1937 – 2025
Uno degli ultimi divi della vecchia Hollywood, ha saputo rinnovarsi nel tempo mostrando creatività sia come attore sia come regista. Dotato innegabilmente di grande fascino, ha cercato di uscire dagli stereotipi legati alla bellezza, dimostrando di poter interpretare un’ampia gamma di ruoli, passando dal genere romantico a quello più impegnato, sposando spesso il registro drammatico, ma anche quello ironico. «Ho interpretato pazzi e stupratori – ha dichiarato in un’intervista – cercando di calarmi nel personaggio e risultare convincente. Ma ogni volta continuavo a sentire commenti sui miei capelli biondi».

Charles Robert Redford jr. nasce a Santa Monica, in California, il 18 agosto 1937, da famiglia modesta. Segnato dalla morte della madre a soli 18 anni, si rivelò ben presto più portato per lo sport che per gli studi; così decise di frequentare la University of Colorado, grazie a una borsa di studio come giocatore di baseball, ma la sua irrequietezza lo spinse a lasciare l’università l’anno successivo. Dopo aver studiato arti figurative a New York, partì per l’Europa per dedicarsi alla pittura. Tornato in patria, disilluso, incontrò Lola Van Wagenen, che diventerà la sua prima moglie, aiutandolo a uscire dalla crisi. Si iscrisse così all’American Academy of Dramatic Arts per studiare scenografia, ma finì per scoprire di avere doti di attore. Dopo aver debuttato in teatro, a Broadway, lavorò anche in televisione, ma ben presto si stancò delle parti che gli offrivano, quasi esclusivamente da giovane nevrotico, rivelando quella autonomia di giudizio e lo spirito indipendente che avrebbero poi caratterizzato tutte le sue scelte professionali. La passione per il teatro e il profondo coinvolgimento testimoniano un’autentica vocazione per il mestiere di attore, spesso ignorata nelle valutazioni della critica, condizionata dalla bellezza del suo volto e dal sorriso accattivante.

L’esordio nel cinema avvenne con Caccia di guerra (1962) di Denis Sanders, ma la carriera cinematografica risultò felicemente avviata solo dalla metà degli anni ‘60, quando interpretò il difficile ruolo di un omosessuale narcisista ne Lo strano mondo di Daisy Clover (1965) di Robert Mulligan, la vittima bianca delle ingiustizie sudiste ne La caccia (1966) di Arthur Penn, in cui recitò accanto a Jane Fonda e Marlon Brando, il giovane neosposo nella commedia A piedi nudi nel parco (1967) di Gene Saks, che aveva già recitato con successo a Broadway, ma soprattutto l’eroe romantico, che si scontra con le dure leggi sociali negli anni della Depressione, in Questa ragazza è di tutti (1966), il primo di una serie di film interpretati da Redford sotto la direzione di Sydney Pollack. In quest’ultima pellicola, come già ne Lo strano mondo di Daisy Clover, gli è accanto, con la sua fragilità esibita, Natalie Wood, la cui recitazione mette particolarmente in risalto lo stile implosivo di quella di Redford.

L’enorme successo ottenuto con Butch Cassidy (1969), di George Roy Hill, fece di Redford uno dei divi più popolari del dopoguerra, anche per l’ottima chimica tra lui e Paul Newman. Negli anni ’70 interpretò una serie di personaggi diversissimi e ricchi di sfumature che rivelarono il suo stile recitativo, mai gigionesco o troppo caricato, ma caratterizzato da grande naturalezza. Ricordiamo il motociclista debosciato e zotico de Lo spavaldo (1970), il ladro scanzonato de La pietra che scotta (1972), l’idealista che cede alle necessità della politica ne Il candidato (1972), e il cacciatore ecologista in Corvo rosso non avrai il mio scalpo (1972); ma soprattutto l’interprete romantico di Come eravamo (1973), accanto a Barbra Streisand. Questa interpretazione, insieme a quella successiva ne Il grande Gatsby (1974), ne fecero l’oggetto del desiderio femminile per eccellenza, in concorrenza con Paul Newman.

In realtà tra i due non vi fu mai nessuna rivalità, ma anzi una solida amicizia, iniziata con Butch Cassidy e confermata con La stangata (1973), film che regalò a Redford una nomination all’Oscar. Negli anni seguenti ampliò, con nuove sfaccettature e rinnovata sensibilità, la serie di ritratti maschili: fu un pilota della Prima guerra mondiale ne Il temerario (1975) di Hill, un romantico eroe neo-noir ne I tre giorni del Condor (1975) di Pollack, al fianco di Faye Dunaway; un campione di rodeo ne Il cavaliere elettrico (1979) di Pollack, film che prende in giro la pubblicità televisiva e, attraverso la figura del cowboy, affronta il tema dell’ecologia. Il suo impegno politico risultò invece evidenziato nel giallo sul Watergate Tutti gli uomini del Presidente (1976) di Alan J. Pakula, ricostruzione dell’inchiesta dei giornalisti Woodward e Bernstein, e in Brubaker (1980) di Stuart Rosenberg, in cui Redford impersona il democratico direttore di un penitenziario che sembra voler davvero cambiare le cose.

Nel 1980 esordisce alla regia con Gente comune e ottiene subito l’Oscar per la miglior regia. La sua sensibilità e l’intelligenza creativa di cui è dotato lo porteranno a realizzare film molto diversi tra loro e difficilmente etichettabili: da Milagro (1988), sul conflitto fra una comunità di contadini e un gruppo di avidi imprenditori turistici, al drammatico In mezzo scorre il fiume (1992) con cui ha definitivamente lanciato Brad Pitt; poi il caustico Quiz show (1994), in cui viene proposta una visione impietosa della televisione che Redford ha ben conosciuto; il romantico L’uomo che sussurrava ai cavalli (1998), di cui è anche protagonista, e La leggenda di Bagger Vance (2000), in cui affronta nuovamente il tema dello sport sia come metafora della competitività (che non amava), sia come rapporto con la natura. Poi il drammatico Leoni per agnelli (2007), che nonostante il cast più che eccellente non è del tutto riuscito e lo storico The conspirator (2010), sul processo dopo l’attentato a Lincoln, che non è stato un gran successo al botteghino.

L’ultimo film diretto e interpretato da Redford è stato il thriller La regola del silenzio nel 2012. Dopo aver iniziato a lavorare dietro la macchina da presa, tra una regia e l’altra, Redford ha dato vita a nuovi personaggi: a volte in sintonia con il suo mondo, come il giocatore di baseball de Il migliore (1982) di Barry Levinson, a volte ancora come interprete di storie romantiche, come ne La mia Africa (1985), accanto a Meryl Streep. Negli ultimi anni, invece di nascondere il proprio invecchiamento, Redford ne ha fatto un elemento di caratterizzazione, oscillando tra il crepuscolare e l’ironico, in film come Havana (1990), Proposta indecente (1993), e Qualcosa di personale (1996) nei quali ha affiancato giovani e belle attrici come Demi Moore e Michelle Pfeiffer, esprimendo al massimo il suo fascino da uomo maturo, o in Spy game (2001), accanto a Brad Pitt, in una relazione tra maestro e allievo ribelle, a lui certamente congeniale. Ha saputo sostenere anche un film d’azione come I signori della truffa (1996), fino a Il castello (2001), dove interpreta un anziano generale condannato per aver disobbedito ad ordini ingiusti, causando la morte di alcuni suoi sottoposti.

Pur essendo da sempre politicamente impegnato, Redford non si è mai proposto sulla scena politica nazionale, ma ha concentrato il suo desiderio di cambiare le cose in campo cinematografico, con la creazione del Sundance Film Festival, una vetrina mondiale del cinema indipendente, e del Sundance Film Institute, una scuola per formare e aiutare nuovi registi, dando vita a un’autentica alternativa per la produzione e la distribuzione di un cinema non hollywoodiano.

Redford si è sposato due volte: nel 1958, appena ventenne, sposa Lola Van Wagenen e l’anno dopo nasce il primo figlio, Scott, che muore prematuramente per la sindrome della morte in culla. Successivamente avranno altri tre figli (con lui nella foto), Shauna, James (deceduto nel 2020 a causa di un tumore) e Amy. Nel 1985 il matrimonio si chiude con il divorzio, e nel 2009 si risposa con Sibylle Szaggars, che gli rimane accanto fino alla fine.
Robert Redford si è spento nel sonno il 16 settembre 2025, a 89 anni.

«Come artista non riesco proprio a pensare a una vita migliore di quella che ho avuto la fortuna di vivere. È stato un viaggio semplicemente fantastico»
FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – skyspettacolo.it
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Buongiorno 1 Un mito cinematografico
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Buongiorno
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È un grande.. un buono. Ho visto molti suoi film.. i miei preferiti l’uomo che sussurra ai cavalli.. 🐴 e tutti gli uomini del presidente.. e altri.. è una leggenda…
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Un attore che è leggendario, mi è sempre piaciuto nelle sue interpretazioni, Buona serata Raffa 🥀👏
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Buona serata Giusy 🌺✨
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Ottimo attore!
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Non sapevo che avesse fondato il Sundance. Lo conosco di fama, ma ho comunque visto pochi dei suoi film.
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Il Sundance è una fucina di nuovi talenti, al di fuori dei percorsi hollywoodiani, un cinema indipendente.
Sundance viene dal personaggio che ha interpretato in Butch Cassidy.
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L’ho conosciuto grazie ai Simpson e mi è capitato di vedere qualche buon prodotto uscito da lì.
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Scusa se ti rispondo in ritardo, ultimamente Wp mi fa arrivare i commenti quando pare a lei…
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Veramente mi hai risposto dopo soli tre minuti ^_^
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Il film di Robert Redford a cui sono più legato è In mezzo scorre il fiume. Apprezzo che tu abbia citato Lo strano mondo di Daisy Clover, un film originale e invecchiato benissimo ma totalmente dimenticato.
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grande attore ma l’ho visto relativamente poco rispetto alla sua immensa filmografia
ironicamente, solo in pochissimi film l’ho trovato sexy, forse è una bellezza troppo pulita/elegante per i nostri tempi
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Oggi decisamente fuori moda. Però come attore ha saputo adattarsi.
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concordo
ha saputo variare molto nei ruoli e nei target di pubblico
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Abbiamo perso non solo un grandissimo attore, ma anche un ottimo regista…pochi film da regista, ma di grande qualità.
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Mi spiace, eri finito in spam. Concordo assolutamente su Redford, ha lasciato un grande vuoto nel cinema.
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Può succedere, non ti preoccupare.
Spero proprio che il cinema torni a trovare la qualità di una volta! Tanti attori e registi dovrebbero studiare di più il passato per risollevare le sorti del cinema.
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