Aneddoti e curiosità del lunedì #74

Il film Rambo è tratto dal romanzo First Blood, dello scrittore canadese David Morrell. Nella creazione del personaggio di Rambo, Morrell si era ispirato a un soldato statunitense, Audie Murphy, che durante la Seconda guerra mondiale dimostrò un coraggio e una resistenza fuori dal comune, fronteggiando a suon di pallottole un gruppo di nemici tedeschi. Si narra che ben 250 soldati e 6 carrarmati nemici siano caduti sotto la sua ira. Al ritorno dalla guerra, Murphy soffrì di stress post traumatico ed ebbe grosse difficoltà di reinserimento nella vita civile.

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Nella locandina del film Pretty Woman, il corpo che vediamo non è quello di Julia Roberts, ma quello di una controfigura, su cui è stato inserito il suo volto con un fotomontaggio. Inoltre i capelli di Gere sono neri, mentre nel film lui è brizzolato. Nella sceneggiatura originale, il film doveva essere una cupa storia di droga, e nel patto tra Vivian e Edward era compreso che lei si astenesse dalla cocaina per tutta la settimana. Il titolo doveva essere 3000, in riferimento alla somma pattuita per le sue prestazioni. Non era previsto nessun lieto fine, ma Vivian veniva scaricata da Edward in mezzo alla strada. Fu il presidente della Walt Disney, produttrice del film, che preferì trasformare la sceneggiatura in una bella favola, ispirata a Cenerentola. Un’altra curiosità del film riguarda l’iconico abito rosso indossato da Vivian all’opera: la produzione avrebbe voluto un abito nero, sicuramente più elegante, ma la costumista insistette per quello rosso, e dopo alcune prove ebbe la meglio.

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Anni fa Muhammad Alì incontrò Clint Eastwood in uno studio televisivo. Preso in disparte l’attore, lo pregò di seguirlo in una stanza appartata. Qui chiuse la porta e, guardandolo fisso negli occhi, lo sfidò: «Ora prova a fare come nei tuoi film e dimmi che ho dieci minuti per lasciare la città».

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L’utilizzo di spettatori assoldati per applaudire uno spettacolo, è attestato fin dai tempi degli antichi Romani. Nel 1820, a Parigi, nacque addirittura un’agenzia, denominata Société d’Assurance de succès dramatique, dedicata a questo scopo: essa garantiva, dietro pagamento di una determinata somma, che il calare del sipario sarebbe stato accompagnato da applausi o da fischi, a seconda della richiesta del cliente. In questo modo si poteva anche danneggiare lo spettacolo di un rivale, decretandone il clamoroso insuccesso. Forse per questo il termine con cui si indicano questi spettatori a pagamento, è di derivazione francese: claque, dal francese claquer = battere le mani.

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Inizialmente concepito come nemico per un eventuale sequel di Rocky IV (incredibile, ma vero), il mostro di Predator doveva essere interpretato da Jean Claude Van Damme, che iniziò a girare il film, per poi abbandonarne le riprese. I veri motivi non si sapranno mai probabilmente, ma si vocifera che la statura di Van Damme fosse troppo piccola per impersonare un mostro così temibile, e che il costume non gli permettesse la libertà di movimenti necessaria per essere convincente. Fatto sta che dopo pochi giorni abbandonò il set, e pare che siano anche volate parole grosse con la produzione. Di sicuro c’è che, dopo il suo allontanamento, al costume furono apportate delle modifiche in modo da renderlo più comodo e da permettere una maggiore agilità di movimento al suo interprete.

FONTI: Liguori-Cuomo-Grossi, Cult: I film che ti hanno cambiato la vita – vanityfair.it – skyspettacolo.it