Max von Sydow, il volto dell’ambiguità

Il suo vero nome era Carl Adolf von Sydow. Nasce a Lund, in Svezia, il 10 aprile 1929, da una famiglia appartenente alla borghesia colta. Tra il 1948 e il 1951 frequentò la scuola di recitazione del Teatro drammatico reale di Stoccolma e una volta conseguito il diploma recitò in vari teatri stabili, interpretò alcuni film minori tra il 1953 e il 1957, ma il ruolo che lo rivelò al pubblico internazionale fu quello del giovane crociato che gioca a scacchi con la Morte ne Il settimo sigillo di Bergman, del 1957.

Fu il primo episodio di un lungo e fortunato connubio tra l’attore e il regista, chiusosi bruscamente a seguito di un litigio. Diretto da Bergman interpretò dieci film, dal 1957 al 1971, tra cui Il posto delle fragole, Il volto, Come in uno specchio e Passione. In questo primo periodo della sua carriera, affrontò i ruoli più complessi, quasi tutti personaggi inquietanti e angosciati, di cui seppe rendere benissimo il malessere interiore. Nello stesso periodo fu il protagonista anche di film di altri registi svedesi, e la fama ottenuta in patria gli aprì le porte di Hollywood, a partire da La più grande storia mai raccontata, colossal di George Stevens, del 1965, sulla vita di Gesù.

Nonostante abbia iniziato la sua carriera hollywoodiana interpretando il Cristo, i ruoli che seguirono furono di tutt’altro genere, a cominciare dal gelido killer de I tre giorni del Condor fino al diavolo in persona in Cose preziose, del 1993, tratto dal romanzo di Stephen King. Il suo volto misteriosamente ambiguo e la sua recitazione misurata ed essenziale, mai sopra le righe, hanno fatto sì che diventasse una figura familiare soprattutto nei thriller e nei film fantastici, grazie alla statura imponente, al volto spigoloso e scavato, ma anche alla capacità di misurarsi con un ampio spettro di caratteri.

Lo ricordiamo come l’austero sacerdote de L’esorcista, nel 1973 (e anche nel seguito del 1977), e fu attivo anche con registi italiani, privilegiando le opere impegnate come Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi, Cuore di cane di Alberto Lattuada, Il deserto dei Tartari di Valerio Zurlini, e Gran bollito di Mauro Bolognini, tutti tra il 1976 e il 1977.

In seguito Sydow ha spinto i suoi ruoli soprattutto sul versante fantastico, rimanendo talvolta intrappolato in figure al limite del fumettistico, come in Flash Gordon, del 1980, o Conan il barbaro, del 1982, ma interpretando anche personaggi di vecchi saggi e autorevoli, come in Dune, di David Lynch o in Minority report di Steven Spielberg.

Non ha però trascurato il genere avventuroso, come in Fuga per la vittoria, di John Huston, ed è finito pure in un film di James Bond, Mai dire mai, del 1983; ha frequentato anche il cinema d’autore con La morte in diretta, di Bertrand Tavernier, del 1980, Hannah e le sue sorelle, di Woody Allen, del 1986, Fino alla fine del mondo, di Wim Wenders, nel 1991 e A che punto è la notte, del 1995, di Nanni Loy. Sempre nel 1991 ha un ruolo di contorno, ma molto ben caratterizzato, nel thriller Un bacio prima di morire, accanto a Matt Dillon e Sean Young.

Dalla fine degli anni Ottanta ha ripreso a collaborare con registi svedesi, e va ricordato in particolare Pelle alla conquista del mondo, nel 1987, per il quale ha ricevuto la prima nomination all’Oscar come migliore attore protagonista. La seconda nomination sarà nel 2012 per il film Molto forte, incredibilmente vicino, in cui dipinge l’intenso ritratto di un anziano che non parla a causa di un trauma infantile.

Lo ricordiamo anche in Shutter island e Robin Hood, nel 2010, e in Star Wars: il risveglio della forza, del 2015. Ha lavorato anche accanto a Robert De Niro in Risvegli, nel 1990, mentre nel 1998 è accanto a Robin Williams nella sua ricerca della moglie in Al di là dei sogni. Nel 2016 è entrato a far parte del cast de Il Trono di Spade, dove ha interpretato il Corvo dai tre occhi.

Nonostante si sia sempre mostrato un ottimo caratterista di lusso, non è mai stato esigente e capriccioso come certi attori, ma ha sempre lasciato un’impronta personalissima in ogni personaggio che ha interpretato, rendendolo spesso indimenticabile.
Sposato con l’attrice Christina Olin, dal 1951 al 1979, ha avuto da lei due figli. Nel 1997 ha sposato una produttrice francese, da cui ha avuto altri due figli, e in seguito al matrimonio ha ottenuto la naturalizzazione francese.
In Francia si è spento, l’8 marzo 2020, poco prima di compiere 91 anni.

«Recitare dà la possibilità di essere tante cose e in tanti luoghi diversi: sono stato un uomo del mio tempo, ma ho vissuto anche 2000 anni fa, e sono stato persino in Terra Santa.»

FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – MYmovies


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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

13 pensieri riguardo “Max von Sydow, il volto dell’ambiguità”

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