Robert Siodmak, maestro delle ombre

Nasce a Dresda l’8 agosto 1900. Quando Robert è ancora in fasce, il padre si trasferisce negli Stati Uniti, a Memphis, per commerciare pellicce. Questo fatto alimenta l’errata convinzione che il regista sia nato a Memphis, come il fratello Curt. La sua infanzia è difficile a causa del carattere autoritario del padre che lo rinchiude in un collegio per i cattivi risultati scolastici. La madre, cacciata dal marito per infedeltà, muore all’età di 39 anni. Il padre ritorna in Germania dove il regista trascorre l’adolescenza. Terminati gli studi all’Università di Marburgo, diventa impiegato di banca.

Dalla metà degli anni ’20 fu a Berlino insieme al fratello Curt, sceneggiatore e regista, e nella capitale fu attivo nel cinema con varie mansioni, lavorando come traduttore di didascalie, aiuto-regista, montatore, sceneggiatore e attore. Nel 1930 esordisce come regista con il film Uomini di domenica, un lungometraggio sperimentale, scritto insieme al fratello Curt, con attori presi dalla strada. Costretto all’emigrazione dal nazismo, per le sue origini ebraiche, fu uno dei nomi più noti della diaspora culturale e artistica dall’Europa negli Stati Uniti, dopo l’ascesa di Hitler.

Dopo essere fuggito nel 1932 in Francia, dove dirige opere di genere diverso, nel 1940 giunge negli Stati Uniti dove comincia a lavorare con la Paramount e con la Universal, girando prevalentemente thriller, genere in cui lui dà il meglio di sé, affermandosi a Hollywood soprattutto come autore di film noir. Thriller, horror e ogni genere che riconduca a situazioni drammatiche accentua maggiormente la capacità creativa del regista; ma è nel noir che Siodmak si sente a suo agio come in nessun altro contesto, ed è proprio qui che mette a segno i suoi colpi migliori.

Siodmak applicò il suo talento visivo soprattutto alla costruzione di thriller e noir immersi in atmosfere ossessive, spesso costruite come incubi allucinati, coniugando la suspense psicologica con i chiaroscuri di marca espressionistica. Accoglie l’avvento del sonoro con entusiasmo, intuendone le enormi potenzialità. La donna fantasma del 1944, La scala a chiocciola del 1946, e Lo specchio scuro, dello stesso anno, sono i suoi capolavori. Sempre nel 1946 firma I gangsters, tratto dal racconto di Hemingway, che ottiene uno strepitoso successo di cassetta e una candidatura all’Oscar.

Firma ancora L’urlo della città (1948) e Doppio gioco (1949). Cambia quindi decisamente genere, portando sullo schermo il miglior film di pirati in chiave ironica che sia mai stato girato, Il Corsaro dell’Isola Verde (1951), interpretato da un acrobatico Burt Lancaster. Sarà questo il suo ultimo successo internazionale. Cineasta dallo stile camaleontico e versatile, si adattò ai diversi generi sempre con ottimi riscontri di pubblico, finendo con l’identificarsi soprattutto con il noir, in cui aggiunse al complesso articolarsi delle vicende, lo spessore psicologico dato ai personaggi.

Caratteristiche riconoscibili della sua produzione sono la ricchezza di sfumature dell’illuminazione, l’inventiva delle soluzioni sonore e la varietà dei movimenti di macchina. Ad esempio, ne La scala a chiocciola, l’illuminazione, che crea violenti contrasti, varia con lo stato psicologico dei personaggi, mentre ne Lo specchio scuro il sonoro muta con le condizioni psichiche delle protagoniste, due sorelle gemelle entrambe interpretate da Olivia De Havilland, una delle quali è una folle assassina.

Una sua caratteristica stilistica fu la capacità di articolare uno sviluppo narrativo nella costruzione di una sola inquadratura, senza frammentare lo spazio attraverso il montaggio. Nel caso dei noir, questo artificio determinò la creazione di suspense attraverso la puntuale collocazione del punto di vista dei personaggi. Tornato in Germania dopo la fine della guerra, con il suo primo film realizzato in patria, I topi (1955), vinse l’Orso d’oro al Festival del cinema di Berlino, mentre nel 1958 il suo lungometraggio Ordine segreto del III Reich fu nominato agli Oscar come miglior film straniero.

Continuò a lavorare, con sempre minore successo, fino alla fine degli anni ’60, poi si ritirò in Svizzera, dove morì il 10 marzo 1973, poche settimane dopo la morte della moglie.

«Ogni film è come una tela bianca per il pittore: sta al regista scegliere le luci e le ombre giuste per rappresentare
quello che ha in mente»

FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – comingsoon


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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

25 pensieri riguardo “Robert Siodmak, maestro delle ombre”

  1. Molto interessante! Fra un po’ dovrò immergermi nello studio del fratello Curt, che adorava i cervelli! (da un suo romanzo breve, con il cervello di un criminale tenuto in vita che fa mille danni, sono nati molti più film di cervelli scorporati di quanto sia lecito immaginare ^_^)
    Robert a quanto leggo era più amante del noir e del thriller, peraltro con ottimi risultati: mi immagino le cene di Natale, fra racconti di assassini e di cervelli rubati 😀

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    1. Ti dirò, nella mia ignoranza ignoravo l’esistenza del fratello, poi guardando la sua filmografia ho capito perché 😛.
      Decisamente noir e thriller sono più nelle mie corde…

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    1. Sono film che adoro e che rimpiango, perché noir così non se ne fanno più. Mancano sceneggiatori, registi e anche attori all’altezza. E’ un cinema usa e getta quello di adesso.
      Io stessa che parlo anche di film più moderni, poi mi chiedo se tra 50 anni ne resterà traccia.

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            1. Se in futuro gli dedicherai un post ti prego di darmi il link della tua recensione, per favore: non voglio rischiare di perdermela.
              Rileggendo le tue risposte precedenti mi è venuta in mente una domanda: quali film usciti ultimamente (facciamo dal 2000 in poi) a tuo giudizio non cadranno nel dimenticatoio neanche tra 50 anni?

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            2. Presa così, mi vengono in mente più che altro film degli anni ’90, certe belle commedie sentimentali come Harry ti presento Sally o thriller come I soliti sospetti. Film come Forrest Gump o The truman show hanno sicuramente innovato e possono essere considerate pietre miliari. Ma di recenti sai che non me ne viene nessuno? Forse Love actually che fa il paio con Quattro matrimoni e un funerale. Mi hai fatto venire in mente di girare la domanda ai miei lettori, e vediamo cosa ne viene fuori…

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            3. A me invece di primo acchito viene in mente un altro film con Keira Knightley, Tutto può cambiare. Evidentemente quest’attrice sa scegliersi i copioni. 🙂 Girami il link anche del post in cui fai la domanda ai tuoi lettori, per favore! 🙂

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