Tyrone Power, l’eroe malinconico

1914 – 1958

Grazie alla seducente spontaneità, e alla bellezza che richiamava il fascino di attori come Douglas Fairbanks e Rodolfo Valentino, Power incarnò l’eroe romantico e coraggioso dei film della 20th Century-Fox, diventando negli anni ‘40 uno degli idoli del pubblico femminile, e una delle star che garantivano ai produttori i maggiori incassi di botteghino. Anche se non possedeva la scanzonata simpatia di Fairbanks né la sensualità ambigua di Valentino, e il suo modo di recitare appariva un po’ banale, fu comunque un interprete valido e soprattutto versatile, capace di esibirsi in molteplici ruoli per film di genere diverso, dal western alla commedia, dal dramma al noir e, naturalmente, all’avventura.

Il suo nome completo era Tyrone Edmund Power jr. Nasce a Cincinnati, il 5 maggio 1914, discendente dell’attore irlandese Tyrone Power (1797-1841), e figlio del grande attore teatrale Frederick Tyrone Power (1869-1931); sulle orme del padre esordì in teatro, che non abbandonerà mai del tutto, con una piccola parte ne Il mercante di Venezia di W. Shakespeare. Dotato di una certa tecnica, ma soprattutto di un sorriso simpatico e disarmante, fu subito messo sotto contratto dalla Universal e dalla First National, che lo proposero però solo in parti minori, e quindi, nel 1936, da Darryl L. Zanuck della 20th Century-Fox.

Dopo una fase iniziale in commedie a basso costo, che confermò il suo successo presso il pubblico femminile, Zanuck decise di lanciarlo come il rivale dell’altrettanto affascinante e romantico divo della Metro Goldwyn Mayer, Robert Taylor. Per qualche anno Power fu il protagonista di decine di film, dei generi più disparati: commedie leggere, come L’amore è novità (1937), drammi, come L’incendio di Chicago, (1938), film in costume, western, come Jess il bandito (1939) e film d’avventura, come Il cigno nero del 1942.

Raggiunse un vasto successo popolare con due remake di fortunati film del passato, Il segno di Zorro (1940) e Sangue e arena (1941), ereditando i ruoli del vendicatore mascherato e del torero rovinato da una donna fatale, che erano stati rispettivamente di Douglas Fairbanks e di Rodolfo Valentino. Richiamato alle armi durante la Seconda guerra mondiale, dovette abbandonare il cinema: fino al 1946 fu pilota nella Marina americana. Tornò dalla guerra profondamente cambiato, anche nel fisico: il suo aspetto innocente da bravo ragazzo era scomparso. Offrì quindi una valida prova d’attore in due film drammatici di Edmund Goulding, Il filo del rasoio (1946) e soprattutto La fiera delle illusioni (1947), nel quale ricopre il ruolo di un arrivista fallito e alcolizzato, che finisce esposto alla berlina come fenomeno da baraccone.

Il pubblico tuttavia non apprezzò il coraggioso rovesciamento dell’idolo romantico, e il film non ebbe successo. Power tornò, senza troppo entusiasmo, a interpretare film storici e d’avventura, ma il successo diminuiva. Grande interesse sembrava ormai suscitare soprattutto la sua vita privata, che culminò in un fastoso matrimonio a Roma, con l’attrice Linda Christian, da cui avrebbe avuto le figlie Romina e Taryn.

Gli anni ’50 segnano il declino. I ruoli sono di solito per film banali e ripetitivi, in alcuni casi prodotti da lui stesso. I film di questo periodo sono per lo più avventurosi, western, epici e bellici, ma tutti molto simili: in essi Power viene invariabilmente ripreso su sfondi esotici, alle prese con intrighi melodrammatici o prove di coraggio, oppure a combattere contro briganti, banditi o ribelli.  Nel 1953 rifiuta di essere protagonista in due film di successo: La Tunica (sostituito da Richard Burton) e Da qui all’eternità (parte affidata a Burt Lancaster), e torna al teatro.

Solo nella seconda metà degli anni ’50 gli vengono offerti ruoli in cui riesce a distinguersi per il proprio talento: nel 1956 interpreta il tormentato pianista di Incantesimo e l’anno dopo è il giornalista impotente ne Il sole sorgerà ancora, tratto da Hemingway. Sempre nel 1957 è diretto da Billy Wilder in Testimone d’accusa, in cui fornisce la sua ultima intensa interpretazione.

Come il suo avo, Power morì ancora giovane e, proprio come il padre, ebbe un infarto sul set, mentre girava il film Salomone e la regina di Saba, nel quale fu sostituito da Yul Brynner. Era il 15 novembre 1958, e Power aveva 44 anni.

È il solo attore di Hollywood, insieme a Rodolfo Valentino, ad essere omaggiato e pubblicamente ricordato, attraverso rassegne, conferenze e film, ogni anno, puntualmente nell’anniversario della sua morte.

«Il mio grande rammarico è di aver perso troppo tempo interpretando ruoli che non dicevano nulla. Avrei preferito vestire i panni di personaggi che avevano qualcosa da dire»

FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – cinekolossal


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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

19 pensieri riguardo “Tyrone Power, l’eroe malinconico”

  1. Sono sempre molto interessanti questi tuoi articoli che raccontano gli attori, In questo caso, un uomo piuttosto interessante direi così tanto per usare un termine corretto 😉 Buon proseguimento di giornata cara Raffa 🏵️

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