1905 – 1969
Lontana dagli standard di bellezza hollywoodiana, ma dotata di un viso simpatico, dall’espressione vivace e accattivante, all’occorrenza maliziosa, è stata una delle più affermate e ricercate caratteriste del cinema statunitense. Il volto intelligente, lo sguardo sveglio e il sorriso ironico la resero interprete ideale di ruoli brillanti, sempre pronta alla battuta pungente, con modi per lo più burberi e sarcastici, ma temperati a volte da una inaspettata dolcezza. Seppe sempre stare in equilibrio tra comico e drammatico, senza mai diventare caricaturale, e soprattutto senza mai ripetersi.

Thelma Adele Ritter nasce a New York il 14 febbraio 1905. Dopo gli studi alla Forest Hills High School di New York, si laurea alla American Academy of Dramatic Arts e subito intraprende la carriera teatrale, pur senza esiti significativi, per poi impegnarsi alla radio. Arriva al cinema relativamente tardi, a 42 anni, grazie a George Seaton, amico di famiglia, che le offre un piccolo ruolo nel suo Miracolo nella 34a strada: Thelma è una madre esausta, in coda al negozio di giocattoli, che accompagna il figlio a parlare con Babbo Natale. La Ritter finisce per litigare con il vecchio barbuto quando questi promette al bambino dei pattini nuovi per Natale: una scena breve, ma memorabile grazie alla sua interpretazione.

Anche il secondo ruolo cinematografico della Ritter, in Lettera a tre mogli di Joseph Mankiewicz, fu breve, ma l’attrice si fece notare e il regista la chiamò di nuovo l’anno successivo per il ruolo di Birdie, la domestica che lavora per Margo Channing, interpretata da Bette Davis, in Eva contro Eva. Sono indimenticabili i battibecchi tra Davis e Ritter, che disegna alla perfezione la figura della domestica, in realtà legata alla padrona da un profondo affetto e pronta a difenderla dall’ambiziosa Eve. La Ritter si distinse proprio nell’interpretare donne della classe operaia, pragmatiche e schiette, che parlavano con tutti, indipendentemente dalla loro condizione sociale, dicendo sempre quello che pensavano. E in ogni sua interpretazione finì per rubare la scena alle colleghe più celebri e belle di lei.

Con il ruolo di Birdie, ottiene la sua prima candidatura all’Oscar come miglior attrice non protagonista, prima di sei nomination che non le portarono mai la statuetta, ma che sono già di per sé un record. Nel 1951 è una simpatica agente matrimoniale in Mariti su misura, dove ha modo di mostrare il proprio talento comico, mentre due anni dopo, nel noir Mano pericolosa (1953) offre una convincente prova drammatica. Dopo diversi ruoli sempre solo da caratterista, nel 1954 Hitchcock ne fa la coprotagonista del suo La finestra sul cortile, accanto a Grace Kelly e James Stewart: è l‘energica e simpatica infermiera che assiste il protagonista, e fa da cupido tra lui e la fidanzata.

La Ritter non scriveva naturalmente i suoi dialoghi, ma recitava ogni battuta con un tempismo perfetto, dando prova di un vero talento comico e illuminando ogni film a cui prendeva parte. Oltre ad Hitchcock, ebbe la possibilità di lavorare con ottimi registi come Frank Capra, George Cukor e John Huston. Diretta da quest’ultimo, prese parte al western crepuscolare Gli spostati (1961), dimostrandosi ampiamente all’altezza di Clark Gable, Marilyn Monroe e Montgomery Clift. L’anno dopo ottiene la sua ultima nomination come miglior attrice non protagonista nei panni della madre egoista dell’ergastolano ne L’uomo di Alcatraz (1962).

Dopo essersi fatta notare anche nel cast all stars de La conquista del west (1962), tornò alla commedia con Fammi posto tesoro (1963), accanto a Doris Day, con la quale aveva recitato già ne Il letto racconta (1959); Il mio amore con Samantha (1963), accanto a Paul Newman e Joanne Woodward, e infine Boeing Boeing (1965), accanto a Jerry Lewis e Tony Curtis, nel ruolo dell’indaffarata domestica impegnata a reggere il gioco del padrone rubacuori. Con i suoi perfetti tempi comici, e l’intensità delle sue interpretazioni ha sempre aggiunto preziosi spunti umoristici anche ai film meno interessanti a cui ha partecipato.

Negli ultimi tempi era diventata un archetipo nella sua stessa professione, al punto che i direttori del casting descrivevano un’ampia gamma di ruoli femminili come “il tipo Thelma Ritter”.
Negli ultimi anni aveva ottenuto grande successo anche in televisione attraverso serie molto popolari. Il suo ultimo film sul grande schermo è stato Una meravigliosa realtà del 1968. Muore d’infarto l’anno seguente, 10 giorni prima di compiere 64 anni.
Si è sposata una sola volta, nel 1927, con l’attore Jason Moran, da cui ha avuto due figli, Joseph Anthony e Monica, anche lei diventata attrice.

«Posso dire di sapere esattamente cosa si prova ad essere sempre la damigella d’onore, e mai la sposa»
FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – IMDb – cinekolossal
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Una grande caratterista
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un viso da caratterista
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Buongiorno 1 Ma si è sposata, almeno una volta l’ha saputo.
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Buongiorno. Come attrice non è mai stata protagonista però.
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Brava
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Grazie
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L’ho ben presente. Mi è sempre piaciuta
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Era molto simpatica, secondo me, e anche brava nei suoi ruoli.
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Peccato che tutti abbiano sotto gli occhi il valore di queste figure “tipo Thelma” ma che generalmente non venga riconosciuto il giusto tributo.
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Però ho sempre pensato che chiamandoli attori “di supporto”, piuttosto che “non protagonisti” come facciamo noi, gli riconoscono l’importanza fondamentale che ricoprono nella struttura di un film. Sono un po’ come la cosiddetta “spalla” di un comico, che spesso è fondamentale per la riuscita di un duo.
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Sì noi abbiamo proprio la capacità di “tradurre” a modo nostro, o forse dovrei dire travisare … quanti film rovinati da titoli personalizzati anche!
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Vero, meglio stendere un velo pietoso.
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Excellent 💯
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Thanks 🙂
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