Con il suo aspetto gentile e i tratti del viso delicati, ma segnati da un’ombra di ambiguità, ha incarnato alla perfezione il personaggio del giovane fragile e nevrotico, il cui fascino struggente, lontano dai rudi stereotipi maschili dell’epoca, appare sempre turbato da un intimo disagio e da un profondo senso di inadeguatezza.

Farley Earl Granger nasce a San José, in California, il 1 luglio 1925; la madre è casalinga e il padre rivenditore di auto. Dopo la crisi del ’29, nella quale la famiglia perse tutto e fu costretta a vendere anche la propria abitazione, il padre trovò lavoro presso l’ufficio di collocamento ad Hollywood, e questo mise in contatto il giovane Farley con l’ambiente del cinema. Dopo gli studi alla North Hollywood High School, debuttò poco più che diciassettenne nel film Fuoco a oriente (1943), firmando un contratto con Samuel Goldwyn, che lo aveva scoperto, per sette anni a 100 dollari alla settimana. All’inizio della sua carriera la produzione insistette perché cambiasse il suo cognome, che poteva essere confuso con quello dell’attore Stewart Granger, ma Farley non ne volle sapere di cambiare il cognome del padre.

Nel 1948 avviene l’incontro più importante della sua carriera, quello con Alfred Hitchcock, che saprà esaltare le sue virtù interpretative, nel ruolo dello studente nevrotico e assassino in Nodo alla gola (1948). Il mago del brivido gli affidò il personaggio di un giovane e tormentato studente, complice di un delitto e destinato a essere scoperto, insieme all’amico più sfrontato, dal proprio professore. Erano anni in cui vigeva il severissimo Codice Hays, che censurò anche questo film, nonostante non si parlasse mai apertamente di omosessualità; tuttavia la coppia di studenti assassini è legata da un rapporto ambiguo, che sembra andare oltre la semplice amicizia. Il film lo promosse immediatamente al rango di star, ma gli affibbiò anche un’etichetta di equivoca perversione che lo accompagnerà per tutta la sua carriera.

L’anno successivo, Nicholas Ray lo trasforma in gangster ne La donna del bandito, in cui delineava la figura di un giovane rapinatore in fuga dalle implacabili forze dell’ordine, assieme alla moglie incinta. Questa parabola alla Bonnie e Clyde presentava l’attore, in anticipo su James Dean, come emblema di una disperata e positiva ribellione giovanile. Nel 1951 è ancora sotto la regia di Hitchcock, che gli affida la parte del tennista ricattato in Delitto per delitto – L’altro uomo, valorizzandone di nuovo l’ambiguità inquietante, anche se questa volta innocente. Il personaggio di Granger è un campione sportivo, vittima di un raggiro delittuoso, e coinvolto, contro la sua volontà, in un doppio omicidio.

A ribaltare questo alone di innocenza provvide Luchino Visconti, che in Senso (1954) gli affidò la parte di un ufficiale austriaco disertore, infido, venale e arrogante, che circuisce con la sua irresistibile bellezza una matura ma ancora piacente contessa veneziana, interpretata da Alida Valli. È un vero grande successo, sia per il film, che per la Valli e per Granger, che qui affronta la prova più importante della sua carriera. Il suo ruolo anche questa volta non è privo di ambiguità e di fragilità: è un eroe negativo che approfitta del suo fascino e della sua bellezza per irretire la contessa e farsi dare i soldi necessari per corrompere chi può fargli ottenere l’esonero militare. Eppure, nonostante questo grande successo di critica e di pubblico, la carriera di Granger iniziò la discesa, ottenendo solo un altro grande successo con L’altalena di velluto rosso, di Richard Fleischer, del 1955.

Raggiunta la soglia dei trent’anni l’attore vide declinare improvvisamente la propria fama, tanto che nei decenni successivi si dedicò soprattutto alla televisione, tornando in modo sporadico al cinema, come nell’ottimo thriller spionistico Il serpente (1973) di Henri Verneuil, ma accettando anche di comparire in Italia in western come Lo chiamavano Trinità (1970) , in thriller morbosi come La rossa dalla pelle che scotta di Renzo Russo e Alla ricerca del piacere di Silvio Amadio, entrambi del 1972, o in polizieschi come Rivelazioni di un maniaco sessuale al capo della squadra mobile, ancora del 1972, e La polizia chiede aiuto (1974), oltre ad altri numerosi e trascurabilissimi titoli.

Quindi ancora televisione e un’ultima apparizione al cinema, nella commedia The Next Big Thing (2001), che è anche l’ultima interpretazione della sua carriera. Riapparve in pubblico nel marzo 2007, per promuovere la sua autobiografia, Include Me Out, scritta in collaborazione con il suo compagno Robert Calhoun, in cui per la prima volta parla della sua bisessualità mai dichiarata.
Muore per cause naturali il 27 maggio 2011, a 86 anni.

«Sono sempre stato un assassino nevrotico o il ragazzo della porta accanto. Non riuscivano mai a decidere e non c’era via di mezzo»
FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – cinekolossal – culturagay.it
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Buongiorno 1 Quasi un perfetto sconosciuto
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Quasi sì. Buongiorno
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Ma chi è sto bonazzo??? Senso l’ho visto, ma non dava la carica come nella foto in anteprima. Poi altro di suo devo aver visto solo Nodo alla gola, che non ricordo.
Cmq Visconti i belloni se li sceglieva bene vedo 😂😂😂
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Aveva buon gusto 🙂
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Senz’altro
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Era il maggiore, credo di averlo visto solo lì. Come al solito bella la citazione finale.
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E’ conosciuto più che altro per quei due o tre ruoli nei primi anni.
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Adoro i post come questo!
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Mi fa piacere 🙂
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Brava tu che vai a cercare queste stelle del cinema di cui non si sente più parlare. ❤
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Grazie Nadia 💙
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Un bellissimo articolo su un attore abbastanza sottovalutato. Nodo alla gola è uno dei miei film preferiti in assoluto e uno di quelli che amo maggiormente di Hitchcock e in quellopera Granger fece un lavoro davvero eccellente. Mi ha fatto piacere leggere tutto ciò.
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Sono contenta che tu lo abbia apprezzato, mi fa davvero piacere. Grazie!
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