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Cary Grant, il talento in smoking


Il suo vero nome era Archibald Alexander Leach, era nato a Bristol nel 1904, dove ebbe un’infanzia travagliata. A soli 14 anni abbandona la famiglia, disunita e povera, per seguire una troupe di attori ambulanti, comici e saltimbanchi in tour negli Stati Uniti. Dopo aver frequentato corsi di recitazione, lavora sui palcoscenici del vaudeville inglese col nome di Archie Leach. Prima di diventare famoso, fa continuamente la spola tra Inghilterra e USA. Ogni volta che arriva in America riparte subito dopo, deluso che nessun produttore gli abbia offerto la parte principale in qualche film.


Inizialmente scartato dalla Paramount perché aveva il collo troppo lungo e le gambe storte, fu in seguito assunto, dopo avergli cambiato il nome in Cary Grant, con paga settimanale di poco più di 400 dollari.  
È diventato poi uno dei migliori attori che il cinema potesse avere, ha incarnato, e incarnerà probabilmente per sempre, l’uomo elegante, intelligente, affascinante, disinvolto e spiritoso. Quel suo atteggiamento da gentleman inglese piacque subito a Hollywood, che lo fece diventare una star di film ormai entrati nella storia della cinematografia.

Mostrò intelligenza e sensibilità sul set, diventando, in poco tempo, assoluto mattatore nella commedia, ma capace di esprimersi al meglio anche in film drammatici, noir e thriller. Gli anni Trenta furono il suo trampolino di lancio, e le commedie brillanti furono sicuramente il suo punto di forza, poiché riusciva a non risultare mai ripetitivo o monotono.


Humour e creatività sono gli elementi che lo contraddistinguevano dagli attori del tempo, come il tocco leggero anche nel modo di camminare e muoversi sulla scena; tutto contribuiva a rendere il suo personaggio simpatico e gli permetteva di comunicare con facilità con il pubblico. Era dotato di un physique du rôle che altri colleghi non ebbero mai, ma soprattutto era affabile, simpatico e intelligente. La sua figura rimane nell’immaginario collettivo, tanto che molti uomini avrebbero voluto assomigliare a Cary Grant, ancora oggi simbolo di eleganza per antonomasia.


È stato, per oltre vent’anni, re incontrastato della commedia sofisticata americana; ma, insieme a James Stewart, anche l’attore preferito di Alfred Hitchcock, con il quale ha lavorato in quattro film: Il sospetto (1941), Notorius (1946), Caccia al ladro (1955), Intrigo internazionale (1959). Al contrario di molti colleghi della stessa generazione, non ha mai, in nessun modo, lavorato o accettato lavori per la televisione.

Nel 1938 è protagonista, insieme a Katharine Hepburn, del divertentissimo Susanna!, in cui mette in mostra il suo talento innato per la commedia.
Due anni dopo, ne La signora del venerdi (1940) di Howard Hawks, è stato il primo attore in assoluto ad usare la tecnica del dialogo incrociato, che sostituiva quello classico dove gli attori parlavano uno alla volta senza mai sovrapporsi.
Aitante e dotato di gran forza fisica, ha spesso rifiutato controfigure in scene acrobatiche. In Caccia al ladro (1955) è lui stesso nelle pericolose scene sui tetti, senza alcun apporto di uno stuntman.


Nel corso della carriera rifiuta diversi ruoli per film di successo. Nel 1953, non accetta la parte poi andata a Gregory Peck in Vacanze romane; l’anno successivo un ruolo in Sabrina, dove è sostituito da Humphrey Bogart. Tuttavia, nel 1957, interpreta un maturo playboy nel dramma sentimentale Un amore splendido, accanto a Deborah Kerr. Nel 1959 di nuovo si cimenta nella commedia classica con Operazione sottoveste. Nel 1962, probabilmente per problemi di età, rifiuta il personaggio del Dr. No nel primo film della serie 007 (Licenza di uccidere).

Notoriamente avaro fino all’eccesso, fu comunque sensibile a problematiche di varia natura: infatti, donò l’intero ingaggio di due film (Scandalo a Philadelphia del 1940 e Arsenico e vecchi merletti del 1944) alla causa bellica durante la seconda guerra mondiale.


È, ad oggi, al terzo posto di una speciale classifica degli attori più eleganti e seducenti della storia del cinema di tutti i tempi, preceduto soltanto da Marlon Brando e Rodolfo Valentino.
Si ritira dalle scene molto presto, nel 1966, per diventare dapprima consulente creativo, poi membro del consiglio di amministrazione di Fabergé, gruppo specializzato in prodotti di bellezza, ma soprattutto perché deluso per non aver mai vinto l’Oscar. E come in altri casi analoghi, tre anni dopo i membri dell’Academy gli diedero quello alla carriera, come contentino.


A 82 anni, muore di emorragia cerebrale a seguito di un infarto, la notte stessa del suo ultimo show Una serata con Cary Grant, all’Adler Theater di Davenport.

Si è sposato cinque volte con quattro divorzi. Nell’ordine: con l’attrice Virginia Cherill, la miliardaria mondana Barbara Hutton, poi con altre due attrici, Betsy Drake e Dyan Cannon, da cui ha avuto una figlia, Jennifer, anche lei attrice, infine con la documentarista Barbara Harris. A quanto emerge dalla biografia Cary Grant, l’attore, il mito, di Chris Petit, pubblicata anche in italiano nel 2006, l’attore era un incallito rubacuori e ha avuto svariate relazioni sentimentali con tantissime attrici.

«Il mio modo di vivere è estremamente semplice. Mi alzo la mattina e vado a letto la sera. Quello che faccio nel frattempo è occupare me stesso come meglio posso»

FONTI: cinekolossal – ciakhollywood



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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

40 pensieri riguardo “Cary Grant, il talento in smoking”

    1. Ti rispondo: per me sì, perché a me piace molto, e anche Colin Firth, che forse ha più classe di Hugh. Però non so, il fascino che emanano gli attori di una volta, ha qualcosa di ineguagliabile. Forse è solo perché appartengono a un’epoca che non esiste più. Un po’ come le vecchie auto…

      Piace a 1 persona

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