Più giovane di una decina d’anni di Alec Guinness, che restò per lui il modello della comicità inglese, è stato per un trentennio un interprete brillante, spesso irresistibile nella farsa e nel grottesco, diretto da registi di vena caustica che seppero metterne a frutto il talento d’improvvisatore e di grande trasformista. Il suo vero nome era Richard Henry Sellers e nacque a Southsea, in Inghilterra, l’8 settembre 1925. Figlio d’arte (il padre pianista e la madre attrice erano saltimbanchi girovaghi), aveva respirato fin da piccolo l’aria del palcoscenico. Spinto dalla nonna (una soubrette portoghese) davanti a un microfono quando aveva appena due anni e mezzo, trascorse l’infanzia e la prima giovinezza fra donne di teatro. Costretto a interrompere gli studi a tredici anni, lavorò come buttafuori, suonatore di tamburo in un’orchestra di zingari, imitatore, e negli anni della Seconda guerra mondiale, arruolato nella RAF, fece il fantasista in spettacoli per le forze armate.
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