Rock Hudson, troppo bello per essere vero

Nasce a Winnetka (Illinois) il 17 novembre 1925, e il suo vero nome era Roy Harold Scherer Jr.
Insieme a Cary Grant è considerato l’interprete più elegante, particolarmente amato dal pubblico e tra più richiesti attori di Hollywood. Grazie all’immagine creata apposta per lui, fu il divo più solare e rassicurante della Hollywood degli anni Cinquanta e, con la sua solida costituzione fisica e l’espressione affabile e simpatica, rappresentò l’archetipo del bravo ragazzo americano.

Interpretò per lo più personaggi romantici e affascinanti, incontrando il favore del pubblico in film d’avventura, melodrammi incentrati su complessi rapporti familiari, tormentate storie d’amore e commedie rosa, dove ha fatto coppia con Doris Day in numerose occasioni.
In seguito, pur cambiando il suo stile, prediligendo personaggi forti per film di contenuto drammatico, rimase sempre in testa al gradimento del pubblico.  

Conseguito il diploma presso la New Trier High School, lavorò come impiegato postale e, dopo essere stato chiamato alle armi e aver prestato servizio in marina dal 1944 al 1946, si trasferì in California dove svolse umili mestieri. Esordì nel cinema, adottando il cognome del patrigno (Fitzgerald). Il suo primo esame alla 20th Fox fu talmente disastroso che i responsabili conservarono la copia del provino per mostrarla come esempio di come non si deve recitare.

Senza una solida preparazione professionale, nel 1949 venne messo sotto contratto dalla Universal, che ne plasmò letteralmente il profilo di attore bello e virile: con un nome più incisivo (Rock dalla rocca di Gibilterra, Hudson dal fiume), una voce più profonda grazie a un intervento chirurgico, e un nuovo sorriso, venne sottoposto a un programma intensivo di lezioni di recitazione, canto, ballo, equitazione e scherma. Conquistato il ruolo da protagonista nell’ultima grande stagione di western e film d’avventura prodotti a Hollywood, Hudson si limitò a valorizzare la notevole prestanza, la spavalderia atletica e la simpatia di cui era naturalmente dotato.

Fondamentale per la sua carriera fu l’incontro con Douglas Sirk, regista che seppe trovare in lui un’insospettabile gamma di capacità espressive, fino ad allora tenute ben nascoste dall’attore dietro la piacevole presenza scenica. Hudson divenne il protagonista degli appassionati melodrammi di Sirk, a cominciare dal commovente Magnifica ossessione, del 1954, in cui interpreta uno sfrontato playboy milionario, destinato a una mistica redenzione per amore di un’affascinante vedova interpretata da Jane Wyman. Ancora in coppia con lei ebbe poi il ruolo del giardiniere in Secondo amore, l’anno successivo, storia di una passione prigioniera dei pregiudizi sociali, mentre nel melodramma Come le foglie al vento del 1956 disegnò un personaggio smarrito e disperato per amore, accanto a Dorothy Malone.

Ma fu il memorabile ritratto del giornalista arrogante e fallito, ne Il trapezio della vita, a rivelare le sfumature espressive di cui era capace. Dimostrò poi una particolare finezza interpretativa, conquistando l’unica candidatura all’Oscar della sua carriera, ne Il gigante di George Stevens, dove, alla furia teatrale di James Dean, riuscì a contrapporre una recitazione composta, fatta di pause e di gesti trattenuti.

Pur di girare il kolossal Addio alle armi nel 1957, atteso come film-evento dell’anno, rifiutò i ruoli principali ne Il ponte sul fiume Kway, Sayonara e Ben-Hur. Risultato: i tre film cui avrebbe dovuto partecipare ottennero enorme successo sia di pubblico, sia di critica; al contrario, Addio alle armi si rivelò come uno tra i più grandi, costosissimi flop della storia del cinema. Da questo momento Hudson diede inizio a una terza fase della sua carriera, in cui interpretò prevalentemente commedie rosa e leggere, spesso in coppia con Doris Day o Gina Lollobrigida: Il letto racconta… , Torna a settembre, Amore ritorna, Strani compagni di letto.

Si tratta di film frivoli e di facile successo, che tuttavia gli offrirono l’opportunità di esplorare la sua vena brillante e di ironizzare amabilmente sul suo machismo esteriore: basta pensare alla squisita e tagliente interpretazione di Lo sport preferito dell’uomo diretto da Howard Hawks. Dagli anni ’80 si rivolge spesso alla televisione, ottenendo nella maggior parte dei casi grande consenso, soprattutto nella soap opera Dynasty.


Nel 1981 è operato al cuore con inserimento di 5 bypass, proprio mentre l’insorgere dell’AIDS debilita progressivamente il suo stato fisico. Fino all’ultimo, tenta in ogni modo di nascondere il vero stato di salute dichiarando di essere stato colpito da cancro al fegato.
Omosessuale non dichiarato, uomo schivo e geloso della sua vita privata, fece commuovere il pubblico quando decise di rivelare, insieme alla propria omosessualità, la terribile malattia che lo avrebbe portato alla morte, proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sul grande flagello degli anni Ottanta.
Deceduto nel 1985, a soli 59 anni, è stato il primo attore di rilievo a Hollywood, e primo personaggio pubblico del mondo, a morire di questa sindrome. E l’opinione pubblica si rese per la prima volta conto di quanto terribili fossero gli effetti della malattia, vedendo il suo magnifico volto ridursi rapidamente e impietosamente a una maschera quasi irriconoscibile.

Unito da profondi vincoli d’affetto ad Elizabeth Taylor, sarà proprio lei, dopo la sua morte, a ricordare l’amico con tutte le sue forze, attraverso un’incessante propaganda contro l’AIDS, che l’ha vista madrina di organizzazioni diverse e in ogni parte del mondo.

Sebbene, in pubblico, non si fosse mai dichiarato come gay durante la sua vita, fece autorizzare una biografia di Sara Davidson dal titolo Rock Hudson: la sua storia, pubblicata nel 1986, dove discuteva la sua vita privata in maniera molto dettagliata.

Al suo funerale era presente tutta la Hollywood che conta, in aggiunta a uomini politici e di affari. Cremato, le sue ceneri furono disperse in mare.

«Non sono felice di avere l’AIDS. Ma se questo sta aiutando gli altri, posso almeno sapere che la mia sfortuna ha avuto qualche valore positivo»

FONTI: cinekolossal – Treccani, Enciclopedia del cinema

Autore: Raffa

Appassionata di cinema e di tutte le cose belle della vita. Scrivo recensioni senza prendermi troppo sul serio, ma soprattutto cerco di trasmettere emozioni.

36 pensieri riguardo “Rock Hudson, troppo bello per essere vero”

        1. Non è questione di ipocrisia, ma il fascino degli attori si basa tutto sul machismo. Per me possono fare quello che vogliono, e penso anche per mia madre fosse così, ma non sono più seducenti.

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