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Gary Cooper, il cavaliere senza paura

Il suo vero nome era Frank John James Cooper.
Nasce da famiglia facoltosa, suo padre era un magistrato oltre che proprietario terriero. Dopo il college viene mandato a studiare agraria in Inghilterra, ma la materia non fa per lui. Torna in America e si dedica all’attività prima di rappresentante e poi di caricaturista.
Americano doc, un gigante buono, sin dai suoi esordi seppe dimostrare di avere confidenza con la macchina da presa, ma ebbe anche la fortuna di interpretare personaggi che fecero di lui un eroe nazionale.
Raffigurò in maniera eccellente l’americano medio, schivo e sentimentale, che lo spirito d’avventura spinge un po’ ovunque e sempre con successo.

Benché fosse un bravo disegnatore e aspirasse a diventare giornalista, quando si trasferì a Los Angeles si avvicinò all’ambiente cinematografico. Da subito dimostrò le proprie capacità e nel 1927 gli fu assegnata la prima parte da non protagonista in un film di guerra, Ali, in cui aveva un piccolo ruolo di aviatore, che durava appena cinque minuti, ma bastarono perché il pubblico si affezionasse alla sua immagine. La casa di produzione Paramount capì che Cooper aveva magnetismo e carisma e gli fece subito un contratto.

Nel 1929 interpreta L’uomo della Virginia, un uomo di legge pronto a mettere in gioco la sua vita pur di ottenere la giustizia ad ogni costo. Questo film piacque molto all’attore che considerò questa sua interpretazione la migliore degli anni Trenta. Il successo arriva nel 1930, quando viene affiancato a Marlene Dietrich in Marocco, un film commerciale in cui interpreta un legionario che rinuncia alla donna che ama, piuttosto che sacrificarle la propria dignità.
Il volto di Gary Cooper era molto particolare: bello, con uno sguardo dolcissimo ma risoluto, ed era così singolare che a Hollywood non sapevano più che parte affidargli. Nel 1932 girò Addio alle armi, in cui ebbe un discreto successo. Il film gli diede modo di conoscere personalmente Hemingway, che dieci anni più tardi insistette perché fosse proprio lui ad interpretare Per chi suona la campana. Nel decennio degli anni ’30 s’impose in alcuni film di avventura, ma fu Frank Capra a dargli il volto giusto per la sua carriera, chiamandolo come interprete principale nella commedia È arrivata la felicità e successivamente nel 1941 con Arriva John Doe. È qui che diventò un eroe hollywoodiano, incarnando l’uomo integerrimo coinvolto nella corruzione del mondo della politica.

Gli anni Quaranta saranno per Cooper il momento più importante per la sua carriera di attore: nel 1941 sotto la regia di Howard Hawks interpreta Sergente York, un obiettore di coscienza che diventa un eroe della Prima Guerra mondiale. Vinse il suo primo Oscar per un’interpretazione bellissima, commovente e molto significativa in un momento così difficile per la storia degli Stati Uniti.

Nel 1949 ne La fonte meravigliosa di King Vidor, Cooper interpreta un architetto idealista che lotta contro affaristi senza scrupoli. Un film che ancora una volta lo vede eroe contro la corruzione, ma quest’opera incise sulla sua vita sentimentale. L’attore era sposato dal 1933 con Veronica Balfe, una donna che apparteneva ad una delle famiglie più in vista di New York, ma durante la lavorazione di quest’ultimo film s’innamorò della sua partner, Patricia Neal, con la quale ebbe una relazione. Al momento del divorzio la moglie di Cooper si oppose con tutte le forze e riuscì a non concederglielo, in modo che il marito nel 1951 dovette interrompere la relazione con la Neal. Questo gli causò qualche problema sul lavoro. Cooper in quel momento era sotto contratto con la Warner Bros, che non lo volle più come personaggio positivo in lotta contro il male, in quanto si temeva la reazione del pubblico di fronte alla sua relazione extraconiugale.

Dopo questo momentaneo calo nella sua carriera, il regista austriaco Fred Zinnemann lo contattò con la Paramount per fargli interpretare Mezzogiorno di fuoco, nel 1951, nel ruolo per cui ancora oggi viene ricordato, e che gli valse il secondo Oscar. Dopo questo interpretò numerosi film in cui tornava ad essere in qualche modo un eroe, come La maschera di fango del 1952, o Il prigioniero della miniera accanto a Richard Widmark. Il regista William Wyler, nel 1956, lo volle per La legge del Signore, con Anthony Perkins e Dorothy McGuire, nei panni di una famiglia di Quaccheri che non approvavano né la violenza né la guerra.

Nel 1958 interpreta Dove la terra scotta, dove ricopre l’ennesimo ruolo di eroe solitario, diretto con maestria da Anthony Mann, che gli affida un personaggio ricco di sfaccettature psicologiche, in un ambiente difficile e ostile.
Già malato, nel 1961, dimostrò di essere un vero professionista, interpretando con notevole sacrificio Il dubbio accanto a Deborah Kerr; il volto era palesemente stanco e sofferente, ma per il suo pubblico, lasciò la sua ultima importante interpretazione.
Malato ormai da diversi anni, muore di cancro alla prostata nel 1961. Pur con tutti i disagi procuratigli dalla malattia, ha forza e lucidità per interpretare ben otto film negli ultimi quattro anni di vita.
Nella sua carriera ha rifiutato tre grandi ruoli ne Il grande sentiero del 1930, Ombre Rosse del 1939 e Il fiume rosso del 1948. In tutte e tre le circostanze fu sostituito da John Wayne. Rifiutò anche la parte di Red Butler in Via col vento, e a tal proposito disse: “Quando ho visto Clark Gable, sono stato ben felice di aver rifiutato”.
Era stato scelto da Henry Hathaway per il ruolo principale ne La conquista del West, ma morì prima di poterlo interpretare. Fu sostituito da James Stewart, suo grande amico, che gli dedicò la propria performance.

«Ho imparato che non serve a nulla avere delle idee se poi non le si esprime. Nessuno avrà mai rispetto per le tue idee finché tu non vorrai veramente lottare per difenderle»

FONTI: ciakhollywood – cinekolossalwikipedia

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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

20 pensieri riguardo “Gary Cooper, il cavaliere senza paura”

        1. Puoi chiedere il divorzio, ma se il coniuge non lo concede, per ripicca o per soldi, non puoi divorziare. Il che non ti vieta di mollare la casa e andartene, però resti legalmente sposato. Come Rossellini.

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        2. Avranno cambiato la legge in America. Allora funzionava così. Anche adesso però si vede spesso nei film che un coniuge insegue l’altro per fargli firmare le carte del divorzio… Non credo che un giudice possa pronunciare un divorzio, a meno che non ci sia colpa.

          "Mi piace"

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