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Mississippi burning – Le radici dell’odio (1988)

Film di denuncia, ispirato a una storia vera, come si facevano negli anni ’80, diretto da un maestro come Alan Parker e interpretato da un cast eccellente, dove ognuno si cala nel proprio ruolo in maniera perfetta, riuscendo a dar vita ai personaggi e all’atmosfera storica e geografica della vicenda. E’ un film che prende lo spettatore e lo sbatte letteralmente al centro della storia, in modo che anche chi non ha mai vissuto (per fortuna!) quegli orrori, può comprenderli e provarne il giusto ribrezzo, e magari anche un po’ di vergogna. Tematiche forti e difficili, affrontate in maniera efficace, senza i filtri del politicamente corretto.

Siamo negli anni ’60, mentre Kennedy si batte per far approvare una legge sui diritti civili, nel profondo sud degli Stati Uniti l’opposizione è durissima, e le reazioni si fanno feroci. In Mississippi tre attivisti vengono barbaramente assassinati. Viene inviata ad indagare sul posto una squadra dell’FBI, capitanata da due agenti diversissimi, non solo per età: Ward, interpretato da Willem Dafoe, è un giovane idealista, tenace ma ligio alle regole e alle procedure, che non ammette di potersi muovere al di fuori della legge; Anderson invece, che ha la faccia rude e stropicciata di Gene Hackman, è un ex sceriffo di contea, nato e cresciuto in Mississippi, che ben conosce le dinamiche del luogo e la fauna umana che lo abita, ed è disposto a usare qualunque mezzo, lecito o meno, per raggiungere lo scopo finale.

Sarà lui a ripulire dal fango quei luoghi e a individuare i colpevoli, coinvolgendo la moglie di uno di loro. Questo è l’unico particolare romanzato del film, perché nella realtà i due agenti furono aiutati da un informatore che aveva partecipato all’omicidio dei tre attivisti. Il film invece ha scelto di introdurre il personaggio della moglie dello sceriffo, che ha il volto e l’espressività intensa di una giovanissima Frances McDormand, forse per rimarcare la brutalità dei colpevoli, talmente spregevoli da picchiare selvaggiamente la propria moglie, per punirla della sua delazione.

Ma la giovane signora Pell è un personaggio complesso e molto importante nella narrazione, non solo perché fondamentale per la scoperta dei colpevoli, ma anche perché rappresenta quella parte della popolazione semplice e modesta, ma non ingenua, che non condivide l’odio né tanto meno la violenza, ma che ci è cresciuta in mezzo e ha finito per trovarla un fatto naturale. Sarà proprio lei, parlando con l’agente Anderson che la corteggia discretamente, ad aprire il proprio cuore pronunciando una delle frasi più significative del film:

“L’odio non è una cosa con cui nasci… ti viene insegnato. A scuola ti dicono che la segregazione è quello che dice la Bibbia. (…) Quando arrivi a sei anni, te l’hanno detto talmente tante volte che arrivi a crederci. Credi nell’odio. Lo vivi. Lo respiri. Lo sposi, persino.”

Sono proprio le sfumature dei vari personaggi ad evitare che la pellicola diventi troppo manichea e stereotipata. Diversi tra loro sono gli agenti che indagano e diversi anche gli assassini, accomunati dal sentimento profondamente radicato del razzismo, ma separati da qualche rimasuglio di coscienza e da una debolezza di carattere che diventa facilmente vigliaccheria.

Notevoli nel rendere queste sfumature sono gli interpreti secondari, che contribuiscono alla riuscita della pellicola: dal vicesceriffo violento e fanatico di Brad Dourif al sindaco di Ronald Lee Ermey, specializzato in ruoli arroganti e autoritari, senza dimenticare Michael Rooker, fin troppo convincente nei panni del fanatico razzista Frank Bailey, e Pruitt Taylor Vince, che interpreta l’anello debole della catena.

Da ricordare anche l’attore Stephen Tobolowsky che dà prova di un notevole talento drammatico nei panni del Gran Maestro del KKK, mentre successivamente verrà utilizzato per lo più in ruoli comici e leggeri.

Nel complesso Mississippi burning è un film di impegno politico dai risvolti sociali, con un buon senso del ritmo, un’accurata ricostruzione storica, e interpreti di grande spessore; un film, quindi, che sotto il profilo strettamente cinematografico si guarda sempre volentieri. Rimane però una pellicola che arriva come un pugno nello stomaco e lascia l’amaro in bocca, soprattutto se si pensa che racconta una storia vera.
Ma forse, proprio per questo, andrebbe rivista e guardata con attenzione.

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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

24 pensieri riguardo “Mississippi burning – Le radici dell’odio (1988)”

  1. Oggi mi hai fatto un regalo è uno di quei film che ho visto e rivisto diverse volte e lo trovo”speciale” per il coraggio di aver messo in scena una storia vera che lascia sgomenti! E gli attori davvero bravi tutti indistintamente! Grazieee e bravissima

    Piace a 1 persona

        1. Mi sa che invece non ho colto subito la citazione… Adesso rileggendo ho capito che ti riferivi a Dafoe. Pensavo che avessi soprannominato Goblin Hackman, per via dei suoi lineamenti. Se vuoi vedere il Goblin giovane, cerca I cancelli del cielo, 1980.

          Piace a 1 persona

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