Attore di grande talento, adatto ad ogni genere, ha purtroppo vanificato la propria carriera inseguendo più i contratti che non la qualità dei film interpretati. Non si è mai rifiutato di interpretare pellicole di serie B, collezionando nella sua carriera oltre 200 film, comprese regie, produzioni e partecipazioni a serial televisivi e film-TV; tutto nell’arco di 55 anni di professione.

Il suo vero nome era Alfred Reginald John Truscott-Jones, ma scelse come nome d’arte Milland in onore alla sua regione di provenienza, Mill Lands, in Galles, dove era nato il 3 gennaio 1907. Cresciuto studiando in casa e poi frequentando la scuola privata King’s College School di Cardiff, negli anni della sua gioventù aveva lavorato presso la fattoria di suo zio, per poi prestare servizio presso la Cavalleria della Guardia Britannica, ma stanco di quest’esperienza, decise di tentare quella artistica.
Esordì in alcune piccole parti nei primi film sonori inglesi, tra cui la prima versione de Il traditore (1929), fino al primo ruolo da protagonista maschile in The Lady from the Sea (1929), dopo il quale si trasferì a Hollywood, sotto contratto con la MGM che gli affidò parti di secondo piano in numerosi film. Torna poi in Inghilterra, ma il cinema inglese non gli consente di emergere; quindi, prova ancora Hollywood e questa volta riesce ad affermarsi grazie ad un lungo contratto che lo lega per quasi vent’anni alla Paramount, la quale lo annovera tra i suoi attori principali.

Seguirono parti di comprimario in film di routine, e di attor giovane in commedie, fino al definitivo successo in Che bella vita (1937). Nel 1939 tornò brevemente in Gran Bretagna per interpretare Il francese senza lacrime (1940), che gli procurò lusinghieri consensi anche da parte della critica. Rientrato a Hollywood, fu il protagonista di Arrivederci in Francia (1940), commedia romantica a fianco di Claudette Colbert, e di Vento selvaggio (1942), kolossal di Cecil B. De Mille.

Era molto sportivo, esperto di scherma, boxe, equitazione e tiro a segno, oltre che un appassionato paracadutista amatoriale. Nel 1941, durante le riprese de I cavalieri del cielo, andò con un pilota a fare un volo per testare l’aereo per le riprese. Mentre era in aria, Ray decise di fare un lancio con il paracadute ma, poco prima che potesse lanciarsi, l’aereo cominciò ad avere problemi e il pilota gli disse di non saltare perché stavano finendo la benzina e aveva bisogno di atterrare. Una volta a terra, quando Ray cominciò a raccontare di come avrebbe voluto lanciarsi, l’attrezzista sbiancò. Il paracadute indossato da Milland era infatti solo un oggetto di scena, non si sarebbe mai aperto.

Quella non fu l’unica volta in cui sfiorò la tragedia. Due anni prima, nel 1939, aveva avuto un incidente quasi mortale sul set di Hotel Imperial. Una scena lo richiedeva alla guida di una carica di cavalleria attraverso un piccolo villaggio. Essendo un abile cavallerizzo, e forse anche un po’ troppo sicuro di sé, Milland insistette per girare lui stesso questa scena. Mentre stava facendo un salto col cavallo, il sottopancia si ruppe e la sella si staccò, facendolo volare dritto contro un mucchio di mattoni accatastati. Rimase ricoverato in ospedale per settimane, con fratture e lacerazioni multiple al cranio.

Nel 1942 Milland interpretò il primo film interamente diretto da Billy Wilder, la commedia brillante Frutto proibito, accanto a Ginger Rogers. Grazie a questa felice collaborazione, Wilder lo volle come interprete principale di Giorni perduti (1945), affidandogli il ruolo di uno scrittore in crisi che si dà all’alcol. Nonostante l’argomento del film non fosse facile per l’epoca, la pellicola riscosse un enorme successo di pubblico e di critica, e Milland mostrò tutto il suo talento, allontanandosi dai ruoli leggeri in cui fino ad allora il pubblico lo aveva visto e acclamato.

In realtà fu proprio Wilder a volere Milland per quel ruolo, perché i produttori avrebbero voluto Cary Grant, che al regista non piaceva. Il film valse a Milland il premio Oscar come miglior attore protagonista e gli permise di acquistare maggior prestigio e considerazione: da qui in avanti registi come Hitchcock, Farrow, Lang si affidarono a lui per i ruoli principali in svariati film noir. Rimane famoso nella storia del premio Oscar il brevissimo discorso con cui Milland lo accettò: salito sul palco e presa la statuetta dalle mani di Ingrid Bergman, disse soltanto “Grazie mille, sono davvero onorato”, prima di scendere di corsa dal palcoscenico e dileguarsi.

Dopo questa interpretazione, che aveva rivelato il suo talento drammatico, gli furono offerti spesso ruoli di omicida o presunto tale, a cominciare da Il tempo si è fermato (1948), di John Farrow, in cui Milland interpreta un giornalista accusato di omicidio che cerca disperatamente di smascherare il vero assassino. Dopo il divorzio dalla Paramount nel 1953, Milland trovò parti più interessanti in film di qualità come Il delitto perfetto (1954) di Alfred Hitchcock, in cui interpretò un ex campione di tennis che progetta l’assassinio della ricca moglie, o L’altalena di velluto rosso (1955), in cui interpretò l’architetto Stanford White, al centro di un famoso caso di omicidio realmente accaduto.

Milland riuscì anche a passare dietro la macchina da presa, dirigendo alcuni interessanti film a basso costo, tra cui il western Gli ostaggi (1955) e il fantascientifico Il giorno dopo la fine del mondo (1962); ma continuò a lavorare anche per il teatro e la televisione, regalando preziosi cameo come in Love Story (1970), dove interpreta il padre di Ryan O’Neal. Come molti altri attori hollywoodiani al tramonto, partecipò a qualche episodio della serie Colombo, accanto a Peter Falk, ovviamente nel ruolo di assassino.

Nel 1974 pubblicò la sua autobiografia, intitolata Wide-Eyed in Babylon, mai tradotta in italiano. L’attore si era sposato nel 1932 con Muriel Frances Webber, ed è rimasto con lei fino alla morte, avvenuta nel 1986. La coppia ha cresciuto due figli: Daniel, nato nel 1940, e Victoria, adottata nella seconda metà degli anni ’40.

Ray Milland è morto il 10 marzo 1986, all’età di 79 anni, a causa di un tumore ai polmoni. Seguendo le sue volontà, la famiglia non ha tenuto alcun funerale e ha fatto cremare il suo corpo, spargendone poi le ceneri nell’Oceano Pacifico.

«Ho imparato che, nel nostro mestiere, bisogna sapersi adattare, come nella vita. Non si può pretendere di avere parti da protagonista se si è ormai anziani.
Bisogna fare quello che si può»
FONTI: cinekolossal – notiziecinema.it – IMDb
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Meno male che stava finendo il carburante.
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😀
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Si vede che non era ancora la sua ora.
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Buon girono 1 Un vero mito
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Buongiorno a te
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Non è la prima volta che nei tuoi racconti leggo “i produttori avrebbero voluto Cary Grant”.
Sembra che non lo volesse nessuno, in realtà 😀
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Hai ragione, chissà forse con i registi era un po’ ribelle.
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Una volta hai detto che “costava troppo”, mi pare…
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Certo, può anche essere, ma in questo caso era il regista a non volerlo, mentre i produttori lo avrebbero pagato volentieri.
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Buongiorno Raffa
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Buongiorno Paola
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Ricordo questo attore, ma l’ho visto soltanto nei film in cui era già attempato.
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Anche io. Di solito passano Il delitto perfetto di Hitchcock.
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Interesting post!
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Thanks
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He was an excellent actor ! Well shared.👍
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Personalmente non lo ricordo neppure nella serie di Colombo eppure di questa serie ne ho visti a gogo quando ero ragazzina, si vede che ho la mente corta 😑 Tramite i tuoi post riesco a farmi una cultura cinematografica della quale sono piuttosto scarsa 😉 Buon proseguimento di serata cara Raffa 🌼
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Grazie Giusy, buona serata anche a te ✨
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Grazie 😉
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non credo di esagerare quando dico di non averlo mai visto da nessuna parte 😶🌫️
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I film quando era giovane, neanch’io. Ma almeno Il delitto perfetto di Hitchcock…
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