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Attrazione fatale (1987)

Un film che ha fatto epoca non perché sia un capolavoro, ma perché l’argomento suscitò parecchie polemiche al momento dell’uscita, un po’ come era successo l’anno prima con Nove settimane e ½ ed esattamente come accadrà sei anni dopo con Proposta indecente, guarda caso tutti dello stesso regista. E tutti film che sono entrati nell’immaginario collettivo per la sensualità delle situazioni proposte, sottolineate sempre da una fotografia patinata e molto elegante, che solletica la fantasia senza mai essere volgare.

Non a caso Adrian Lyne è molto influenzato dal linguaggio della pubblicità televisiva e dei videoclip, ma non va dimenticato che è anche un ottimo narratore e questo film in particolare risente del suo affetto per il cinema francese, Chabrol su tutti. Attrazione fatale si distingue dagli altri suoi film anche perché al sesso si accompagnano la follia e la morte, minacciata o reale che sia, in quel binomio di eros e thanatos che funziona sempre alla grande, almeno al cinema. All’epoca il film fece scandalo per le scene particolarmente crude, e probabilmente fece diminuire, almeno per un po’, il numero delle scappatelle coniugali…

La vicenda inizia in modo quasi banale, con un tradimento occasionale: Dan Gallagher è un avvocato di Manhattan che lavora per una casa editrice. È sposato con Beth e ha una figlia piccola. Sembra vivere una vita piuttosto idilliaca, ma forse un po’ noiosa. A una festa conosce Alex, manager della casa editrice, e i due finiscono per passare insieme un fine settimana piuttosto torrido. Ma quella che per lui è stata solo una scappatella senza importanza, sembra essere una cosa molto seria per la donna. Quando il weekend sta per finire e Dan è pronto per tornare alla sua famiglia, inizia a scoprire che Alex non è del tutto equilibrata mentalmente: mentre lui sta per andarsene, infatti, lei si taglia i polsi.

Da questo momento per Dan comincia un incubo: lui vorrebbe solo tornare al proprio tran tran quotidiano, noioso ma tanto rassicurante, mentre la donna non si rassegna ad essere messa da parte, e inizia un’esasperante persecuzione, arrivando a minacciare di morte la moglie di lui, a cui sarà costretto a confessare la verità. Finale inevitabile, ma non del tutto scontato, tanto è vero che ne furono girate due versioni, perché la prima non era piaciuta al pubblico di prova. Ne ho parlato qui.

Al momento dell’uscita nei cinema, nessuno si sarebbe aspettato il successo che poi il film ebbe, al punto che molte scene sono state citate in vario modo da altre pellicole. Tra gli addetti ai lavori ci furono parecchi dubbi sulla scelta di Glenn Close nel ruolo di Alex, per via del suo aspetto fisico molto mascolino e tutt’altro che sensuale, difficilmente proponibile come amante, soprattutto se confrontata con la dolcezza e la grazia di Anne Archer, che aveva il ruolo della moglie tradita. Tuttavia la Close non deluse le aspettative, dando il massimo nel rappresentare tutta la complessità psicologica del personaggio, la sua inquietante ambiguità e lo sguardo enigmatico, sempre in bilico tra amore e odio.

È la sua interpretazione che resta impressa e che ancora oggi ci fa ricordare quel film, di certo non memorabile per altri motivi. Michael Douglas fa la sua parte, ma in certi momenti appare un po’ ridicolo, quasi impacciato nelle scene di sesso; la carica erotica è tutta affidata a Glenn Close, che pur con il suo corpo spigoloso e il viso tagliente come una lama, riesce ad emanare una sensualità irresistibile.

Anne Archer è perfetta come moglie vittimizzata, e contrasta con la sua dolcezza la crudeltà dell’amante; nello stesso tempo non è una donna patetica e lagnosa, ma rende credibile anche il tacito perdono, ultimo atto d’amore nei confronti del marito. Nel complesso è un film ancora oggi godibile e non particolarmente datato, divenuto nel tempo oggetto di culto e oggi quanto mai attuale, per la sua capacità di far riflettere sull’universo femminile e sulla complessità dei rapporti sentimentali; ma al di là della storia, un po’ troppo sopra le righe per essere credibile, può avere valore come testimonianza di un concetto di famiglia, sacra e inviolabile, che oggi appare, purtroppo, decisamente sorpassato. Una pellicola comunque da ricordare, che vanta, come una rinomata rivista di enigmistica, innumerevoli tentativi di imitazione.

Complimenti a Buxus del blog Buxus Ergo Sum, GianniD di taqamkuk, Luisella di traitaliaefinlandia , Silvia di comecerchinellacqua, Farida de la borsetta delle donne, Cinzia del blog cinziablackgore, e Fran del blog faminore che hanno indovinato.

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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

24 pensieri riguardo “Attrazione fatale (1987)”

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