Charles Bronson, il giustiziere

Lineamenti scolpiti nella pietra: un volto talmente interessante e irregolarmente bello, anche se giudicato inespressivo, che non ci si stancava mai di guardarlo, proprio come quando ci si trova di fronte a uno spettacolo naturale. Immobile sì, ma pur sempre affascinante. E reso indimenticabile da due occhi azzurri che sapevano essere all’occorrenza spietati o infinitamente mesti.

Charles Dennis Buchinsky nasce in Pennsylvania il 3 novembre 1921, da immigrati russo lituani poverissimi. Undicesimo di quindici figli, rimase orfano a 10 anni perché il padre morì a causa del lavoro in miniera, che lui cercò di evitare in ogni modo. Per sopravvivere e mantenersi agli studi, però, si adattò a fare di tutto, compreso il minatore, sia pure per un breve periodo. Dopo il diploma si arruolò nell’esercito, combatté nella seconda guerra mondiale, e dopo la guerra si dedicò alla recitazione in una compagnia teatrale di Philadelphia. Arrivò al cinema nel 1951, ma all’inizio della carriera venne destinato a ruoli da caratterista. Nel 1953, ad esempio, è accanto a Vincent Price nel remake de La vergine di cera.

Solo negli anni ’60 diventa una star di livello internazionale grazie alle sue interpretazioni carismatiche nelle grandi produzioni statunitensi, I magnifici sette (1960) e La grande fuga (1963), entrambi di John Sturges, e Quella sporca dozzina (1967) di Robert Aldrich. In Italia Bronson ebbe modo di interpretare il personaggio più affascinante della sua carriera, il misterioso Armonica, che in C’era una volta il West di Leone difende la proprietaria terriera, interpretata da Claudia Cardinale, dal crudele assassino impersonato da Henry Fonda, con il quale lui stesso salderà i vecchi conti in sospeso, nell’intenso duello finale.

Sempre in questi anni lavorò molto in Francia, dove Henri Verneuil lo diresse ne I cannoni di San Sebastian, mentre Jean Vautrin lo volle ad affiancare Alain Delon in Due sporche carogne – Tecnica di una rapina; nel 1970, poi, René Clément lo volle come protagonista de L’uomo venuto dalla pioggia. Il suo aspetto da duro lo rese interprete perfetto di personaggi violenti ma anche misteriosi, e i tratti esotici ma non ben definibili, ne fecero di volta in volta un selvaggio mezzosangue o un ribelle messicano, un delinquente psicopatico ma anche il più famoso giustiziere della storia del cinema.

Nel 1971 è tra gli interpreti di Sole rosso, diretto da Terence Young, insieme ad Alain Delon e Toshiro Mifune, mentre l’anno successivo inizia il suo sodalizio con il regista Michael Winner, che lo dirigerà in Chato, Professione assassino e L’assassino di pietra, ma soprattutto adatterà per lui il personaggio di Paul Kersey, il giustiziere della notte, protagonista del clamoroso successo del 1974 e dei numerosi sequel. Il moralismo accattivante del film, che dipinge il personaggio interpretato da Bronson come un cittadino sconvolto dall’impunito dilagare della malavita, è stato accusato di apologia della violenza; più probabilmente si è trattato del primo esempio di poliziesco contemporaneo, in cui, proprio attraverso la figura del protagonista, l’efferatezza del crimine e della corrispettiva vendetta privata sono lo specchio di una società disgregata e allo sbando.

Tra i vari capitoli del giustiziere della notte, Bronson è chiamato a interpretare altri ruoli, sempre all’interno della solita tipologia violenta, da eroe esasperato e invincibile, sia che si tratti di una spia (Telefon, 1977), un poliziotto (Dieci minuti a mezzanotte, 1983), un detective (La legge di Murphy, 1986) o una guardia del corpo (Assassination, 1987). Dopo la morte della moglie Jill Ireland, avvenuta nel maggio 1990, l’attività cinematografica di Bronson è andata diradandosi. La sua ultima interpretazione è ancora una volta il giustiziere della notte, nel quinto e ultimo capitolo della saga. Da tempo malato di Alzheimer, lottando contro una polmonite che lo costringeva in un letto d’ospedale, Charles Bronson si è spento il 30 Agosto 2003, all’età di 81 anni.

E’ stato sposato tre volte. La prima nel 1949 con Harriet Tendler, dalla quale ebbe due figli, Suzanne e Tony, e da cui divorziò dopo diciotto anni. La seconda con l’attrice Jill Ireland, nel 1968: ebbero una figlia, Zuleika, e adottarono anche un’altra bambina, Katarina, figlia di un’amica di Jill. La Ireland fu il suo unico grande amore, e quando si ammalò di cancro Charles le fu vicino fino alla fine. Bronson si sposò poi una terza volta nel 1998 con Kim Weeks.

«Mi hanno offerto sempre e solo lo stesso personaggio. I direttori del cast hanno la loro immagine idealizzata, e forse io non assomigliavo all’ideale di nessuno»

FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – biografieonline.it


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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

16 pensieri riguardo “Charles Bronson, il giustiziere”

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