Il suo vero nome era Vivian Mary Hartley. Nasce a Darjeeling nelle Indie Britanniche da padre inglese e madre che probabilmente aveva sangue indiano. Si trasferisce a Londra sin da bambina dove frequenta scuole di recitazione teatrale. Divenuta una stella a metà degli anni Trenta grazie ai successi teatrali, ben presto si affermò nel cinema dove si impose definitivamente il mito della sua bellezza.

Questa era frutto di doti naturali (occhi di uno straordinario color pervinca, pelle di porcellana, collo lunghissimo) unite a calcoli sapienti per mascherare i difetti (mani troppo grandi, statura minuta, la voce esile, che con un intenso lavoro cercò sempre di irrobustire). Disciplinata professionista, sempre puntuale alle prove, limpida nella dizione, studiata nei gesti, Vivien Leigh non ebbe forse un talento naturale eccezionale, in compenso era dotata di un fascino che soggiogava il pubblico e la maggior parte della critica.

Colpito dai suoi successi teatrali, il produttore Alexander Korda la mette sotto contratto con la London Film, per cui recita in diversi film, spesso al fianco di Laurence Olivier, suo futuro secondo marito.
Sin dal primo film interpretato Vivien cambia nome, prendendo quello d’arte dal cognome del suo primo marito. Nel 1938 nel film I marciapiedi della metropoli, ricopre un ruolo atipico di suonatrice ambulante dall’improbabile accento cockney, che servì a mettere in risalto la grinta che nascondeva sotto l’aspetto angelico.

La bellezza quasi soprannaturale e le buone maniere di una educazione da lady coprivano, infatti, una determinazione ferrea e anche una vitalità non comune. I suoi film e la sua personalità contribuirono a farla scegliere tra migliaia di pretendenti per l’ambitissima parte di Rossella O’Hara, la protagonista di Via col vento, tratto dal romanzo di Margareth Mitchell e prodotto da David O. Selznick per la Metro Goldwyn Mayer. Non deluse le attese, creando un personaggio contemporaneamente appassionato e civettuolo, elegante e aggressivo, fragile e duro. Il film fu un successo senza precedenti, che restò per molti anni campione assoluto di incassi, e non solo rese la Leigh una delle attrici più famose del mondo, ma ne fece anche uno dei più durevoli miti della storia del cinema.

Subito dopo la MGM si affrettò a farla recitare in un drammone strappalacrime di sicuro richiamo, Il ponte di Waterloo di Mervyn LeRoy, e lo aveva appena finito di girare quando arrivò l’Oscar per Via col vento, che collocò improvvisamente la Leigh su un gradino più alto di quello dello stesso Olivier, almeno presso il pubblico. Proprio nel 1940, avendo ottenuto il divorzio dai rispettivi coniugi, i due attori si sposarono.

Il secondo Oscar della sua carriera arrivò per la sofferta e intensa interpretazione di Blanche in Un tram che si chiama desiderio di Elia Kazan, del 1951. Aveva già interpretato lo stesso dramma a teatro, sotto la regia di Olivier, nel 1949. Diede della stanca Blanche, che vive di sogni e civetterie, un’interpretazione carica di un dolore segreto e di una torbida ricerca di diversioni erotiche, che a quel punto facevano parte della sua stessa personalità. Il suo matrimonio era infatti ormai in crisi, anche se da Olivier si separò solo nel 1957, ponendo termine anche a una lunga collaborazione professionale, e divorziò nel 1960.

Dal 1952 la sua precaria salute e le continue crisi depressive-maniacali non le avevano consentito più di lavorare a ritmi normali. Le sue apparizioni si erano diradate nel tempo: in 16 anni aveva recitato in soli tre film. Dopo il divorzio apparve ancora ne La primavera romana della signora Stone, del 1961, e, pur segnata dai problemi di salute, mostrò un’ultima volta le sue qualità, caratterizzando con pungente eleganza un personaggio minore ne La nave dei folli, del 1965, di Stanley Kramer, film che non ebbe comunque una gran fortuna.

Malgrado fama e prestigio, conquistati nel doppio ruolo d’attrice cinematografica e teatrale, le sue parcelle non accumularono mai cifre d’eccezionale rilevanza, al contrario di molte colleghe del periodo. Per Via col Vento, il suo film più famoso, percepì un totale inferiore ai 15.000 dollari, tutto compreso.
Fumatrice accanita, durante le riprese di Via col vento arriva ai limiti estremi di circa 100 sigarette al giorno. Muore di tubercolosi cronica nel 1967 a 54 anni e tutti i teatri nel mondo spensero le luci in segno d’omaggio. Cremata, le ceneri furono disperse nel lago dinanzi alla sua tenuta a Blackboys, nel Sussex.

È stata la prima attrice britannica a vincere l’Oscar, ma non diede mai importanza al valore della statuetta che, nella sua casa, usava come fermaporta del bagno. L’ambita statuetta sarebbe stata venduta all’asta dagli eredi, nel 1993, per l’iperbolica somma di 525.000 dollari.

«Non so proprio cosa sia la tecnica. Io recito alla stessa maniera di come vivo e così dovrebbe essere per tutti»
FONTI: cinekolossal – Enciclopedia del cinema, Treccani
Io non venderei mai un cimelio così importante, anche se ereditato.
Ma credo anche che di fronte a offerte importanti anche le nostre certezze possano vacillare.
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Penso che quando si arriva a vendere queste cose, ereditate o meno, ci siano dietro difficoltà economiche, se no non si spiegherebbe. C’è da dire che l’unica figlia della Leigh era del primo marito, e pare abbia sofferto molto per la separazione dei genitori e per la carriera della madre, che l’ha sempre tenuta lontano da lei.
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Le attrici teatrali sono di altro spessore, niente da fare.
Ps: se mettessi in didascalia l’anno della foto o il film da cui è presa?
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In effetti hai ragione, non le metto mai, giusta critica. Mi correggerò 🙂
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Perché parlando di decenni è interessante vedere come cambia
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In realtà le foto si riferiscono sempre al paragrafo sopra o sotto, cmq da ora in poi metterò le didascalie.
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Se ti interessa, ho inserito le didascalie 🙂
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ora guardo
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sì molto più easy e interessante
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Bene, grazie del consiglio
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✨
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Meravigliosa attrice. Una vita travagliata, purtroppo.
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Notte, domani è un altro giorno.
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