Olivia de Havilland, la dolce Melania

Il suo nome completo era Olivia Mary de Havilland. Nasce a Tokio il 1 luglio 1916, da genitori inglesi, naturalizzata americana dopo il trasferimento della famiglia negli USA.
Sorella maggiore dell’attrice Joan Fontaine, con la quale non è mai andata d’accordo.

Quella fra le due sorelle è stata una delle rivalità più celebri e chiacchierate di Hollywood. Olivia e Joan, che prese il cognome Fontaine dalla madre, ebbero sin dall’infanzia e per tutta la vita rapporti molto difficili e un acceso antagonismo: entrambe scelsero la strada della recitazione, e la popolarità che rapidamente riuscirono ad ottenere nel cinema aumentò la competizione fra loro.  Tra invidie e gelosie, il rapporto tra le due, costellato di dispetti reciproci, si interruppe definitivamente nel 1942, nella serata degli Oscar.

Entrambe erano state nominate, Joan per Il sospetto di Hitchcock, e Olivia per La porta d’oro di Mitchell Leisen. L’Oscar fu assegnato a Joan, e questo mise fine ad ogni possibilità di riappacificazione tra le due sorelle. Dal 1975, anno in cui morì la madre, non si sono più parlate e neppure mai salutate. Nonostante ciò, alla morte di Joan Fontaine il 15 dicembre del 2013, all’età di 96 anni, Olivia si dichiarò sconvolta e profondamente addolorata per la scomparsa della sorella.

Olivia de Havilland e Joan Fontaine sono le uniche due sorelle nella storia del cinema ad aver vinto entrambe un Oscar come miglior attrice protagonista.

Studentessa modello, poco propensa ad intraprendere la carriera cinematografica, Olivia decide di scegliere la strada artistica soltanto per confrontarsi con la sorella, prima in teatro, con esordio nel 1932 in Alice in Wonderland nella compagnia Saratoga Community Players, poi nel cinema, nel 1935, analogo anno del debutto di Joan, in Sogno di una notte di mezza estate, che la proietta immediatamente tra le alte vette dello star-system.

Ha formato con Errol Flynn la coppia più romantica del cinema anni ’30. Scritturata dalla Warner Bros, prese parte ad una serie di film avventurosi tutti diretti da Michael Curtiz a fianco dell’aitante Errol, come Capitan Blood del 1935, La carica dei seicento del 1936 e La leggenda di Robin Hood del 1938. Considerata donna puritana, pare che Flynn, durante le riprese di alcuni film usasse sussurrarle alle orecchie oscenità di vario tipo, per il semplice gusto di metterla in imbarazzo.

La celebrità mondiale giunse quando nel 1939 venne momentaneamente prestata alla MGM per interpretare il personaggio della dolce e coraggiosa Melania in Via col vento di Victor Fleming. Quel ruolo resta la sua interpretazione più celebre e ricordata, con cui si è insediata nell’immaginario collettivo di tante generazioni di spettatori di tutto il mondo.

Guadagnò il primo Oscar con A ciascuno il suo destino di Mitchell Leisen nel 1946 e, sempre nello stesso anno, recitò ne Lo specchio scuro di Robert Siodmak, dove interpretava il doppio ruolo di due gemelle, mentre nel 1948 interpretò La fossa dei serpenti di Anatole Litvak e l’anno dopo L’ereditiera di William Wyler, ruolo che le valse il secondo premio Oscar. Seguirono film di buon successo e nei quali si impose per la sua incisiva ed elegante presenza, quali Mia cugina Rachele di Henry Koster del 1952, Nessuno resta solo di Stanley Kramer del 1955 e tre anni dopo L’orgoglioso ribelle di nuovo con Michael Curtiz.

Dal 1955 si trasferisce a Parigi dove scrive un libro di memorie, Every Frenchman Has One. Pubblicato per la prima volta nel 1962 da Random House, il libro è un resoconto spensierato dei tentativi spesso divertenti dell’attrice di comprendere e adattarsi alla vita, alle buone maniere e ai costumi francesi.

In varie occasioni recitò accanto a Bette Davis, tra gli altri va ricordato il thriller gotico del 1964 Piano… piano, dolce Carlotta di Robert Aldrich, dove, sembra su suggerimento della stessa Davis, sostituì Joan Crawford che si era data malata, e che fu il suo ultimo film di una certa risonanza, sia per la critica che per il pubblico. Negli anni ’70 cominciò il suo declino. Dopo La papessa Giovanna di Michael Anderson del 1971, la de Havilland, non più impiegata in ruoli da protagonista, diradò molto le sue apparizioni cinematografiche e televisive. In Airport ‘77 di Jerry Jameson, film di genere catastrofico tipico di quegli anni, si ritrovò a recitare di nuovo con Joseph Cotten, suo partner nel film di Aldrich del 1964. Si ritirò definitivamente dalle scene cinematografiche nel 1979, mentre la sua ultima partecipazione in un film televisivo risale al 1988.

Nel 2008 è stata insignita della National Medal of Arts, la più alta onorificenza ad un singolo artista conferita in nome del popolo statunitense. Nel 2017, per il suo 101º compleanno, le è stata conferita la prestigiosa onorificenza di Dama dell’Impero Britannico.


Due matrimoni seguiti da altrettanti divorzi: con lo sceneggiatore Marcus Goodrich, da cui ebbe un figlio, Benjamin, deceduto prematuramente nel 1991, e con il giornalista francese Pierre Galante, da cui ebbe una figlia, Gisele, scrittrice e fotografa.

Si è spenta il 26 luglio 2020 a Parigi, dopo aver compiuto da pochi giorni 104 anni. Era una delle poche leggende di Hollywood ancora viventi. In un’intervista aveva dichiarato: “Mi piacerebbe vivere sempre in perfetta salute, ma prima o poi dovrò lasciare questa vita e per quando succederà mi piacerebbe essere rannicchiata su una chaise longue, profumata, con addosso una vestaglia di velluto e degli orecchini di perla, un calice di champagne a fianco, e la soluzione di un difficile cruciverba a portata di mano”

«Non ho più bisogno di vivere in un mondo di fantasia, come un tempo. Il cinema ha saputo soddisfare questa mia necessità»

FONTI: cinekolossal – ciakhollywood

Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

23 pensieri riguardo “Olivia de Havilland, la dolce Melania”

        1. Ci credo! E deve essere un’esperienza devastante crescere in una continua gara con la propria sorella. Fosse anche solo per la quantità di energia che questo tipo di competizione “succhia” 24h su 24

          Piace a 1 persona

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