Jane Wyman, timida e riservata ma caparbia

Spigliata, tenace e versatile, a proprio agio nel genere brillante, ma più spesso utilizzata in ruoli drammatici, nel corso della sua lunga carriera ha dimostrato una particolare predisposizione per il melodramma, ottenendo grande successo come interprete di personaggi femminili malinconici e votati al sacrificio. Non una bellezza da riflettore, né tanto meno dotata di glamour come altre dive dell’epoca, aveva un viso squadrato, a cui i capelli corti con la frangetta conferivano una certa austerità. Eppure riuscì a emergere grazie alla sua professionalità e al perfezionismo che l’ha sempre caratterizzata.

Il suo vero nome era Sarah Jane Mayfield. Nasce a St. Joseph (Missouri) il 4 gennaio 1914. Ha un’infanzia infelice: rimasta orfana del padre, viene data dalla madre in affidamento a una coppia benestante ma particolarmente severa, che la cresce imponendo una rigida disciplina. Dopo gli studi all’University of Missouri, inizia alla radio come cantante con lo pseudonimo di Jane Durrell e all’inizio degli anni ’30 firma un contratto da caratterista per la Warner Bros, che la impiega assiduamente, ma senza accredito, per oltre dieci anni. Dopo queste esperienze pressoché anonime, arenandosi in una serie di ruoli secondari sostenuti con il nome d’arte di Sarah Jane Fulks, rivela il proprio temperamento drammatico nel primo ruolo di protagonista, quello dell’avvilita Helen, innamorata di uno scrittore alcolizzato, in Giorni perduti (1945) di Billy Wilder, interpretazione che la esalta nel panorama cinematografico hollywoodiano.

Subito dopo interpretò la spigliata amichetta del compositore Cole Porter in Notte e dì (1946), accanto a Cary Grant, e quindi la rigida consorte di un agricoltore nello struggente Il cucciolo (1946), questa volta accanto a Gregory Peck; quest’ultima interpretazione le valse la prima nomination all’Oscar come attrice protagonista. Grazie a ruoli così diversi diventò ben presto un’attrice di prima grandezza e ricevette proposte molto allettanti.

Nel 1948 arriva anche l’Oscar per Johnny Belinda, nel ruolo di una povera sordomuta rimasta incinta dopo essere stata violentata da un marinaio. Jane affrontò la parte con grande professionalità, studiando il linguaggio dei segni e utilizzando dei particolari tappi per le orecchie, che impedivano quasi del tutto il passaggio del suono, per meglio immedesimarsi nel personaggio. Successivamente tenne testa all’affascinante Marlene Dietrich in Paura in palcoscenico (1950) di Alfred Hitchcock, esigendo che il primo nome sulla locandina fosse il suo, e nello stesso anno impersonò la fragile Laura ne Lo zoo di vetro, di Irving Rapper, prima trasposizione cinematografica del dramma di Tennessee Williams.

Tornò alla commedia con Frank Capra, che la diresse in È arrivato lo sposo (1951), ma confermò la sua vocazione per il genere melodrammatico con due toccanti interpretazioni: quella di un’eroica infermiera in Più forte dell’amore (1951), che le valse una terza nomination all’Oscar, e quella di un’umile vedova in Solo per te ho vissuto (1951) di Robert Wise. Da qui in avanti, grazie soprattutto al suo viso che riproduce espressioni tenere e piene di malinconica tristezza, diventa la classica attrice adatta al melodramma strappalacrime.

Ne sa qualcosa Douglas Sirk, che negli anni ’50 era regista principe del genere: ne fa la protagonista di due melodrammi di successo, entrambi accanto a Rock Hudson, La magnifica ossessione (1954) e Secondo amore (1955). La strana coppia formata dai due attori, tra i quali c’era una significativa differenza d’età (lui più giovane di ben otto anni), sullo schermo funziona alla grande per una qualche inspiegabile alchimia, e regala ad entrambi il successo. Ma per lei sono gli ultimi fuochi.

In seguito sostiene con intensità la parte di una malinconica zitella romantica in Incontro sotto la pioggia (1956) di Rudolph Maté, per poi ripiegare su ruoli di caratterista, come quello di zia Polly ne Il segreto di Pollyanna (1960), e infine ritirarsi dal grande schermo. Ha mantenuto viva la propria popolarità grazie a un’intensa attività televisiva, culminata con il serial Falcon Crest (1981-1990), in cui interpretava il ruolo della dispotica Angela Channing.

Vita affettiva molto movimentata: cinque matrimoni e altrettanti divorzi. Dopo il primo matrimonio durato dal 1933 al 1935 con Ernest Eugene Wyman, di cui mantenne il cognome anche dopo il divorzio, per 3 mesi fu sposata con il produttore teatrale Myron Futterman, da cui divorziò perché lui non voleva figli; quindi dal 1940 al 1948 è stata sposata con il futuro presidente degli USA Ronald Reagan, e con lui ha avuto tre figli: Maureen, Michael (adottato) e Christine, purtroppo morta il giorno della nascita perché prematura. Successivamente ha sposato il compositore Fred Karger nel 1952 e si è separata nel 1955; i due si sono risposati nel 1961 e definitivamente separati nel 1965. Convertitasi al cattolicesimo, dopo il divorzio da Karger, non si è più risposata.

Partecipò ai funerali di Reagan nel 2004 e in quell’occasione dichiarò: “L’America ha perso un grande presidente e un grande uomo, gentile e onesto”

L’attrice si è spenta nel sonno, per cause naturali, il 10 settembre 2007, all’età di 93 anni.  

«Ho sempre sentito di essere sola dall’inizio della mia vita, e credo che lo sarò altrettanto alla fine»

FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – cinekolossal – ilmanifesto.it


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Avatar di Sconosciuto

Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

18 pensieri riguardo “Jane Wyman, timida e riservata ma caparbia”

  1. mi stavo chiedendo come avesse fatto a imporsi come protagonista se per anni era stata relegata a ruoli di contorno; poi mi sono dato la risposta malpensante: se guardi ai matrimoni, lei è esplosa dopo aver sposato un produttore

    e si sa che a Hollwwood il monopolio è nelle mani dei produttori…

    Piace a 1 persona

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