Film originalissimo e spiazzante, dal titolo orrendamente modificato in italiano, tanto che ha erroneamente indotto il pubblico a pensare che si trattasse di un’insulsa commedia, forse anche per la presenza, in questo senso fuorviante, di Jim Carrey. Il titolo originale, molto più aggraziato ed elegante, riprende un verso dell’opera Eloisa ed Abelardo, di Pope, ed è Eternal sunshine of the spotless mind, che si può liberamente tradurre con L’eterno splendore dalla mente pura.
Il tema centrale è dunque quello della memoria e del ricordo, in particolare delle sensazioni di felicità o dolore legate indissolubilmente ai ricordi. La pellicola ha inizio con un primo incontro, assolutamente casuale, tra quelli che scopriremo essere i due protagonisti: Clementine e Joel. Istintivamente attratti, i due cominciano a parlare, ma nessuno dei due sembra consapevole di essere stati insieme per ben due anni, e di aver deciso di lasciarsi dopo l’ennesimo litigio.
Successivamente, capiremo che i due hanno avuto una lunga storia d’amore, completamente dimenticata da entrambi. Clementine, infatti, poco dopo la rottura si è rivolta ad una clinica, decisamente unica nel suo genere, in grado di cancellare selettivamente i ricordi dalla mente di una persona. Clementine, ostinata e irriflessiva, ha fatto cancellare ogni ricordo della sua relazione con Joel.
E così, Joel, vedendola serena e completamente all’oscuro di chi lui fosse, decide di sottoporsi allo stesso trattamento. Da qui comincia la seconda parte del film: il procedimento di cancellazione. Joel si reca nella stessa clinica per chiedere anche lui la cancellazione, solo che, mentre si sottopone all’intervento, vedendo pian piano tutti i suoi ricordi di Clementine cancellarsi, distorcersi, e svanire gradatamente, si rende conto di amarla ancora e si ribella, cercando di fermare il processo di eliminazione.
La maggior parte del film si svolge nella mente di Joel, mentre è sottoposto alla cancellazione dei ricordi. Infatti il procedimento utilizzato dalla clinica prevede che il paziente richiami alla memoria tutti i ricordi che vuole dimenticare, in modo da poterne fare una mappatura per l’eliminazione finale.
Dunque, mentre Joel ricorda la sua storia con Clementine, noi vi assistiamo quasi in tempo reale, anche se ovviamente gli avvenimenti appartengono al passato. Successivamente vediamo molte scene tipiche della dimensione del sogno: immagini confuse, assolutamente fuori contesto, che mescolano senza soluzione di continuità l’immaginario onirico a quello del ricordo.
Il film in realtà è molto più complesso, sia sul piano della struttura narrativa, perché ci mostra i vari momenti della relazione tra Joel e Clementine attraverso flashback che alternano passato e presente, sia perché la trama è complicata dalla presenza di altri personaggi che ruotano intorno ai protagonisti.
Tra gli interpreti vanno ricordati Mark Ruffalo, Tom Wilkinson, Elijah Wood, e soprattutto Kirsten Dunst, che popolano a vario titolo la clinica della felicità. Ma i protagonisti assoluti rimangono Kate Winslet e Jim Carrey, Clementine e Joel, rappresentati con convinzione e senza forzature, come due ragazzi normali alle prese con le quotidiane difficoltà di una relazione.
I due attori ci mostrano, con notevole intensità, tutta la gamma dei sentimenti che accompagnano una relazione d’amore, dall’entusiasmo iniziale all’incertezza, dalla passione dell’innamoramento al lento raffreddamento dei rapporti, fino ai litigi più dolorosi che portano alla rottura.
Il regista francese Michel Gondry firma questa storia con il suo stile assolutamente innovativo e originale, caratterizzato da un’estetica fantastica e visionaria e da soluzioni visive surreali, ma il punto forte del film rimane la sceneggiatura, premiata non a caso con l’Oscar, che sostiene punto per punto tutto la struttura della vicenda, dandole un’impronta psicoanalitica e onirica.
Viene da chiedersi quale sia il messaggio di questa interessante e curiosa pellicola. L’idea di partenza è abbastanza semplice: a chi non piacerebbe, in certi momenti difficili della vita, poter cancellare letteralmente i ricordi più dolorosi? A tutti probabilmente. Ma il film ci mostra che sarebbe del tutto inutile, perché le conseguenze di un ricordo, anche se cancellato, avrebbero comunque effetto sul presente.
In altre parole, non ha senso dimenticare un amore o una persona, perché tutto è comunque destinato a ripetersi, con gli stessi errori ma anche con la stessa sofferenza. Il film ha inizio con Joel che si sente vuoto, infelice, senza sapere perché… perché l’ha dimenticato. Proprio come quando vede la sua auto distrutta, senza ricordare come è successo. Questa è la metafora di Se mi lasci ti cancello: puoi anche dimenticare cosa ti ha fatto soffrire, ma non per questo soffrirai di meno.
La mente farà sempre in modo di rivivere quello che ha vissuto. E in questo senso è emblematico il finale del film: i due protagonisti si chiedono se iniziare da capo sia davvero la cosa giusta da fare… Noi, che abbiamo visto il film, sappiamo già come andrà a finire, ma loro, avendolo dimenticato, non ne hanno idea. Quindi molto meglio conservare i propri ricordi, cercando di imparare dai propri sbagli.
Un’ultima curiosità, che forse sapete già: il colore dei capelli di Clementine, che cambia continuamente, serve da guida nei ricordi di Joel, per comprendere meglio la fase della relazione tra i due. I capelli verdi rappresentano la speranza, all’inizio del rapporto, quando si conoscono per la prima volta, il rosso è il colore della passione tra i due, l’arancione è il momento in cui la passione si affievolisce, e il blu è il colore della freddezza, della solitudine e dell’abbandono. Ed è anche il colore della cancellazione dei ricordi, quando i due si rincontrano, senza sapere di conoscersi già.
Nel complesso Se mi lasci ti cancello è un film affascinante, intrigante e di non facile lettura, ma anche molto suggestivo, ed offre spunti di riflessione che vanno molto oltre il significato di una relazione sentimentale, arrivando a sfiorare il significato della nostra stessa esistenza.
Non ricordavo tutti gli elementi del cast che recitavano (mi hanno cancellato la memori? 😮 ), però il film l’ho rivisto un paio d’anni fa e devo dire che è stata una genialata… e molto ben riuscita 🙂
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Ma sai che neanch’io ricordavo gli altri attori? Mi meraviglio soprattutto per Mark Ruffalo che mi piace tantissimo… Si vede che la centralità dei due protagonisti è volutamente accentuata dalla regia e dalla sceneggiatura.
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Probabile…
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L’ho cancellato con successo.
Buon giorno
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Buongiorno a te. Mi fa piacere che tu abbia risolto i tuoi guai.
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Dicevo del film
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Bastava non guardarlo.
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Infatti ad un certo punto ho smesso, non ho mai visto il finale, sono andato avanti un po per capire….
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Mi spiace ma lei ha appena superato il numero di commenti giornalieri che le sono consentiti su questo blog.
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ahahahahah! Questa è la carta “lo schiaffone”! 😀
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Vedi che tu sei più cattiva di me! Non era uno schiaffone. E’ che uno dovrebbe sempre leggere le scritte in piccolo, prima di firmare un contratto. E’ lì che ci sono le fregature…
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Io sono cattiverrima, lo ammetto, credo nel valore pedagogico dell’esperienza fallimentare 😀
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Io invece sono così scema che credo nella redenzione. Solo che poi mi viene in mente quella frase che dice: “Se uno ti fa male una volta, è colpa sua, ma la seconda è colpa tua”
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💕
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Devo vederlo
Ma so la questione del titolo originale
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E’ molto visionario, ti avverto.
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prima o poi lo vedrò in ogni caso^^
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Visto più volte. Anche perché una non basta per capire ogni cosa: i pezzi finiscono per incastrarsi alla perfezione soltanto dopo un attento ripasso. Mi è capitato lo stesso con Inception di Christopher Nolan.
Fra i comprimari, notata subito Kirsten Dunst – che all’epoca non conoscevo, non avendo mai visto i film della saga dell’Uomo-ragno (come forse ho già spiegato, detesto i supereroi).
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Infatti la Dunst si è rivelata a partire da qui, anche se ha cominciato da piccola. Era la bambina di Jumanji.
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A proposito, ho controllato: Dunst si chiama Kirsten (come altre), Kristen è il nome della Stewart (e di altre). Credo siano varianti dello stesso nome, corrispondente all’italiano Cristina, diffuse nei Paesi scandinavi per via di un cospicuo numero di re chiamati Cristiano, poi in Olanda, Germania settentrionale e Polonia.
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Sai che l’ho sempre evitato per via del titolo? Troppo stupido. 😦
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Vedi i guai che combinano i titoli italiani? Si potrebbe scriverci un saggio.
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Sìììììì, fallo!
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Ci penserò, adesso non ho tempo.
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Con calma…
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A suo tempo mi convinse a recarmi al cinema per vederlo una recensione molto positiva in cui si accennava alla stupidità del titolo italiano.
Quando ero ragazzo il nostro Paese subì, fra le altre cose, la moda dei film cochon ispirati dal Decameron pasoliniano, ambientati in un inverosimile Medioevo e ricchi solo di nudità e grossolanità invereconde: ne furono girati parecchi. Ricordo un giornalista che, in un articolo dedicato a Duel del giovane Spielberg, che aveva potuto vedere in un cinema americano, dopo aver intessuto le lodi dell’allora sconosciuto regista e del suo primo lungometraggio commentò: “Purtroppo in Italia questo splendido film non verrà mai proiettato, a meno che non venga distribuito con un titolo come Riuscirà lo autocarro nostro… Un pessimista assai poco allegro, e per nulla capace come profeta, per nostra fortuna 🙂
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Però devi ammettere che “Riuscirà lo autocarro nostro…” non era male.
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Titolo troppo intelligente per essere partorito dalla mente di uno dei cinematografari italiani dell’epoca.
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Anche questo è vero…
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Chiedo scusa, mi sono accorta ora che il commento non era per me.
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E allora? Sei comunque la padrona di casa 🙂
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In questo caso ero solo ospite in senso attivo.
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D’accordo, ma a me non dispiace affatto, anzi, che tu intervenga in una discussione fra me e qualcun altro. I blog sono fatti (anche) per scambiarsi opinioni, liberamente e pubblicamente. Per le altre cose c’è la posta elettronica.
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non scherzare! in salotto siamo 😀
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Essere profeti però è attività difficile e spesso ingrata. La totale mancanza di visione però è peggio 😀
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