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Barbara Stanwyck, la donna del peccato

Il suo vero nome era Ruby Catherine Stevens. Nasce a New York il 16 luglio 1907, da una famiglia di operai, ma rimane orfana in tenera età e viene allevata dalla sorella maggiore. Cerca di uscire dalle difficoltà economiche per proprio conto, adattandosi ad ogni tipo di lavoro: cameriera, centralinista, operaia, commessa, modella e ballerina in night club, dedicandosi intanto allo studio della danza. Diventa una delle ballerine delle Ziegfeld Follies e riesce a emergere e conquistare, senza l’aiuto di nessuno, i palcoscenici teatrali, in special modo attraverso la commedia musicale.

Femmine di lusso (1930)

Nel 1926 si impose a Broadway nella commedia The noose (1926). Trasferitasi a Hollywood, venne notata da Frank Capra che le affidò ottimi ruoli in diversi suoi film, a partire da Femmine di lusso, del 1930, in cui ricopre il ruolo di una modella dal passato non irreprensibile. Si accorda prima con la Columbia, poi con la Warner Bros ed infine, quando la popolarità è crescente, con la Paramount. Da subito, lo sceneggiatore Willard Mack l’aveva convinta a cambiare nome in quanto quello originale era adatto, a suo parere, a una ballerina da locali notturni, piuttosto che ad un’attrice di cinema.

Proibito (1932)

Agli inizi lavora spesso con il regista Frank Capra, che la costruisce sullo schermo a misura di donna di ferro, capace di sviluppare ruoli risoluti in circostanze drammatiche: è una predicatrice che sfrutta la credibilità della gente ne La donna del miracolo, nel 1931, e una donna appassionata nel melodrammatico Proibito, dell’anno seguente. Per tutti gli anni ’30 è eroina degli schermi al punto di essere soprannominata “The Queen”, anche per i lauti guadagni provenienti dai contratti che la legano alle case di produzione; nel 1937 è la donna che guadagna di più negli Stati Uniti, con una media di 450.000 dollari a film.

Amore sublime (1938)

Nel 1938 ottiene la prima nomination all’Oscar con l’interpretazione di Stella Dallas in Amore sublime, di King Vidor, in cui è un’ex operaia che solo per amore della figlia accetterà di rompere il matrimonio con un ricco aristocratico. Dopo aver fornito un’altra eccellente caratterizzazione, quella di una dinamica impiegata della prima ferrovia americana ne La via dei giganti, di Cecil B. DeMille, nel 1939, abbandonò il registro realistico e diede il via a un ciclo di raffinate interpretazioni in chiave brillante, disegnando un personaggio di donna spregiudicata e intellettualmente dominante nei confronti del partner.

Arriva John Doe (1941)

Nel 1941 interpreta la donna del gangster in Colpo di fulmine, di Howard Hawks, che le vale la seconda candidatura all’Oscar. Tornò quindi a recitare per Capra, accanto a Gary Cooper, in Arriva John Doe, nel ruolo di una giornalista senza scrupoli, forse un preannuncio dei personaggi ben più negativi che sarebbe stata chiamata a interpretare di lì a poco, inaugurando una nuova fase della sua carriera.

La fiamma del peccato (1944)

Trasforma la sua figura, raggiungendo così il picco massimo della professionalità e popolarità, adattandosi a ruoli estremi in una serie di film noir: nel 1944 interpreta La fiamma del peccato, diretto da Billy Wilder, che le vale la terza candidatura all’Oscar, nel ruolo di una malvagia donna senza scrupoli che organizza l’uccisione del marito con l’aiuto di un agente assicurativo; poi Lo strano amore di Marta Ivers nel 1946, e due anni dopo Il terrore corre sul filo, dove passa, con facilità disarmante, dal ruolo di Dark Lady, anima nera, avida e pericolosa, a quello di vittima predestinata.

Il terrore corre sul filo (1948)

Quest’ultimo ruolo le vale la quarta candidatura all’Oscar. Torna a ruoli meno torbidi nel 1952, con La confessione della signora Doyle, di Fritz Lang, in cui è affiancata da una convincente Marilyn Monroe ai primi passi, e nell’ultima fase della sua carriera delineò personaggi di donne mature, che scontano il successo nella professione con dolorosi vuoti affettivi: Desiderio di donna, del 1953, di Douglas Sirk, La sete del potere, di Robert Wise, del 1954 e Quella che avrei dovuto sposare, sempre di Sirk, del 1956.

Con Marilyn (a sinistra) ne La confessione della signora Doyle (1952)

Dopo aver interpretato nel 1962 il ruolo di una lesbica russa in Anime sporche, di Edward Dmytryk, due anni dopo affiancò Elvis Presley ne Il cantante del Luna park e nello stesso anno recitò con l’ex marito Robert Taylor in un cupo thriller, Passi nella notte di William Castle. Quando la carriera cinematografica è ormai in declino, lascia il cinema per proporsi in televisione, dove, oltre lo special di grande successo The Barbara Stanwyck Show, recita in popolari serie televisive come La grande vallata, Uccelli di rovo, Dynasty e The Colbys, suo ultimo impegno.

Matriarca della famiglia Barkley ne La grande vallata (1965-1969)

Interprete dalla forte personalità, sottolineata da uno sguardo penetrante e da un atteggiamento altero e spesso imperioso, si è distinta nei ruoli brillanti come in quelli drammatici, ma è stata assolutamente inimitabile come dark lady, dal fascino inquietante, nei film noir americani degli anni ‘40. Il personaggio di Phyllis Dietrichson, da lei interpretato ne La fiamma del peccato, è stato incluso dall’American Film Institute, all’ottavo posto (in una classifica che ne prevede 100) tra le figure più abbiette e criminali della storia del cinema.
Mai vincitrice dell’Oscar, malgrado quattro nomination ricevute, nel 1982 le viene assegnato quello alla carriera, consegnatogli da un emozionato John Travolta, suo fan da sempre.

Muore a 83 anni, per enfisema polmonare, il 20 gennaio 1990, nella sua casa di Santa Monica. Non ha avuto un funerale, per sua stessa volontà: subito cremata, le sue ceneri furono disperse nel fiume Lone Pine in California. Sposata due volte con altrettanti divorzi: con Frank Fay, insieme a cui ha adottato un figlio, Dion Fay, e con Robert Taylor.

«Gli occhi sono lo strumento più importante per un attore. Me lo ha insegnato Frank Capra. Certo sarebbe utile anche avere dei bei dialoghi, ma la bravura di un attore sta tutta nello sguardo»

FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – cinekolossal

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Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

8 pensieri riguardo “Barbara Stanwyck, la donna del peccato”

  1. Da brava “ignorante” al riguardo credo di non ricordarla e di aver visto nessuno dei film da te menzionati, sono proprio irrecuperabile, riesco a dare una certa soddisfazione a parlare con me di attori e di cinema vero? 😒 Buon proseguimento di giornata carissima Raffa e scusa la mia incompetenza in tale materia 🌹

    Piace a 1 persona

    1. Ma scherzi? A parte che è un’attrice ormai decisamente del passato, una volta i suoi film ancora passavano ogni tanto in televisione, ma adesso è proprio raro. E comunque si fa per chiacchierare… Buona serata Giusy e grazie per essere passata!

      Piace a 1 persona

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