Omonimo di una pellicola più recente, di argomento totalmente diverso, questo film è un affascinante cocktail di generi diversi, dal mistery al thriller psicologico, con contaminazioni romantiche ma non sdolcinate. La critica lo ha disapprovato proprio per aver messo troppa carne al fuoco, senza mai decidersi sul registro da seguire, mentre personalmente l’ho trovato interessante proprio per aver saputo mescolare le carte in tavola rendendo il colpo di scena finale ancora più imprevedibile ed emozionante. Se siete attratti dalle atmosfere misteriose di Shyamalan e dalle storie in cui i dettagli e gli indizi continuano ad aggiungersi uno dopo l’altro, apparentemente senza un senso, per poi riannodare solo alla fine tutti i fili pendenti, questo film potrebbe piacervi.

Dopo un disastro aereo di cui sono ignote le cause, a una giovane psicologa viene affidato un gruppo di pazienti sopravvissuti, apparentemente per aiutarli a superare il trauma dell’incidente. Ben presto, però, la donna comincia a sospettare che qualcuno li controlli e che lo scopo della terapia sia in realtà scoprire quanto i sopravvissuti ricordano dell’incidente, per aiutare la compagnia aerea a nascondere le proprie responsabilità. Alcuni pazienti, infatti, ricordano un’esplosione, ma non tutti sembrano d’accordo.

Nel frattempo la psicologa si lega in modo particolare ad uno dei sopravvissuti, da cui si sente attratta, pur essendo frenata dalla sua condizione professionale. Dopo un certo numero di sedute, i partecipanti alla terapia di gruppo cominciano a sparire uno dopo l’altro, senza più dare notizia di sé, e la psicologa teme che ci sia di mezzo la compagnia aerea, che vuole impedire di arrivare alla verità sull’incidente. Continuando ad indagare, con l’aiuto anche del giovane paziente con cui ha intrapreso una relazione, scoprirà una verità ben più difficile e dolorosa da accettare. Il finale però apre la porta alla speranza ed è estremamente consolatorio.

Il film può considerarsi in qualche modo il remake di una pellicola del 1981, Survivor – L’aereo maledetto, diretto da David Hemmings con Robert Powell, ma mentre l’originale era un giallo contraddistinto da uno spiccato gusto horror macabro, secondo le tendenze del periodo, questo rifacimento se ne allontana decisamente. Nell’originale, l’unico sopravvissuto all’incidente aereo è il pilota, che in un atmosfera di mistero e suspense crescenti indaga sulle cause del disastro, fino a portare alla luce il responsabile dell’esplosione. Solo alla fine, dopo aver determinato la verità, si scoprirà che il pilota in realtà… non ve lo dico, tanto non ha a che fare con il remake.

Passengers ha in comune con l’originale solo la premessa dell’incidente aereo e in un certo senso il finale, ma si arricchisce di un accurato studio psicologico dei personaggi, che lo rende molto più intrigante e coinvolgente sul piano emotivo, soprattutto quando accompagna lo spettatore, con delicatezza e commozione, al colpo di scena finale, mentre manca del tutto il gusto inquietante del macabro.
Del resto il regista è quel Rodrigo Garcia che si è dimostrato più volte un raffinato indagatore dell’animo umano, già dal suo esordio con Le cose che so di lei e 9 vite di donna, e che in seguito ci ha regalato Mother and Child, oltre ad aver curato per la televisione la serie rivelazione In treatment. Il cast di cui si avvale non è eccezionale, ma gli attori sono tutti abbastanza in parte: Anne Hathaway, nel ruolo della psicologa, mostra forse un po’ troppa fragilità emotiva per guidare una terapia di gruppo che dovrebbe aiutare ad affrontare lo stress post traumatico di un disastro aereo; più intenso e complesso il personaggio interpretato da Patrick Wilson, che cerca di comprendere cose incomprensibili mentre ancora si deve riavere dalla sorpresa di essere sopravvissuto.


Accanto a loro attori del calibro di Dianne Wiest e Andre Braugher completano il quadro, supportando al meglio i due protagonisti, con un contributo che non passa inosservato. Nella parte del pilota, David Morse si barcamena con la sua espressione sempre un po’ disorientata, amplificando il senso di mistero.

Quello che secondo la critica ufficiale è il peggior difetto del film è l’eterna indecisione della vicenda tra il poliziesco, la commedia romantica e le atmosfere paranormali, per cui lo spettatore resterebbe disorientato e perderebbe interesse. Io, che vado spesso controcorrente, l’ho trovato invece molto ben equilibrato tra i vari generi, perché parte come un thriller, forse anche un po’ stereotipato, dove il centro della storia sembra essere il mistero dell’incidente aereo, con annesse teorie complottiste sulle vere cause da nascondere, poi condisce la storia con qualche sfumatura romantica, che più avanti si scoprirà non fine a se stessa, e infine ha improvvisamente una virata del tutto inaspettata, dove ogni tessera del puzzle trova il suo posto e tutti i dettagli, che apparivano privi di senso, mostrano la loro logica.

Solo alla fine tutto ha un senso, ovviamente in una logica che non è sicuramente razionale, ma metafisica. Alla fine, tutta la vicenda va rivista e riconsiderata, e solo allora si rivela, in tutta la sua meraviglia, il sottile lavoro d’ordito del copione. In un certo senso Passengers si può considerare un film terapeutico, che parla a ognuno di noi della vita e della morte, e delle misteriose connessioni tra l’una e l’altra. Se avete amato Il sesto senso non potrete non amare questo film. Certo Garcia non è Shyamalan e non cerca neppure di esserlo, ma dimostra di saper gestire con grande abilità le dinamiche psicologiche che sussistono tra i personaggi e di saper condurre lo spettatore con grazia nel mondo del fantastico, giocando sulle suggestioni e creando un’atmosfera carica di spiritualità, che risolleva l’animo liberandolo dalle angosce terrene.
devo dire che concordo assolutamente con te ed è per questo che quando andavo (spero di andarci ancora) al cinema o guardo un film in streaming non leggo mai le critiche, con le quali raramente sono d’accordo. a me è piaciuto, che poi questo mescolare tra vari generi è diventato di moda nelle serie tv e poi devo dire che ho trovato bravissima Dianne Wiest , una attrice che riesce sempre ad esserci! bravissima Raffa e buona giornata
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Sono felice di trovare qualcuno che è d’accordo. Oggi sono andata proprio controcorrente…
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E fai bene io prediligo sempre andate contro mano! E ti dirò quando il consenso è troppo ampio mi viene l’orticaria!’😋
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mi manca ma sembra molto interessante
se non avessi scritto che è un finale che risolleva le speranze avrei proposto che fossero morti tutti quanti, un po’ come un recente film horror ambientato in un aereo in volo
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Non ti dico niente per non rovinare la sorpresa, ma guardalo, se riesci a trovarlo, poi mi dici.
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eh, non ci ho voglia
se lo trovo tra tv, timvision e raiplay allora lo guardo 🙂
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Non visto….sto gustando Luther!👏👏👏👏che genere è? Ho saltato alcuni pezzi perché non voglio essere spoilerata….
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E’ un thriller psicologico paranormale, tipo Il sesto senso…
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Bellooooo!
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A mio avviso era un film davvero interessante che però poteva essere strutturato meglio. Il fatto che abbia così tanti elementi di per se non è un difetto, anzi se gestito bene può portare tantissimi vantaggi. Il problema secondo me è che tutti questi elementi non sono stati amalgamati in maniera corretta. Altrimenti poteva essere veramente una vera sorpresa.
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Sicuramente ha pagato pegno anche nei confronti de Il sesto senso e altri film che avevano già sfruttato quell’elemento sorpresa.
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