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Clark Gable, un irresistibile mascalzone

Il suo nome completo era William Clark Gable. Attore di punta amato dal pubblico, ma gestito malissimo dalle case di produzione che ne limitarono moltissimo la carriera professionale, relegandolo in ruoli di raffinato villain o di avventuriero seduttore, riconoscibile per l’humor sempre pronto, accompagnato da un sorriso beffardo che diventerà il suo vero emblema di identificazione.

Nasce a Cadiz in Ohio, e rimane figlio unico. Il padre era un operaio addetto ai pozzi petroliferi. La madre morì quando Clark aveva solo pochi mesi e fu affidato per due anni ai nonni, fino a quando suo padre sposò la seconda moglie, che ebbe poi un’influenza decisiva nella formazione del futuro attore, poiché imparò da lei la forza e la dolcezza, e le fu sempre molto legato.

Dopo aver svolto le più svariate mansioni in compagnie itineranti e lavori saltuari, prima come trivellatore di pozzi petroliferi assieme al padre e poi, allontanatosi dalla famiglia, come venditore di cravatte e, in teatro, come maschera e buttafuori, cominciò a solcare il palcoscenico con piccolissime parti nelle quali recitava al massimo una battuta. Deve gran parte del suo successo a donne di teatro, per la maggior parte più anziane di lui, che si innamorarono (alcune lo sposarono anche) e ne plasmarono letteralmente il destino.

L’attrice e regista Josephine Dillon, che fu la sua prima moglie, gli insegnò il portamento sulla scena, poiché Gable era pesante e goffo; lei ne fece un uomo elegante, disinvolto e capace di dominare la scena. Poi lo portò dal dentista per mettergli a posto i denti, sfruttando le sue fossette nelle guance, e migliorargli così il sorriso; lo convinse anche a lasciare da parte il primo nome William e a sfruttare il secondo nome, che suonava molto meglio.

Fu lei a procurargli le prime parti nei film, dapprima come comparsa, poi in un ruolo da vero attore in White Man del 1924. Successivamente si separò dalla moglie e si affidò a nuove donne di teatro capaci di stimolarlo sul piano lavorativo-recitativo. Una nuova mentore fu Jane Cowl, poi fu la volta di Pauline Frederick che, a sua volta, lo portava dal dentista, per continui aggiustamenti al suo sorriso, e dal sarto per renderlo sempre più elegante.

In tournée in Texas incontrò la miliardaria divorziata Ria Langham, che diventerà poi la sua seconda moglie. A Clark piacque subito, nonostante la donna avesse 17 anni di più, e la seguì a New York. Anche lei ebbe per lui numerose attenzioni, perfezionando la sua formazione e facendone un uomo di stile. Lo portò dai migliori sarti, ne curò il look e lo ricoprì di mille attenzioni. Clark ne guadagnò psicologicamente aumentando il suo talento, acquisendo sicurezza in se stesso e più disinvoltura nel comportamento.

Soprannominato negli anni Trenta The King of Hollywood fu, con Gary Cooper, il divo più popolare e amato di quel periodo. Ora Clark si trovava in un momento particolare per il cinema, tutto era favorevole a lui, gli attori degli anni Venti erano ormai in declino, c’era voglia di cambiamento, il sonoro aveva fatto grandi passi e il pubblico aveva bisogno di nuove facce, di una nuova generazione di attori. Gable fu il primo in assoluto al quale poi tutti cercarono di avvicinarsi nei modi, nello stile e nell’eleganza. Con i suoi film ottenne il record d’incassi consecutivi dal 1932 al 1943 e dal 1947 al 1949 e nel 1955. Nessuno mai ottenne un primato simile nella storia del cinema mondiale.

La MGM aveva l’asso nella manica per sbaragliare la concorrenza e gli affiancava nei film le donne più belle che aveva sotto contratto. Lavorò con Joan Crawford, Mirna Loy e con Jean Harlow. Inoltre gli affiancarono Lana Turner, Norman Shearer e Rosalind Russell, Costance Bennett e Helen Hayes, e apparve anche con Greta Garbo e Jeanette MacDonald. In tutta la sua carriera riuscì a stare accanto a quasi tutte le dive della Metro Goldwyn Mayer.

La fama di star gli venne da ruoli di spessore come ne La tragedia del Bounty del 1935, o in Suprema decisione del 1948, o ancora ne Il cacciatore del Missouri del 1951. Il pubblico però lo identifica ancora oggi con l’avventuriero Rhett Butler di Via col vento del 1939, o con il disinvolto giornalista di Accadde una notte del 1934. Proprio quest’ultimo film, oltre a renderlo famoso, gli permise di arrivare all’Oscar. A proposito di Accadde una notte, una piccola curiosità: nella scena qui sotto, se guardate Gable che addenta una carota, chi vi viene in mente? Proprio lui, Bugs Bunny. Sembra infatti che i disegnatori si fossero ispirati a Gable, e in particolare a quella scena, per dare vita al simpatico coniglio dall’aria scanzonata.

Riguardo a Via col vento, che tanta fama gli ha procurato, va detto che l’attore accettò controvoglia il ruolo di Rhett, più che altro per pagare gli alimenti alle ex mogli. Il 29 marzo 1939 si sposò con l’attrice Carole Lombard, forse l’unica donna di cui sia mai stato realmente innamorato, e furono molto felici, ma nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, Carol, che era impegnata in Europa a raccogliere fondi per l’esercito americano dopo Pearl Harbour, morì in un incidente aereo.

Appena Clark ebbe la notizia, interruppe per lutto la lavorazione di Incontro a Bataan che stava girando, e solo dopo un breve periodo di isolamento ritornò sul set, finì il film, quindi si arruolò volontario nell’agosto del 1942. Adolph Hitler lo apprezzava moltissimo, al punto che, venuto a sapere della sua partecipazione attiva al conflitto, diede ordine a un reparto speciale delle SS di catturarlo vivo e di portarlo in Germania, per farne poi una stella del cinema tedesco. Fortunatamente il suo piano fallì.

Al suo ritorno sul set, la MGM lo trovò cambiato nell’aspetto e nel carattere: prima il lutto della moglie, poi la guerra, avevano cambiato anche lo stile recitativo e persino il suo pubblico che tanto lo amava se ne era accorto. Perciò la MGM non gli rinnovò il contratto, credendo il suo ciclo terminato, ma l’attore riuscì ugualmente a rimanere in testa alle classifiche degli incassi per altri 10 anni, fino al 1955.

Ormai al tramonto, solo e senza più la presenza di una donna forte, decise di sposarsi per la quarta volta con Lady Sylvia Ashley, la vedova di Douglas Fairbanks, ma fu un errore perché si dice che, già alcune settimane dopo, si fosse pentito di questa scelta. Non ebbe il coraggio di divorziare e rimase con la Ashley fino al 1951, poi divorziò, versandole una ingente somma come riparazione.

Sul finire degli anni Cinquanta interpretò alcuni film di successo commerciale come Mogambo di John Ford, Gli implacabili, La banda degli angeli, e Mare caldo, nei quali si ripresentava la durezza del suo personaggio, ma anche la maturità e la classe di un uomo impeccabile. Questi film non erano dei capolavori come quelli fatti sotto la Metro Goldwyn Mayer, ma era certo che gli assicuravano dei guadagni impressionanti. Così si sposò per la quinta volta con la bella Kay Spreckels, scelta dovuta forse alla forte somiglianza con Carol Lombard, e fu nuovamente felice come un tempo.

L’ultima sua grande interpretazione e la sua rivalutazione in campo professionale fu per opera del regista John Huston con il film Gli spostati, nel quale Gable interpretava la parte di attempato cowboy che si guadagna da vivere catturando cavalli selvaggi e si innamora di una bella divorziata, interpretata da Marilyn Monroe. L’attore si appassionò tantissimo al soggetto, e cercò di curarlo nel miglior modo possibile. Le riprese furono molto difficili a causa delle condizioni climatiche estenuanti. Non volle controfigure, benché un uomo della sua età ne avesse bisogno, e questo lo portò a un infarto fatale, pochi giorni dopo la chiusura delle riprese.

Morì il 16 novembre 1960, a 59 anni. Soltanto dopo la sua scomparsa si venne a sapere che era dislessico e che durante la carriera, prima di presentarsi sui set di ripresa, imparava a memoria per tutta la notte le battute da pronunciare, in maniera che nessuno potesse mai accorgersi del suo difetto.

«Non sono un attore e non lo sono mai stato. Quello che la gente vede sullo schermo sono semplicemente io»

FONTI: cinekolossal – ciakhollywood

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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

51 pensieri riguardo “Clark Gable, un irresistibile mascalzone”

        1. È una malattia che ti fa addormentare di colpo dove sei sei, può capitare anche alla guida. Non c’entra col sonno, è proprio il cervello che si addormenta

          "Mi piace"

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