1917 – 1993
Alto e dal fisico imponente, è stato relegato per lungo tempo in ruoli negativi soprattutto per la sua mole minacciosa, la mascella squadrata e uno sguardo severo, poco incline al sorriso e velato da una sottile malinconia. Fu uno dei cattivi più minacciosi del cinema hollywoodiano, anche se quasi mai nel ruolo principale.

Raymond William Stacy Burr nasce a New Westminster (Canada) il 21 maggio 1917 e trascorre gran parte della sua infanzia viaggiando al seguito del padre, agente di commercio. Ha solo sei anni quando i genitori divorziano e si trasferisce con la madre, una pianista, in California, dove i nonni possiedono un hotel, ma è costretto presto a lasciare gli studi per aiutare la famiglia durante la grande depressione, facendo ogni genere di lavoro per contribuire alle spese di casa. Riuscì in seguito a riprendere gli studi, in precedenza interrotti, frequentando corsi presso alcune università, tra cui la Stanford University, sviluppando una grande passione per la cultura. Esordisce al cinema nel ’46 con California Express di Mervyn LeRoy e San Quentin di Gordon Douglas, e dopo essersi messo in luce nel thriller di Anthony Mann Morirai a mezzanotte, in cui è un gangster vendicativo e sadico, si specializza nel noir, e nei successivi 10 anni interpreta una quarantina di film, nella maggior parte dei casi in ruoli da cattivo o da antagonista all’eroe di turno, vestendo efficacemente i panni di personaggi tutt’altro che rassicuranti.

Nel 1951 passa temporaneamente dalla parte dei buoni, nei panni del pubblico ministero di Un posto al sole, ma sempre con fare implacabile, e nel 1953 è il viscido e insinuante playboy Harry Prebble, brutalmente ucciso da una donna in Gardenia blu, di Fritz Lang. La sua interpretazione più famosa rimane quella de La finestra sul cortile (1954) di Alfred Hitchcock, in cui interpreta lo spietato uxoricida spiato da James Stewart. Fu diretto da Jacques Tourneur nel 1956 ne L’alba del gran giorno e l’anno successivo da Gerd Oswald in Delitto senza scampo, in cui viene ucciso senza pietà dalla dark lady Barbara Stanwyck.

L’avvento della televisione lo strappò al cinema e l’attitudine alla crudeltà mostrata da molti suoi personaggi si rovesciò in un ossessivo senso di giustizia che caratterizzò tutti i suoi ruoli televisivi. Fu un fido servitore della legge, di specchiata onestà e animato da un profondo senso di giustizia, dapprima nei panni del celeberrimo avvocato Perry Mason, protagonista dal 1957 al 1965, per otto stagioni e un totale di oltre centosessanta episodi da circa un’ora ciascuno, e poi in quelli di Ironside, investigatore paraplegico, in una serie durata dal 1967 al 1975.

Il passaggio alla televisione lo rende ancor più popolare e la sua fama cresce ulteriormente, al punto da legare indissolubilmente il suo viso al nome di Perry Mason, rendendogli quindi impossibile tornare ai personaggi oscuri interpretati in passato. Tra le ultime interpretazioni si ricordano L’assassino della domenica (1978) con Oliver Reed, Snack Bar Blues (1980) di Dennis Hopper, il comico L’aereo più pazzo del mondo… sempre più pazzo (1982) di Ken Finkleman e Fuori di testa (1991) di Tom Mankiewicz.

Ebbe una vita privata molto tormentata, che rappresenta un buon esempio del cinismo cui riusciva ad arrivare lo show business hollywoodiano. Omosessuale non dichiarato, per mantenere il riserbo sulla sua vita privata e salvaguardare la carriera artistica, Burr si è sottomesso a una serie di finti matrimoni e divorzi con donne probabilmente mai esistite o soltanto prestatesi nel gioco delle parti. Quando venne alla ribalta come attore, sentì infatti il bisogno di nascondere la propria omosessualità costruendosi con attenzione (se non inventando completamente) una sua biografia, nella quale doveva sembrare conforme agli standard eterosessuali degli anni ’50.

La sua biografia ufficiale afferma che si sposò tre volte e che ebbe addirittura un figlio, ma non è chiaro quanto ci sia di vero in tutto questo. Nonostante la finta biografia e gli sforzi occasionali di ritrarre Burr sentimentalmente legato a qualche attrice, compresa Natalie Wood, gli addetti ai lavori erano a conoscenza della sua omosessualità, ma la notizia era tenuta nascosta al grande pubblico per evitare effetti disastrosi per la popolare star televisiva. L’unica moglie “ufficiale” è Isabella Ward, sposata nel 1948, da cui divorzia nel 1952 per iniziare una convivenza con Robert Benevides, un attore conosciuto sul set di Perry Mason e che è stato suo compagno fino alla morte.
Raymond Burr muore nel suo ranch in California, a causa di un tumore, il 12 settembre 1993, a 76 anni, ma è sepolto al Fraser Cemetery della sua città natale, in Canada, dove nel 2000 gli è stato intitolato un teatro, il Raymond Burr Performing Arts Centre.

Fra i suoi hobbies, la coltivazione di orchidee, alla lunga divenuta una vera e propria attività. Dopo la sua morte, Benevides ha continuato a occuparsi delle orchidee e della loro azienda vinicola, che ha intestato alla memoria del suo compagno di vita.

«Perry Mason mi ha rubato l’identità, e dopo di lui non ho più potuto recuperarla. La gente non vedeva più me, ma lui»
FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – cinekolossal – trelibrisoprailcielo.com
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l’unico perry mason davvero
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Nel 2020, mi sembra, era uscita una serie intitolata Perry Mason, ma non era basata sui libri. Il protagonista era una specie di investigatore alla Raymond Chandler.
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forse ho visto un paio di episodi che non hanno lasciato traccia
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certo è indissolubilmente legato alle serie Perry Mason e Ironside
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Anche perché quando hanno provato a rifare Perry Mason hanno snaturato il personaggio. La serie non era male, ma lui non era più Perry Mason.
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vero, Perry Mason non è una serie action
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Buongiorno1 Passa sempre ancora Colombo, ma anche Perry non era male, certo Colombo non lo batte nessuno.
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Buongiorno. Sono cose diverse, Colombo è un poliziotto che indaga, Mason era un avvocato che lavorava per difendere un accusato sempre innocente.
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Il suo Perry Mason è comunque un’icona irripetibile. 🙂
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Infatti
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Per me lui solo!
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🩵🩵🩵🩵🩵
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Grandioso Perry Mason è stata un’icona ma ricordo anche la serie di Inroside e credo comunque che la sua citazione sia pi+ che veritiera nel mondo della televisione; si finisce con l’associare l’attore sempre e comunque a quel ruolo. Buona serata cara Raffa 🌺
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Infatti capita proprio così, e a lui è andata bene perché era un personaggio positivo. Buona serata 🌼
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Per me, indimenticabile come Perry Mason. E gran bell’uomo, mannaggia
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Aveva un gran fascino indubbiamente.
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e poi dicono che fare co non rovini le carrierie: solo luke evans, e di recente jonathan bailey, non hanno avuto la carriera rovinato potendo interpretare anche ruoli non gay
per questo, la rappresentazione queer è importante tanto quanto quella razziale; se continuiamo a mettere tutto solo una coperta, milioni di persone che non possono vivere la loro vita privata in privato dovranno mentire per tutta la vita!
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A me sembra che i tempi siano cambiati, lui ha vissuto negli anni in cui non si poteva dire. Adesso è quasi il contrario, se non sei gay non ti vogliono…
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Non credere
Ora i ruoli gay sono aumentati. Ma quanti gay fanno ruoli etero (che sono il 99% dei ruoli)?
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In realtà non posso dirlo, perché le persone non hanno scritto in faccia le loro preferenze sessuali, quindi per quello che ne so io, potrebbero anche essere tutti gay. Pensa quante cose ha fatto Spacey, e mi sembra che nessun ruolo fosse da omosessuale, se non sbaglio.
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e infatti la carta gay se l’è giocata quando le denunce sono arrivate
anche george cukor era gay ed era famoso per questo a holywood, basta solo che il pubblico non lo sappia
e la rappresentazione è importante, giusto ieri in italia un sudamericano è finito in ospedale per aver protetto un suo amico gay da un linciaggio; lo hanno pugnalato all’addome!
e poi, proprio una donna a fare questi discorsi, moltissime donne per decenni si sono battute e si stanno battendo per personaggi femminili decenti e slegatia dalla famiglia e dalla casa
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Bell’articolo, Raffa, complimenti! Ho sempre visto volentieri i film copn Perry Mason, sia quelli in bianco e nero, sia quelli, più tardi, a colori, con un Raymond Burr visibilmente invecchiato, ma sempre con la grinta giusta per smascherare i colpevoli. Non sapevo che fosse omosessuale, e che avesse organizzato stratagemmi per fiongersi sposato agli occhi della società e dei giornalisti.
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Purtroppo è così che ha dovuto fare, e come lui tanti altri. Anche io non sapevo niente, finché non se n’è parlato dopo la sua morte.
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