Nel 1957, durante le riprese di un film a Cinecittà, uno dei più abili paparazzi della dolce vita romana, Tazio Secchiaroli, si intrufolò negli studi dopo aver saputo che Ava Gardner avrebbe girato una scena di nudo sotto la doccia. Rimase nascosto per ore dentro uno scatolone e quando sentì l’acqua scorrere nella doccia, uscì improvvisamente dal suo rifugio, scattò rapidamente alcune foto senza neppure avere il tempo di inquadrare e quindi scappò via. Quando già pregustava il guadagno che avrebbe ricavato da quelle foto rubate, si accorse, al momento dello sviluppo, che la donna immortalata non era la popolare diva hollywoodiana, ma la sua controfigura.
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Contrariamente a quanto si può pensare, gli Umpa Lumpa del film di Tim Burton La fabbrica di cioccolato, non sono stati creati digitalmente riproducendo un’unica immagine, ma sono il frutto di centinaia di interpretazioni diverse, benché simili, realizzate tutte dall’attore Deep Roy, che per questo ruolo ha guadagnato un milione di dollari. Mentre nel film originale del 1971, con Gene Wilder, gli Umpa Lumpa erano interpretati da una decina di attori diversi, nel film del 2005 ogni Umpa Lumpa rappresenta una performance separata di Roy, che ha ripetuto più e più volte gli stessi movimenti, riuniti poi con la tecnica digitale.
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Il regista John Ford stava girando le riprese in esterno per un film western e aveva fatto ripetere una scena per la settima volta. Durante una pausa, mentre ci si preparava per l’ennesima ripresa della stessa scena, una donna che passava di lì e si era fermata a guardare, incuriosita, gli chiese perchè rigirasse la stessa scena tante volte. E il regista, pazientemente, rispose: “Gentile signora, ha mai considerato quanti cinematografi ci sono in questo paese?”
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Al Pacino ha raccontato più volte di aver cominciato a pensare di fare l’attore fin da bambino, quando all’età di 5 anni i parenti e gli amici di famiglia lo pregavano di imitare Ray Milland in Giorni perduti, nella scena in cui il protagonista, che è un alcolista, mette a soqquadro tutta la casa cercando disperatamente una bottiglia di whisky.
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L’idea alla base del lungometraggio Nightmare before Christmas proviene da una poesia scritta da Tim Burton quando, con l’avvicinarsi del Natale, aveva visto gli addobbi di Halloween di una vetrina sostituti da decorazioni natalizie. L’autore, all’epoca tra gli animatori della Disney, compose una poesia illustrata con solo tre personaggi: Jack, il cane Zero e Babbo Natale. L’idea era di farne uno speciale natalizio, magari facendo leggere la poesia a Vincent Price, oppure un corto. Naturalmente Disney non apprezzò lo spirito dark di cui era intriso il componimento e non se ne fece niente. Il progetto fu ripreso ben dieci anni dopo da Burton, trasformandosi in quello che conosciamo oggi.
FONTI: Liguori-Cuomo-Grossi, Cult: I film che ti hanno cambiato la vita – Peter Hay, Accadde a Hollywood – ciakmagazine.it
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Come sempre gustosi i tuoi aneddoti! Grazie e buona giornata Raffa👏🤗
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Grazie a te per il passaggio e buona giornata 🙂
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Buongiorno 1 Quella di Ford è bellissima
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Sapevo che ti sarebbe piaciuta. Sto ancora ridendo da quando l’ho letta.
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Buongiorno Raffa
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Buondì Paola
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Felice lunedì , Raffa🌹
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Grazie, buon inizio settimana 🌻
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“un milione di dollari”
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Occorrono 65 anni, di assoluto nulla spendere, ai lavoratori per sopravvivenza, che poi di assoluto nulla spendere non sopravviverebbero, per quel milione di dollari guadagnato in una manciata di giorni. E’ come dire: appena nati si è subito lavoratori per sopravvivenza senza nulla spendere e a 65 anni pensionati sotto sopravvivenza ma ricchi milionari.
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Infatti è una cifra spropositata in maniera vergognosa.
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La risposta di John Ford mi ha fatto ridere.
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A quanto pare aveva senso dell’umorismo ^_^
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L’aneddoto di Tazio Secchiaroli mi ha fatto morire dal ridere. Ti auguro una piacevole serata cara Raffa 🌻
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Grazie Giusy, serena serata anche a te ✨
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beh, la prima è una molestia: sapeva che l’attrice (o chi per lei) era nuda e la voleva fotografare
per tim burton, sarei curioso di vedere il film per la fotografia: in Genitori in trappola, in una scena del secondo atto quando le gemelle sono insieme una si vede chiaramente che è aggiunta in postproduzione con una luce che non c’entra ‘na mazza
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A quei tempi i paparazzi non badavano a queste cose.
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Eh ancora adesso
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