Figura leggendaria del noir anni ’40, fu protagonista carismatico di un certo cinema del terrore, non propriamente horror, ma di connotazioni senza dubbio spaventose. Il corpo goffo e tarchiato, la voce stridula, un volto sgraziato, dagli occhi troppo grandi e sporgenti, capaci di trasmettere una perfetta maschera di innocenza e, allo stesso tempo, sguardi di sinistra e subdola minaccia: queste caratteristiche ne fecero il protagonista perfetto del primo film sonoro di Fritz Lang, M, il mostro di Düsseldorf (1931).

L’immagine quasi diabolica, ma al tempo stesso infantile, di questo assassino pedofilo diventò per Lorre una maschera di follia e perversione, che gli restò appiccicata per quasi tutta la sua carriera, con una varietà di toni che spaziarono dal macabro al grottesco.
Il suo vero nome era László Löwenstein, nato il 26 giugno 1904 a Rosenberg, nella parte ungherese dell’impero austro-ungarico, odierna Slovacchia. Studia psicoanalisi all’università di Vienna e, terminata la facoltà, inizia a lavorare in banca, da impiegato, ma il suo desiderio è poter confrontarsi con lo spettacolo e tutto ciò che gravita nella sfera artistica. Prova quindi il teatro viennese e con buoni risultati debutta poi in Svizzera, a Zurigo, per poi proseguire in tournée a Breslavia, Ingolstadt e in giro per l’Europa dell’Est in città di lingua tedesca, fino ad approdare a Berlino nel 1928.

Il passo verso il cinema è ormai brevissimo e, dopo un debutto senza accredito, viene scelto da Lang per il suo mostro di Düsseldorf, che lo porta immediatamente ai massimi vertici della notorietà, praticamente in tutto il mondo. Tale improvviso successo lo spinge, nel giro di due anni, a interpretare oltre una dozzina di film, per la verità tutti anonimi e in cui il suo talento è sprecato. Nel 1935, con Hitler al potere, fugge dalla Germania e va in Inghilterra, dove ha modo di interpretare un giallo di Alfred Hitchcock, la prima versione de L’uomo che sapeva troppo (1934), e una spy story dello stesso regista inglese, L’agente segreto (1935).

In seguito a questa esperienza studia la lingua inglese e raggiunge poi gli Stati Uniti, pronto a tuffarsi nei meandri hollywoodiani. Il suo primo film americano, Amore folle (1935), lo porta a contatto diretto con il genere horror. Il personaggio del sadico chirurgo Gogol, che Lorre interpreta con straziante dolcezza, pazzo d’amore per la moglie di un pianista a cui ha trapiantato le mani, trasformò l’attore in un’icona del cinema di genere macabro, e da qui in avanti fu richiesto da tutti gli studios di punta, MGM, Columbia, Fox, Warner Brothers, per interpretare ruoli arcigni e ossessivi in thriller, noir e crime movie.

Nello stesso anno è diretto da Josef von Stemberg in Ho ucciso!, tratto da Delitto e castigo di Dostoevskij, prova ancora una volta eccellente in un film tutto sommato trascurabile. Dal 1937, entra in una fase convenzionale attraverso il personaggio dell’esotico Mr. Moto, interpretato in 8 film quasi consecutivi prodotti dalla 20th Fox.

Dall’inizio degli anni ‘40, decennio per lui esemplare, la sua figura comincia pian piano a trasformarsi. La capacità di dare sottili sfumature alla propria recitazione, è senza alcun dubbio la chiave del successo; tutti i ruoli di cattivo hanno un tocco oscuramente umoristico e, allo stesso tempo, le sue interpretazioni sono tali da creare nel pubblico la giusta tensione emotiva. Nel 1940 interpretò l’oscuro assassino de Lo sconosciuto del terzo piano di Boris Ingster, che segnò il suo ritorno all’immagine di delinquente infido e diabolico.

Si aprì così un nuovo periodo di popolarità per l’attore, che costruì una galleria di atipici fuorilegge: il diabolico bandito ungherese sfigurato ne L’uomo dalla maschera (1941) di Robert Florey e, soprattutto, l’effeminato gangster Joel Cairo, antagonista di Humphrey Bogart ne Il mistero del falco, il capolavoro noir che l’esordiente John Huston trasse dal romanzo di D. Hammett. E poi, uno dopo l’altro, Casablanca (1942), La croce di Lorena (1943), La maschera di Dimitrios (1944), Arsenico e vecchi merletti (1944), Incatenata (1946), Il mistero delle cinque dita (1946), sono tutti autentici successi, accompagnati da stupende interpretazioni.

Negli anni ‘50, causa problemi di salute, le sue prestazioni iniziano a diradarsi, ma nei pochi film che riesce a interpretare, assieme a diversi lavori televisivi, mostra degli accenti brillanti e a volte comici fino ad allora tenuti nascosti. Nel 1951, torna brevemente in patria, dove ha modo di dirigere se stesso nella sua unica regia, Un uomo perduto, atto d’accusa contro la Germania nazista. Prova delle sue latenti capacità di interprete si ritrovano nel disneyano 20000 leghe sotto i mari (1954) e, soprattutto, ne Il marmittone (1957) dove in coppia con Jerry Lewis sfoggia alla grande il suo talento più ironico.

Tuttavia non riuscì più a imporsi come protagonista, anche perché il genere di cui era stato una delle icone, il noir, volgeva ormai al tramonto. L’ultima fase della carriera vide Lorre come sopravvissuto della vecchia Hollywood prendere parte insieme a Vincent Price alle parodie del cinema horror che il produttore e regista Roger Corman trasse dai racconti di E.A. Poe, I racconti del terrore (1962) e I maghi del terrore (1963): un ironico ma evidente viale del tramonto, che l’attore affrontò facendo uso di alcol e stupefacenti, minando velocemente la sua salute. Peter Lorre muore d’infarto a 59 anni, il 23 marzo 1964, dopo aver terminato le riprese di Jerry 8¾, ancora una volta accanto a Jerry Lewis.

«La mia famiglia voleva che mi dessi all’arte, mi spingeva a dipingere, ma non voleva che mi avvicinassi al teatro. Questo, naturalmente, fece sì che mi appassionassi al teatro»
FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – cinekolossal
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grandissimo attore, lo ricordo in M il mostro di Dusseldorf e in Mr. Moto, dove interpretò un detective giapponese
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Infatti era un grande che è stato confinato in un genere particolare, ma avrebbe potuto dare molto di più.
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Lo ricordo in ventimila leghe sotto i mari.
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Io invece me l’ero dimenticato. L’ho scoperto facendo ricerche per la monografia.
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Io non lo conoscevo, ma vedendo i film citati, quello l’avevo visto.
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Sì che lo ricordo buongiorno Raffa
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Buongiorno Paola.
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Buon giorno 1 Da qualche parte l’ho visto
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Buongiorno a te.
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Lo ricordo!!!
Buona giornata 🌺
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Anche a te una bella giornata 🌞
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🙏🤗🙏
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Non ricordo di aver visto suoi film, però il suo volto l’ho visto passare tante volte.
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E’ un viso caratteristico, che resta impresso.
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Lo ricordo per questi film “L’uomo che sapeva troppo” e “L’uomo della maschera” 😉Ogni tanto seppur raramente, qualcosa ricordo anch’io per i film che ho visto, eh ognuno ha le propri passioni 😊 Buona serata cara Raffa 🌼
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Grazie, Giusy, buona serata anche a te. 🌷
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visto e adorato ovviamente nel mostro di dusseldorf, ma per ora ancora mai visto altrove
grande espressività cmq, anche dalle foto
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Ho visto “M, il mostro di Düsseldorf” (l’unico film di Lang che ho visto finora), e mi piacque tantissimo; non sapevo, invece, che ci fosse stata una prima versione de “L’uomo che sapeva troppo”, né ricordavo che Peter Lorre avesse partecipato a “Casablanca”. Grazie, buona serata!
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