Locandine

Il cinema europeo

Dopo aver visto l’evoluzione delle locandine negli Stati Uniti e in Italia, dalla nascita del cinema fino al periodo d’oro di Hollywood, facciamo un rapido viaggio attraverso l’Europa per vedere come l’arte dell’illustrazione cinematografica sia stata influenzata dal gusto estetico di ogni Paese e dai suoi mutamenti sociali e politici.

Germania

Tra la fine della Prima Guerra Mondiale e l’avvento del Nazionalsocialismo, si sviluppò in Germania la corrente artistica denominata Espressionismo. In questo arco di tempo il governo tedesco sovvenzionò attraverso l’UFA, la compagnia cinematografica istituita nel 1917, la produzione di circa 200 film all’anno, ma solo una piccola parte aveva effettivo interesse artistico.

Il primo esempio di cinema espressionista fu Il gabinetto del Dottor Caligari (1919), diretto da Robert Wiene. Si racconta di un imbonitore da fiera che, identificatosi con un ipnotizzatore del ‘700, fa compiere azioni delittuose a un sonnambulo di cui controlla la volontà. La storia è supportata da una scenografia inquietante, opera di Hermann Warm: l’artista credeva che i film dovessero essere disegni portati in vita. I suoi set, caratterizzati da forme zigzaganti dalla prospettiva distorta, furono facilmente riprodotti sulla locandina da Erich Stahl e Otto Arpke: il disegno rappresenta la fiera tra tende triangolari e altissimi cappelli a tuba, in perfetto stile espressionista.

Altro film espressionista di questo periodo è Il golem (1920), di Paul Wegener: nella Praga del 500, un rabbino plasma con l’argilla un gigantesco golem, un automa potentissimo che dovrebbe aiutare la comunità ebraica. Quando però la figlia del rabbino, della quale si è innamorato, lo respinge, il golem si ribella al suo creatore. La locandina, di autore sconosciuto, ricorda lo stile di Munch: i palazzi del ghetto sembrano gridare il titolo del film, mentre il golem appare schiacciato dalle architetture.

Nel 1924 il regista tedesco Fritz Lang visita New York e rimane colpito dai grattacieli e dalle luci al neon che illuminano il cielo notturno. Da questa esperienza nascerà tre anni dopo il capolavoro di fantascienza Metropolis. Gli elementi espressionisti del film sono ricordati dal manifesto di Neudamm, un grafico del reparto pubblicità dell’UFA. E’ la locandina che fece il giro del mondo, la più conosciuta. Il secondo manifesto, invece, a destra nella foto, è quello più futurista, che circolò solo all’interno della Germania. Con l’avvento del Nazismo nel 1933, che prese tra l’altro il controllo dell’UFA, l’Espressionismo e qualsiasi sua declinazione, cessarono di esistere.

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Polonia

Dopo la liberazione dal giogo nazista, nel panorama cinematografico europeo emersero nuovi stili, e molti dei migliori manifesti si svilupparono nella scuola polacca. Nella piccola città di Lodz fu fondata la Film Polski, con lo scopo preciso di creare un nuovo linguaggio grafico per la promozione dei film, in alternativa agli inaccettabili manifesti americani, che esibivano donne e armi. Nel 1946 fu chiesto a due affermati grafici, Eryk Lipinski (1908-1991) e Henryk Tomaszewski (1914-2005), di realizzare una serie di locandine, e da questo nacque una vera e propria tradizione.

A Tomaszewski fu chiesto di disegnare la locandina per l’uscita polacca di Narciso Nero (1947), film con Deborah Kerr che racconta le disavventure di un gruppo di suore inglesi inviate ad aprire un convento sull’Himalaya. Mentre il manifesto americano mostrava in primo piano l’immagine della protagonista in abito da suora, Tomaszewski disegna in modo stilizzato la figura di una giovane ragazza himalayana.

Mentre il governo comunista esercitava un controllo sempre più rigido sulla cultura del paese, la progettazione dei manifesti cinematografici diventò sempre più importante per la relativa libertà creativa che poteva dare agli artisti. Le locandine non erano utilizzate per attirare la gente nei cinema, che erano sempre pieni, ma erano considerate come una forma di educazione per le masse, che poteva raggiungere anche i centri più sperduti.

Tra gli artisti più significativi di questo periodo si ricordano Wiktor Gorka (1922-2004), Waldemar Swierzy (1931-2013) e Roman Cieslewics (1930-1996). Gorka progettò, tra le altre, la locandina per l’uscita polacca di 2001 Odissea nello spazio (1968), in cui trasforma il computer Hal in un viso umano, e la sua opera più famosa, il manifesto per il film Cabaret (1973), in cui posiziona efficacemente le gambe delle ballerine a formare una svastica, con al centro il ritratto stilizzato del protagonista Joel Grey.

I primi manifesti cinematografici di Waldemar Swierzy presentavano uno stile pieno di colore e humour, come è evidente nella locandina per l’uscita polacca de La legge è legge (1958), con Fernandel e Totò (a sinistra). Ma il continuo desiderio di cambiare e di sperimentare lo portò negli anni ’60 ad avvicinarsi all’arte pop. Ne è un esempio il manifesto di Midnight cowboy (Un uomo da marciapiede) del 1969, dove la fortissima immagine delle labbra rosse, evidenziate sul viso oscurato, riassume benissimo la figura del protagonista come dispensatore di piacere sessuale.

Cieslewics, invece, è famoso per il poster disegnato per l’uscita polacca del film La donna che visse due volte (1959) di Hitchcock: l’immagine macabra del teschio rimanda chiaramente al tema dell’omicidio, mentre i cerchi concentrici sulla testa sono forse una derivazione del poster originale disegnato da Saul Bass. Degno di nota anche il manifesto disegnato da Bronislaw Zelek per l’uscita del film Gli uccelli (1963) sempre di Hitchcock: l’illustratore converte la singola parola “ptaki” (uccelli in polacco) in una scritta ossessiva, in cui è stampata ripetutamente, generando così il concetto, voluto dal regista, di una paura astratta ma terrificante.

Dopo l’inizio degli anni ’70 l’influenza occidentale prese il sopravvento, portando a un generico stile europeo. I distributori di film commerciali preferivano uno stile che facesse più presa sul pubblico, che fosse più comprensibile, e utilizzavano perciò locandine uguali in tutto il mondo; il manifesto cinematografico polacco restò relegato nei cinema d’essai, e gli illustratori tornarono alle locandine teatrali.

La prossima volta parleremo del cinema inglese e degli Ealing Studios.

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Indice della rubrica Locandine

FONTI: Alessandra Rostagnotto, Dal manifesto pubblicitario al poster da collezione


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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

36 pensieri riguardo “Locandine”

    1. Infatti sono rimasta sorpresa anch’io, perché davvero tutte queste locandine si discostano molto da quelle che conosciamo. Pensa anche 2001 odissea nello spazio o i film di Hitchcock, che sembrano film horror.

      Piace a 1 persona

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