Grande artigiano, prima nell’epoca muta, poi in quella sonora, nelle quali seppe dimostrare sempre che anche con pochi mezzi si potevano raccontare belle storie sul grande schermo. Il suo tratto distintivo è la delicata narrazione di vicende tipicamente americane, rivolgendo lo sguardo alla caduta di quel mondo idealizzato e a ciò che accade quando il sogno finisce.

Nato a Christiansburg (Virginia) il 24 gennaio 1888, prima di diventare regista e di approdare al cinema, Henry King aveva appreso le prime basi nel teatro. Esordì come attore nel 1914 e come regista nel 1915, e nella Hollywood classica si fece apprezzare per i successi di pubblico e la sicurezza con cui guidava gli interpreti. Dotato di grande enfasi epica e di un profondo senso di spettacolarità, King rivelò una particolare sensibilità nel saper orchestrare gli effetti drammatici intorno a impianti narrativi semplici ma efficaci, soprattutto nei suoi numerosissimi western. Nonostante fossero realizzati quasi soltanto in interni, negli studi, i suoi primi film si segnalarono per la realistica precisione dei particolari scenografici, capaci descrivere i grandi spazi della vita rurale americana e il senso concreto della terra e del paesaggio.

Nel 1930 venne scritturato come regista dalla Fox, per la quale diresse western, commedie e film d’avventura: sensibile alle aspettative del pubblico, King realizzò imponenti ricostruzioni di disastri, come ne L’incendio di Chicago (1938), rievocò la storia di eroi mitici della frontiera, come in Jess il bandito (1939) e diresse un’opera ambientata nell’Africa nera, ripercorrendo l’incontro tra Stanley e Livingstone ne L’esploratore scomparso (1939), ottenendo ogni volta grandi successi di pubblico. Nel 1943 si cimenta nel racconto biografico di Bernadette, dirigendo Jennifer Jones che ne fa un bellissimo ritratto, arricchito di particolari agiografici. Ottiene così la sua prima nomination all’Oscar.

La seconda arriva l’anno dopo per il film Wilson, biografia del presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson, candidato a 10 premi Oscar e vincitore di 5. Grazie alla sua capacità di rappresentare visivamente storie avventurose, lavorò con ottimi risultati con Tyrone Power, interprete perfetto per Il cigno nero (1942), Il capitano di Castiglia (1947), e Il principe delle volpi (1949), vincitore di due Premi Oscar. Con Gregory Peck invece firmò un ottimo film di guerra, Cielo di fuoco (1949), un western originale, Il romantico avventuriero (1950), il kolossal Davide e Betsabea (1951), e il bellissimo film ispirato dal racconto di Hemingway Le nevi del Kilimangiaro del 1953.

Anche un film romantico come L’amore è una cosa meravigliosa del 1955 ebbe una acclamazione planetaria di pubblico e consacrò Henry King tra i migliori registi del tempo. Anche dopo questo grande successo, continuò a firmare opere di indiscusso valore, con i suoi attori preferiti, come Il sole sorgerà ancora (1957), con Tyrone Power (che era stato scoperto proprio da lui), Bravados (1958) e Adorabile infedele (1959) con Gregory Peck, La mia terra (1959), un solido dramma familiare con Rock Hudson, fino al suo ultimo film, Tenera è la notte (1962), con Jennifer Jones, confermandosi regista grandemente versatile, capace di saltare da un film all’altro con straordinaria adattabilità.

King era religioso, dopo la conversione al Cattolicesimo durante le riprese di Romola (1924) in Italia. I suoi film mostrano però disprezzo per il moralismo ipocrita e per la religione istituzionalizzata, anche se molti dei suoi personaggi ricordano figure bibliche nel loro essere determinati e fuori del comune. Il mondo spirituale e quello materiale coesistono nelle sue storie e il rapporto dialettico che si instaura fra essi manterrà un ruolo centrale fino all’ultimo film, realizzato nel 1962. Nei suoi 49 anni di carriera firmò più di 100 film e conservò sempre il controllo sul montaggio, garantendosi una perfetta corrispondenza tra l’esito finale e l’idea iniziale. Tra l’altro fu uno dei trentasei membri fondatori dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences nata nel 1927 e che istituì nel 1929 il Premio Oscar.

Nel tempo i critici hanno riconosciuto che King fu meno apprezzato di quanto meritasse, sottolineando il pregio del taglio avventuroso di certe sue trasposizioni cinematografiche da opere bibliche o rinascimentali e, perfino, da celebri testi letterari.
Sposato inizialmente con l’attrice Gypsy Abbot, deceduta nel 1952, si risposa nel 1959 e rimane con la seconda moglie, Ida Davis, fino alla morte, avvenuta nel sonno il 29 giugno 1982, all’età di 96 anni, a Toluca Lake, in California.

«Il cinema è il mio primo amore, non ho mai fatto cinema per denaro. Fortunatamente, però, mi pagavano per farlo»
FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – ciakhollywood – ilcinemaritrovato.it
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Buongiorno 1 Facile dirlo visto che lo pagavano
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Buongiorno. Hai ragione
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Buongiorno Raffa
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Buondì Paola
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Con questo post mi hai fatto tornare in mente due film: “Il cigno nero” e “L’amore è una cosa meravigliosa” entrambi due bei film. La sua citazione è l’affermazione di quando inel proprio lavoro viene prima la passione per esso. Buona serata cara Raffa ⚘️
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Infatti, credo che sia molto fotunato chi può svolgere un lavoro che gli piace. Poi se sei pagato, tanto meglio… Buona serata Giusy ✨
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