Karl Malden, non un semplice caratterista

1912 – 2009

I lineamenti marcati e le fattezze irregolari del viso, lo sguardo limpido, il sorriso che sapeva essere leale o all’occorrenza crudele, e soprattutto il naso estremamente particolare, ne fecero uno tra i migliori caratteristi di Hollywood, famoso per i ruoli forti, a connotazione drammatica, di personaggi spesso complicati. Il suo vero nome era Mladen Georgen Sekulovich. Di chiara origine serba, era nato in Illinois, il 22 marzo 1912.  

Dopo aver studiato recitazione al Goodman Theatre School of Drama di Chicago, si avvicina al teatro e riceve subito grandi consensi per l’ottimo risalto che riesce ad imprimere ad ogni personaggio, sia esso bonario che prepotente. Nel 1937 debutta a Broadway e la sua esperienza teatrale dura fino alla seconda metà degli anni ’50, con una serie di fortunate interpretazioni tra cui il personaggio di Mitch in Un tram che si chiama desiderio, nella stessa produzione, diretta da Kazan, che ha per protagonisti i giovani e promettenti Marlon Brando e Jessica Tandy. Lo stesso Kazan lo chiamerà per la trasposizione cinematografica del dramma di Tennessee Williams, e sarà la svolta della sua carriera.

Dopo aver interpretato ruoli minori, spesso senza essere neppure accreditato, riesce finalmente a mettersi in mostra nella parte del timido innamorato di Blanche, vincendo l’Oscar come miglior attore non protagonista. Da questo momento Hollywood gli spalanca le porte e avrà occasione di lavorare con i più grandi registi. Dopo Un tram che si chiama desiderio, del 1951, si cala nella parte del cattivo in Ruby, fiore selvaggio (1952), diretto da King Vidor, mentre l’anno successivo è l’ispettore di polizia in Io confesso, diretto da Alfred Hitchcock; nel 1954 di nuovo Kazan lo dirige in Fronte del porto, film con cui Malden ottenne un clamoroso successo accanto a Brando; con lui, che era stato suo allievo all’Actors Studio, forma un sodalizio che durerà per 5 film, compreso il western atipico I due volti della vendetta, diretto dallo stesso Brando nel 1961.

Si fa notare anche nel dramma biografico Prigioniero della paura, diretto da Robert Mulligan nel 1957, mentre negli anni ’60 John Ford lo dirige ne Il grande sentiero; poi fronteggiò Steve McQueen, in ruoli di antagonista, in due film non privi d’interesse: Cincinnati Kid (1965) di Norman Jewison, dove ricopre con grande espressività il ruolo di un biscazziere doppiogiochista, e Nevada Smith (1966) di Hathaway.

Nel decennio successivo, pur rallentando i ritmi, non perde la capacità di sapersi adattare a ruoli diversissimi: si fa ammirare nel kolossal bellico Patton, il generale d’acciaio (1970) e recita con William Holden in Uomini selvaggi (1971), western crepuscolare di Blake Edwards. Nonostante il lungo curriculum per il cinema e il teatro, è grazie a un ruolo per il piccolo schermo che ottiene la notorietà internazionale. Dal 1972 al 1977 è infatti il protagonista della fortunata serie Tv Le strade di San Francisco, in cui interpreta il detective Mike Stone accanto al giovane Michael Douglas, che gli vale 4 candidature agli Emmy Awards.

La serie ha un enorme successo anche in Italia, dove l’attore era venuto nel 1970 per interpretare Il gatto a nove code, opera seconda dell’allora emergente Dario Argento, che di lui ha detto: “Quando scrissi il film andai con mio padre negli Stati Uniti per cercare un paio di attori che potessero dargli uno spessore internazionale. Un direttore del cast americano ci presentò Malden che per me era un autentico mito, essendo non solo un attore dell’Actors Studio ma anche il maestro di Marlon Brando in quella scuola. Io ero un giovanissimo regista, assolutamente sconosciuto, ma lui, dopo aver letto la sceneggiatura, mi disse: ‘Mi sembra interessante, ho voglia di venire in Italia’. Per me si trattava praticamente di un miracolo”.

Torna di nuovo al cinema con Meteor, nel 1979 e conclude la carriera cinematografica nel 1987 con Pazza, accanto a Barbra Streisand. Nel 2008 arriva a festeggiare i 70 anni di matrimonio con la moglie Mona Greenberg. I due si erano conosciuti alla Goodman Theater Dramatic School e il loro matrimonio è il terzo nella storia di Hollywood in quanto a durata. La coppia ha avuto due figlie, Mila e Carla; quest’ultima ha scritto insieme al padre la sua biografia When Do I Start? pubblicata nel 1997. Karl Malden si è spento nella sua casa di Los Angeles il 1 luglio 2009, all’età di 97 anni.

«Sono un maniaco del lavoro: amo tutto quello che ho fatto, il teatro, il cinema, anche la televisione, perché amo lavorare.
È quello che mi fa andare avanti»

FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – cinekolossal – comingsoon


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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

20 pensieri riguardo “Karl Malden, non un semplice caratterista”

    1. Ciao, Valy. Qui in città va bene, c’è il sole e fa caldo. Nelle campagne dei dintorni c’è ancora l’acqua e il fango da pulire. Purtroppo col sole si secca ed è più difficile da togliere. Ci vorrà tempo per tornare alla normalità. Da te sarà quasi estate…

      Piace a 1 persona

      1. Ciao Raffa,
        mi dispiace, che disastro.
        Non tanto sai, solo oggi c’è un sole 🌞 splendido. Nel pomeriggio piove ☔️ sempre ed anche la notte. Fa ancora freddo.
        Non ci crederai, l’umidità è così forte che dormiamo ancora con la trapunta e le lenzuola di flanella. Le zanzare ci sono tutto l’anno. In certi momenti fa caldo, ma sotto l’aria è fredda.
        Sono contenta che in città vada bene. Mi dispiace tantissimo per i dintorni…

        Piace a 1 persona

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