Gli anni ’70 in America
Negli anni ‘70 le locandine cinematografiche eliminano sempre più la pittura a favore della fotografia, con poche eccezioni. Le foto, o comunque le immagini, tendono ad occupare l’intero spazio del poster per attirare l’attenzione del pubblico, relegando in un angolo il titolo del film, quasi fosse un accessorio o un ripensamento. In questo periodo la locandina diventa un prodotto di culto e le case di produzione cominciano a prestare sempre più attenzione al suo design.

Uno dei film più famosi nati in questi anni è il controverso Arancia meccanica (1971), per la cui uscita il perfezionista Kubrick commissionò diverse locandine, riservandosi di scegliere quella che avrebbe meglio illustrato l’essenza del suo film. Nell’immagine in alto, a sinistra, compare la locandina realizzata da Bill Gold, famoso illustratore di cui abbiamo già parlato, mentre a destra si può vedere quella più famosa, scelta dal regista, e realizzata da Philip Castle.
Castle non può essere considerato soltanto l’autore di poster cinematografici celeberrimi: diplomato al Royal College of Art di Londra, è stato tra i “maghi” assoluti nell’uso dell’aerografo, oltre che indiscusso maestro nella storia dell’illustrazione. Ha realizzato tra l’altro i manifesti promozionali dello storico tour del 1972 degli Wings di Paul McCartney, una famosissima campagna pubblicitaria per la Heineken nel 1975, copertine per libri, riviste, dischi e videogiochi. Nel 1973 realizza il manifesto capolavoro per O lucky man di Anderson, e più avanti, per Kubrick, realizzerà la storica locandina di Full Metal Jacket.

In questo decennio furono realizzate alcune delle migliori pellicole d’autore di Hollywood: registi come Martin Scorsese o Francis Ford Coppola girarono film entrati nella storia del cinema. Il Padrino (1972), di Coppola, non solo fu apprezzato dalla critica, ma raggiunse guadagni record al botteghino. La locandina presentava il ritratto a due colori del profilo di Marlon Brando. La mano stilizzata del burattinaio, nel titolo, è chiaramente una metafora del potere manipolatore del boss mafioso protagonista. Il disegno ricorda il braccio d’oro di Saul Bass.

Per quanto riguarda Apocalypse Now (1979), il tempo e i soldi impegnati nella sua produzione, generarono grande attesa, tanto che l’uscita nelle sale fu un vero evento. Furono commissionate 5 locandine al famoso illustratore Bob Peak, di cui quella nella foto è la più rappresentativa. Secondo il suo stile, le locandine erano montaggi di scene prese dal film, ma seguendo le indicazioni dell’ufficio marketing, si concentrò sul protagonista, enfatizzando quella che lui definì “la meravigliosa testa” di Marlon Brando.

Le campagne pubblicitarie per i film di Scorsese, invece, riflettevano il suo forte interesse per le tendenze visive, sia nel mondo del cinema che della grafica. La locandina per Mean streets (1973) presentava un elegante design Art Dèco, che stava al passo con le tendenze dell’epoca. Il manifesto per Taxi driver, invece, venne realizzato tre anni dopo da Guy Peellaert, utilizzando l’aerografo; questa fu la sua prima locandina per il cinema, cui seguiranno altre per molti famosi registi, tra cui Wim Wenders. Sotto: le locandine di Peellaert per Lo stato delle cose e Paris, Texas.

Sul finire degli anni ’70 uscirono alcuni film che seppero conquistare il pubblico al punto da generare vere e proprie saghe, che sono arrivate fino ad oggi. Parliamo di Superman, Star Trek e Star Wars. Tutti i loro manifesti furono disegnati da Bob Peak, di cui abbiamo già parlato a proposito di Apocalypse Now. Lo stile di Peak, fatto di sfumature ad aerografo e superfici luccicanti, era perfetto per il cinema fantascientifico di quegli anni. Nelle sue locandine si trovavano principalmente due tipi di composizione: la prima prevedeva di mettere insieme più scene del film, in un singolo collage illustrato, come per Apocalypse Now; il secondo tipo, invece, richiedeva una singola immagine, particolarmente espressiva, che riassumesse il film.

A questo secondo tipo appartengono le due locandine realizzate da Peak per Superman (1978) e Star Trek (1979). Nel primo, la S cromata richiama la figura del supereroe, mentre la scia colorata nelle sfumature del suo costume rende l’idea della velocità a cui si muove nel cielo; nel secondo viene rappresentato con colori sgargianti quello che è l’aspetto caratteristico e più ricordato di Star Trek, cioè il teletrasporto.

Discorso a parte va fatto per Star Wars. La prima locandina ufficiale dell’opera di Lucas, creata dal disegnatore Tom Jung, vedeva gli attori protagonisti sostituiti da disegni a loro corrispondenti. I produttori pensavano che esporre i visi di Harrison Ford, Mark Hamill e Carrie Fisher, ancora poco noti all’epoca, potesse danneggiare il film. A successo raggiunto, ovviamente, gli interpreti sostituirono le loro versioni disegnate, in quasi tutte le successive locandine.

In questi anni arrivò sulla scena anche un regista che avrebbe fatto molto parlare di sé: Steven Spielberg. Uno dei suoi primi blockbuster fu Lo squalo (1975), che andava incontro al diffuso interesse del pubblico per l’horror e per l’azione. La locandina fu affidata a Roger Kastel, uno dei migliori e più versatili illustratori americani. Il libro da cui fu tratto il film, era stato pubblicato per la prima volta con una copertina disegnata da Paul Bacon, che somigliava molto a quella che sarebbe diventata la locandina. Ma Kastel modificò quell’immagine, rendendo lo squalo più dentato e minaccioso, dopo aver visitato l’American Museum of Natural History di New York per fotografare il pesce. Per raffigurare la nuotatrice, Kastel si servì di una modella che aveva fotografato durante un servizio. Nell’insieme creò un’immagine iconica capace di trasmettere al pubblico il terrore prima ancora di entrare in sala.
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La prossima volta parleremo degli anni ’80, e di altri grandi blockbuster che hanno scritto la storia del cinema anche attraverso le loro locandine.
Indice della rubrica Locandine
FONTI: Alessandra Rostagnotto, Dal manifesto pubblicitario al poster da collezione – ilpost.it – blogdicultura.it
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Le tue analisi storiche continuano ad emozionarmi. Penso che questa virata verso la fotografia possa essere data dalla maggiore evoluzione della qualità e del relativo abbassamento dei costi di stampa. Ma è solo un’ipotesi. Di Jaws ho sempre adorato la locandina. Sapevo che nel libro il disegno fosse differente, ma mi capitò in mano un’edizione con la stessa locandina cinematografica. E mi sembra un peccato (malgrado il libro non mi piaccia), perché è un po’ come snaturare il racconto originale per il marketing del ben più celebre film. Mi pare accadde una cosa simile per Jurassic Park. Anche del Padrino ho sempre apprezzato la locandina.
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Ti ringrazio, mi fa piacere che qualcuno apprezzi, anche se in realtà le mie analisi storiche sono molto ridotte, altrimenti ci vorrebbe un blog intero solo per le locandine. Il fatto dei libri che vengono ripubblicati dopo il successo del film, purtroppo accade, è una questione di marketing, e sono d’accordo con te che non sia giusto sostituire la copertina con la locandina del film. A volte è capitato anche che abbiano modificato il titolo del libro, uniformandolo a quello del film: è successo con Storia di una ladra di libri, che era stato pubblicato con il titolo (molto più appropriato) La ragazza che salvava i libri; dopo l’uscita e il successo del film, il libro è stato ripubblicato con lo stesso titolo del film e con un’immagine di copertina ripresa da un fotogramma della pellicola. Solo marketing.
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È un’analisi, non un documentario, stai facendo un lavoro eccellente. E per quanto riguarda locandine-copertine, concordo con te per la tristezza del marketing.
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Le mie preferite sono quella di Arancia Meccanica e quella di Full Metal Jacket, entrambe di Philip Castel. Le altre, a parte un po’ quella dello Squalo e quella del Padrino, non le ricordavo più. Delusione postuma per Apocalypse Now, Paris, Texas e Taxi Driver: non mi sembrano essere state all’altezza dei rispettivi film… Le saghe che hai citato non hanno mai fatto per me, anche se non avevo disdegnato il primo Star Wars
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Anche io avevo apprezzato Guerre stellari, e per me si poteva fermare lì. Star Trek non l’ho mai visto al cinema, forse un paio in televisione, più per curiosità che altro. La prossima volta parlerò degli anni ’80, con Indiana Jones e Ritorno al futuro, saghe a cui sono più affezionata.
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Il primo film su Indiana Jones, malgrado fossi molto prevenuta, lo considero una sorta di spartiacque nel genere avventuroso.
Non ero ancora pronta a quel passaggio, e l’ironia mi ha spiazzato. Però, scena strepitosa
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Bellissima sì. Ho visto anche l’ultimo Indiana Jones, ma ormai si è perso lo spirito e la novità.
E poi è invecchiato troppo, e pure io ho qualche annetto in più sulle spalle…
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Io me lo sono perso per strada, forse dopo i primi 2, massimo 3 film. Le forzature non mi piacciono. Se non fosse che in realtà ci fanno un mucchio di soldi, direi che sono controproducenti. Ma parlo di qualità: a chi interessa? 😉
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La locandina dell’Arancia Meccanica è favolosa e quella dello Squalo pieno di denti è inquietante 🦈
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Entrambe frutto di genialità artistica notevole.
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👍💖💖💖
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Notte 1
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stupenda la prima locandina di Arancia Meccanica :O
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Incredibile, e poi mai vista prima.
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Nemmeno io!
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Essendo stata scartata dal regista, chissà dove è finita. Come quella di Saul Bass per Schindler’s list.
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