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E venne il giorno (2008)

Difficile dimenticare alcune delle scene di questo film, tra le più disturbanti e agghiaccianti del cinema horror di tutti i tempi. Non ci sono mostri, qui, non c’è sangue quasi per nulla, niente zombi che ti inseguono per mangiarti il cervello, né serial killer che vogliono farti a pezzi. Eppure si avverte la paura vera, quel senso di angoscia che ti paralizza, di fronte a un nemico a cui non si può sfuggire. Ed è ancora più pericoloso e temibile perché non si vede, non si sa cosa sia, come colpisca e perché; si muove col vento e trasforma lo stormire delle fronde degli alberi nello squillo di tromba dell’Apocalisse.

All’improvviso nelle maggiori città americane alcune morti strane e inquietanti sconvolgono l’opinione pubblica e seminano il panico. Persone apparentemente tranquille e normali, si tolgono inspiegabilmente la vita, da New York sino a Philadelphia, poi via via in provincia e in tutta la costa Est degli Stati Uniti. Non posso non citare la scena degli operai del cantiere che improvvisamente, senza motivo né preavviso di alcun tipo, si gettano dall’alto delle impalcature, precipitando impassibili, come tanti manichini, senza neppure un grido.

È una scena che trovo geniale e terrificante nello stesso tempo, sicuramente molto più impressionante di qualunque effetto splatter. Di fronte al degenerare della situazione, la gente si chiede cosa stia succedendo.  Le ipotesi si rincorrono, e nessuna è rassicurante: terrorismo, misteriosi esperimenti, o addirittura un’invasione aliena. L’unica cosa certa è che qualcosa nell’aria contagia le persone, le ipnotizza e le rende simili ad automi privi di volontà, in preda ad irrefrenabili pulsioni di morte. Cosa si può fare? La prima idea è la fuga dalla città, pensando a qualche inquinamento dell’aria, ma in campagna le cose non vanno meglio, anzi l’effetto sembra peggiorare.

Tra i tanti che fuggono c’è anche il professor Elliot, docente di fisica, e la moglie, che lasciano Philadelphia insieme all’amico Julian e alla sua figlioletta Jess, cercando rifugio nelle fattorie della Pennsylvania. I fenomeni però continuano a ripetersi, finché, così come erano arrivati, sembrano misteriosamente sparire di colpo. La Terra è salva? Forse sì, almeno fino al prossimo avvertimento.

Una meravigliosa e inquietante parabola questa di Shyamalan, che a dire il vero non è stata compresa e apprezzata fino in fondo. È difficile trovare un film che susciti giudizi così eterogenei: opinioni diametralmente opposte, pessime o entusiastiche, con poco spazio per valutazioni mediane. Dirò la mia, come sempre: a me il film è piaciuto molto, e per svariati motivi, non solo perché ammiro Shyamalan incondizionatamente.

Mi è piaciuto innanzi tutto il messaggio ecologista, quello della natura che si ribella all’uomo, cercando di liberarsi della sua contaminante presenza. È come se la natura fosse diventata intollerante all’uomo, dice a un certo punto il protagonista, cercando di spiegare quello che sta succedendo sotto i suoi occhi. Ho trovato perfidamente ingegnosa l’idea di una vendetta così sottile, che si attua non con la distruzione dell’umanità ad opera di terremoti o maremoti o uragani che siano, non con uno qualunque dei tanti fenomeni naturali, che siamo abituati a vedere nel cinema catastrofico, ma con la lenta e progressiva autoeliminazione del nemico. Semplice, pulita, terrificante e irrimediabile.

Mi è piaciuta la suspense che pervade tutto il film, la tensione sottile ma continua che si nutre di silenzi e di sguardi, perché niente è più spaventoso di un nemico che non si vede e non si sente, e che ti raggiunge senza farsene accorgere. Niente crea ansia come l’idea di una fuga verso l’ignoto, ben sapendo che non c’è luogo dove fuggire, quando non sai neppure da cosa stai scappando.

Mi ha ricordato in qualche modo The mist, tratto da Stephen King, ma qui andiamo oltre la paura della nebbia misteriosa, perché la foschia nascondeva un nemico che a un certo punto, comunque, si rivelava per quello che era, mentre qui il nemico resta invisibile fino alla fine, senza rivelare neppure le sue motivazioni né tanto meno le intenzioni future.

Mi sono piaciuti i protagonisti, umani, insicuri e impauriti, come ci sentiremmo tutti in una situazione del genere. L’eroe di turno non è un macho tutto d’un pezzo, come è stato Mark Wahlberg in altri film, ma un semplice professore di scienze, che si trova a combattere il nemico di turno senza spade laser o armature impenetrabili. Parla con una voce imbarazzata, incerta, e prende poche decisioni concrete per guidare effettivamente l’azione. La moglie, interpretata da Zooey Deschanel, che qualcuno ha giudicato fuori parte, mi è sembrata invece sufficientemente spaventata e disorientata, una convincente antieroina. Ottimi anche i comprimari, a partire da John Leguizamo, sacrificato quasi subito alla storia, e Betty Buckley che il regista richiamerà, giustamente, per il ruolo della psichiatra, in Split.  

Mi è piaciuto il realismo con cui Shyamalan disegna i suoi personaggi, rendendoli assolutamente verosimili e permettendoci di immedesimarci. Tutto è all’insegna del verismo più crudo, non ci viene risparmiata neppure la morte dei bambini, o le agghiaccianti scene di suicidio di massa, ma sempre con la consueta eleganza a cui il regista ci ha abituato. 

Se qualcosa mi è mancato, è il colpo di scena alla Shyamalan, il suo marchio di fabbrica, che dopo Il sesto senso ha caratterizzato la sua produzione. Tuttavia, a ben guardare, il finale è tutt’altro che rassicurante: mentre in Signs si scopriva alla fine che tutto era accaduto per una ragione, e ogni cosa era collegata alle altre da un significato profondo, quasi religioso, E venne il giorno non dà risposte incoraggianti o confortanti, ma un messaggio allarmante. Non c’è nessuna ragione per cui le cose succedono. A volte le persone muoiono, a volte no. Il mondo è crudele, ingiusto e senza regole. Possiamo solo fare del nostro meglio per sopravvivere, perché la vita è preziosa e fin troppo fragile.

Nel complesso, quindi, il mio giudizio sul film è positivo. Una pellicola dai contrasti forti, ricca di passaggi emozionanti, con qualche momento meno riuscito, certo, qualche banalità, e la sensazione che il racconto sia rimasto un po’ irrisolto. Però lo spettacolo c’è, e, quel che più conta, l’allarme è stato lanciato.

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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

30 pensieri riguardo “E venne il giorno (2008)”

  1. Film angosciante, sì.
    Penso, tuttavia, di essere uno di quelli che l’han trovato carino, ma non entusiasmante.
    Molto meglio la tua analisi del film, che forse non ha sottolineato a sufficienza alcuni aspetti che tu hai riscontrato, a discapito di una trama di per sé poco sensataa partire dalla fuga irrazionale verso un posto che non si è certo rivelato migliore.

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  2. dunque! primo brava brava brava! io amo gli horror quelli “belli” e questo è un quasi horror senza come dici tu sangue e tutto il resto, è proprio un film sulla paura quella che non sai da dove venga! io l’ho trovato bellissimo e mi ha anche messo in uno stato di tensione difficile da dire, a mia figlia ad esempio non è piaiuto per neinte e non capisco perchè eppure è un tipetto ntelligente ah ah e poi il regista un grande! grazie per avermelo ricordato e buona giornata!

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    1. Grazie a te per i complimenti e per essermi venuta a trovare. I gusti sono gusti, e non si discutono. Come sempre io ho detto la mia, ma capisco anche quelli che hanno trovato il film insulso o addirittura ridicolo.

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  3. Da amante degli Horror, cito solo G.Romero ( per quanto riguarda gli zombie movie) questo film l’ho trovato geniale, ho sempre pensato che la natura possa ribellarsi in modo silenzioso e soprattutto non è per nulla una cosa fantasiosa che alcune biomolecole sintetizzate dagli alberi possa mutare e diventare tossica per l’uomo… Angoscia si molta, il film dopo aver minato la nostra mente con subdola ansia, fa sperare in un finale tranquillo ma la realtà è che la fine era solo l’inizio… Ottima recensione Raffa… Nemo&Nancy di NemoInCucina!!!

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  4. questo film divide molto, io non sono propriamente interessato a vederlo pur conoscendone la trama
    sta cosa della scia chimica rilasciata dalle piante va bene se fa effetto su tutti e rilasciata da ogni pianta, non che uccide a caso

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  5. Ho visto questo film per puro caso durante il lockdown e, come molti mi sembra di aver capito, non sono riuscita ad apprezzarlo al 100%. Nonostante la presenza di un cast di tutto rispetto ho subito pensato ad un B-movie, non so perché, comunque alla fine mi ha lasciato soddisfatta molto più di tanti altri, la realtà è che aveva tutte le carte in regola per essere una super pellicola ma c’è qualcosa che stona, non mi convince, non so come mai. Però oh, io mi intendo di libri mica di film!

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    1. Ognuno si può formare un proprio giudizio, non è necessario “intendersene”, come dici tu. Io sono solo un’appassionata cinefila.
      Probabilmente ti ha dato l’impressione di un B-movie per la quasi totale assenza di effetti speciali, quelli a cui siamo ormai abituati, e poi anche perché la scena, trasferita dalla città alla campagna, ricorda un po’ i B-movie degli anni ’50, dove di solito arrivavano gli alieni.

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      1. No, beh non mi aspettavo gli alieni in effetti 😅 ma sono sicura che deve essere quello il motivo, non è un film come tutti gli altri. Il mio tutto sommato è stato un giudizio positivo (ormai assegno stelline da 1 a 5 anche alla pellicola per conservare gli alimenti), ma volevo qualcosina in più! Ecco non saprei come altro dire, ma chi si accontenta gode (maybe)!

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