Case 39 (2009)

Non amo gli horror, credo di averlo già detto, ma amo le idee insolite e intelligenti che cercano di innovare generi fin troppo abusati. Questo film è in realtà un thriller molto originale e suggestivo, con venature soprannaturali, che parte con toni drammatici e finisce in un horror abbastanza composto.

Un’assistente sociale prende a cuore il caso di una bambina maltrattata dai genitori, che cercano addirittura di ucciderla. E come partenza, direi che è esplosiva. Le scene iniziali ci introducono a quello che sembra un dramma familiare in piena regola.

Ovviamente l’assistente sociale le cerca un’altra famiglia, ma nel frattempo la porta a casa sua, restando affascinata dall’apparente dolcezza della piccola. Ma le cose ben presto cambiano completamente.

Man mano che la generosa ragazza si lascerà coinvolgere dalla giovane ospite, metterà in pericolo le persone intorno a sé e resterà vittima impotente della sua invadente presenza, fino a comprendere che la realtà è ben diversa da quella che sembra. Scoperta la vera natura della creaturina, tutt’altro che indifesa, il problema sarà liberarsi di lei, riuscendo a vincerne la resistenza e a superare la propria naturale contrarietà alla violenza.

Sicuramente c’è del già visto, perché dopo Carrie e Damien ci siamo abituati ai bambini diabolici, ma il pregio del film sta in un abile quanto sorprendente ribaltamento dei ruoli, per cui quelli che all’inizio sembrano carnefici, spietati e disumani, si rivelano essere le vittime e viceversa. A differenza poi di altre pellicole del genere, il film evita accuratamente facili effetti raccapriccianti, risparmiandoci fortunatamente ragazzine che camminano sul soffitto e teste che ruotano di 180 gradi. La bravissima piccola protagonista riesce ad essere inquietante anche senza trucchi speciali.

Il regista privilegia invece una suspense sapientemente costruita con atmosfere inquietanti e inquadrature insolite, anche se qua e là finisce inevitabilmente nell’assurdo, sfiorando il ridicolo. Ma questo succede spesso quando si sconfina nell’horror.

Certo la suspense dura solo fino a un certo punto, perché verso la fine il film procede in una sola direzione, l’unica possibile, e i colpi di scena, quando ci sono, appaiono un po’ scontati. Brava comunque la Zellweger, che riesce senza problemi a far dimenticare Bridget Jones, e bravissima la bambina che è quanto mai angosciante e minacciosa quasi senza dover ricorrere ad effetti speciali. Un po’ spaesato Bradley Cooper, nei panni dello psicologo, ma lo si perdona: la scena delle vespe è davvero imbarazzante, e non certo per colpa sua. In un ruolo di contorno c’è anche Ian McShane, il Giuda di Zeffirelli.

Consiglio il film a chi ha voglia di vedere una brava Zellweger (prima della plastica facciale che l’ha resa irriconoscibile), e una bravissima Jodelle Fernand allora quindicenne, in un film curioso, con una discreta suspense e senza troppi effettacci speciali. Non fatevi spaventare dal trailer: è sicuramente più impressionante del film.

Complimenti a Matilde di Cucinando poesie e ai due amici del blog Centoquarantadue che hanno indovinato il film.