulare e il tre sul medio, mentre noi partiamo dal pollice. Chissà… Fatto sta che nel film uno dei personaggi che si finge tedesco, rivela in questo modo di essere in realtà un americano. Buone vacanze anche a te, Valy.
      Comunque ci vedremo in giro 🙂

      Piace a 1 persona

  1. Grazie per questo viaggio nella storia dell’arte. Adoro il minamilsmo in ogni sua espressione, arte compresa. Mi piacevano le locandine di Saul Bass, una delle quali, Vertigo, era visibile praticamente in ogni episodio del Dr House. I lavori di Nick Barclay non mi piacciono poi molto, ma quelli di Michal Krasnopolski li trovo quasi tutti interessanti.

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